“Non c’è ancora un sistema organizzato, ma in Sicilia da anni è boom di porti turistici. Uno dopo l’altro, in località finora simbolo delle flotte di pescherecci, sono iniziati ad arrivare yacht, super yacht di lusso e piccole compagnie di navigazione. Mentre autostrade e ponti continuano a restare il simbolo di una mobilità in crisi, la Regione da anni alimenta lo sviluppo di un ‘potenziamento delle numerose strutture espressamente dedicate al diporto”.

E’ l’incipit della lettera che il comitato di San Vito lo Capo (Trapani), “No Marine bay” (che si oppone alla realizzazione di un resort mascherato da porto turistico che la società trapanese Marina bay ha progettato fra il mare e la spiaggia della rinomata località turistica), ci ha inviato per segnalare la proliferazione di queste mega strutture volute dalla Regione Sicilia “per avere una rete di porti turistici in grado di consentire la circumnavigazione completa dell’Isola, con una distanza massima fra due porti vicino di 30 miglia”.

“Rispetto al resto del paese – scrive No Marine bay – il fenomeno è ancora circoscritto, ma soprattutto poco regolamentato: sia dal punto di vista imprenditoriale che normativo. Per questo la politica ha tentato di regolamentare il settore, ma i due principali interventi sono stati entrambi bloccati dal governo nazionale”.

Vediamo come e perché: “Il primo caso risale al febbraio scorso quando l’Ars (Assemblea regionale siciliana, ndr) approvò la Finanziaria, prevedendo anche una riduzione dell’Iva per i ‘marina resort’; il secondo allo scorso maggio, con l’approvazione di un ddl apposito che introduceva i “b&b” (boat and breakfast) come nuova forma ricettiva e stabiliva la riduzione dell’Iva al 10 per cento per i porti. Tanto che il governo lo ha impugnato perché ‘la disciplina della concorrenza spetta alla competenza legislativa esclusiva dello Stato”, come si legge nel provvedimento.

“In attesa che il sistema venga regolamentato – seguita il comitato sanvitese – , la Regione ambisce ad avere ‘una rete di porti turistici in grado di consentire la circumnavigazione completa dell’Isola, con una distanza massima fra due porti vicino di 30 miglia”.

“In questi anni – scrive No Marine bay – sono sorti decine di porti turistici, sia pubblici sia privati. Alcuni però sono rimasti in costruzione ben oltre il previsto, a causa di sequestri dell’autorità giudiziaria in diverse occasioni ha accertato frodi o episodi di corruzione”.

Poi, dalla denuncia di carattere generale , il comitato di cittadini di San Vito lo Capo, passa a quella di carattere locale: “Ma cosa succede dalle nostre parti? In pratica è nato un piccolo distretto che unisce Trapani e Palermo. Al netto delle velleità turistiche dei singoli comuni, l’idea ruota attorno all’aeroporto palermitano di Punta Raisi”.

In che senso? “La Gesap (società che gestisce lo scalo aeroportuale di Palermo) da anni pensa a un sistema che consenta ai turisti di raggiungere facilmente la città così come le isole Egadi o San Vito lo Capo. Su queste rotte sta sorgendo una piccola rete di porti turistici che potrebbe portare a una trasformazione dei flussi turistici. Alcuni di questi – così come a San Vito lo Capo – sono ancora in fase di analisi, altri sono stati già realizzati con iter lunghi e a volte travagliati”.

Quali sono questi porti?, si chiede No Marine bay: “L’elenco è lungo e merita di essere approfondito con delle schede che pubblicheremo presto”. Intanto il comitato ci fa sapere che si tratta di “una sorta di risiko dei porti, con nomi e cifre, che si sviluppa per l’intera costa meridionale, partendo da Balestrate e passando da San Vito lo Capo e Favignana, per finire a Castelvetrano”.

Traduzione: il progetto di stravolgimento della spiaggia di San Vito lo Capo non è singolo, ma fa parte di un “piano” che vede al centro la Regione Siciliana.

Nella foto: la spiaggia di San Vito lo Capo (Trapani), dove la società Marina bay ha progettato un mega resort sulla spiaggia

Luciano Mirone