“Il libro più bello fra i tredici che ho scritto finora. In ogni caso (a prescindere dai gusti), sicuramente quello al quale sono maggiormente legato”. Questo il commento dell’autore, Luciano Mirone (direttore di questo giornale), sulla sua ultima opera, Itaca (L’Informazione editore), che esce oggi, venerdì 10 giugno 2022, in occasione della presentazione a Belpasso (Catania), cui ne seguiranno altre in svariate località. “Un libro che porto dentro da tanti  anni e che finalmente, dopo lunga e travagliata gestazione, vede la luce”.

“Un viaggio in un racconto dell’anima” (come recita il sottotitolo), che Mirone fa in trecentoquattro pagine piene di storie (vere), che narrano la lunga peregrinazione in Sicilia (e non solo) del padre come ufficiale dei Carabinieri, e dello stesso autore sia come cronista, sia come testimone. “Non per costruire un’autobiografia, ma per descrivere il cambiamento epocale di un popolo”.  

L’evento di oggi si svolgerà presso la Villa comunale della cittadina etnea (in caso di condizioni meteo avverse, presso l’Aula consiliare del vicinissimo municipio) e vedrà la presenza di Sebastiano Ardita (magistrato), di Chiara Longo (docente di lettere), di Francesco Mirone (docente di economia), di Daniele Motta (sindaco di Belpasso). Presentatrice della serata Anna Giarratana, letture a cura di Agata Longo, musiche di Davide Sciacca. Sarà presente l’artista Mariarosa Marcantonio, autrice dell’opera raffigurata nella copertina del libro. 

Modalità di acquisto: attraverso le presentazioni, oppure cliccando nel link della copertina dell’home page di questo giornale.

Quella che segue la prefazione del volume.

La copertina di “Itaca”. Sopra: Luciano Mirone

            

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Il dialogo muto tra Ulisse e Telemaco nel momento in cui Ulisse sta per lasciare questo mondo e rievoca assieme al figlio tante storie della sua vita che culminano con l’assedio dei proci nella reggia di Itaca, che alla fine viene espugnata.

Dopo che Ulisse ha raccontato la sua storia, è Telemaco a narrare al padre le sue vicissitudini. Entrambi parlano in silenzio, come se fossero in trance, come se si proiettassero a tremila anni prima, pur avendo la consapevolezza di essere nel presente.

Penelope ha perso la sua innocenza. E quando Ulisse – dopo aver girovagato in luoghi lontani, sconosciuti e misteriosi – la rivede, confida al figlio la sua disperazione, ricordando i giorni dell’amore e della felicità perduta. In sua assenza tutto è cambiato. Questa storia si svolge in vari luoghi della Sicilia, che hanno segnato le tappe della peregrinazione, e poi in quello che ha segnato l’approdo alla terra promessa che Ulisse e Telemaco hanno sempre chiamato Itaca.

Tante vicende sentite in famiglia e vissute girovagando come Ulisse, che descrivono il cambiamento di un paese che diventa lo specchio del Paese nel quale la luce e la tenebra, l’odio e l’amore, il mare e il tritolo si intrecciano.

Questo libro non è un’autobiografia, ma semplicemente un racconto dell’anima. Su come siamo cambiati e su come siamo rimasti immobili: l’infanzia e la fine della guerra, l’adolescenza e la ricostruzione, l’età adulta e il crollo dei valori.

E le ingenuità, i primi amori, i drammi, le utopie e le fantasticherie di un viaggio che inizia nella notte dei tempi e finisce oggi.

Questo libro racconta le lacerazioni interiori di chi ha assistito sbigottito a tutto questo. Per raccontare episodi, persone, sogni e incubi realmente accaduti, che alla fine sono il paradigma del Paese. Con un intercalare in dialetto che, nelle prime pagine, scandisce emblematicamente il passaggio epocale in cui vengono passate in rassegna tante vite, mentre dentro di me sento che un mondo e una felicità antica si stanno vanificando.

Redazione