Hanno deciso di incrociare le braccia per tre giorni. Sono i lavoratori delle Attività socialmente utili (Asu) del Comune di Zafferana che stanno aderendo ad una protesta che si sta svolgendo, in contemporanea, su base regionale. La categoria, nell’isola, conta poco più di 5mila lavoratori.

A Zafferana sono in tutto 12. Lavorano per 20 ore la settimana e percepiscono un sussidio di 580 euro. Dopo oltre vent’anni di lavoro, dal primo gennaio 2020 rischiano di essere lasciati a casa. La finanziaria regionale ha previsto, infatti, la copertura della loro spesa fino al prossimo 31 dicembre. Se nel corso del 2019 non verranno stabilizzati dal Comune, la Regione taglierà questa voce di bilancio e gli Asu resteranno a casa. Ma i lavoratori(molti dei quali non più giovani) non ci stanno ed hanno deciso di alzare il tono della loro protesta.

“L’amministrazione – spiega la rappresentante dei lavoratori Asu, Rosaria Privitera – ci ha detto chiaramente che al Comune di Zafferana non ci sono spazi per fare nuove assunzioni. La Regione ci ha scaricato sui Comuni. Il rischio di essere lasciati a casa è molto alto. Il senso della nostra protesta è di indurre le amministrazioni locali a ribellarsi e a scendere in campo al nostro fianco”. Ed ancora: “Dovrebbero andare a parlare con i prefetti e dire che la nostra assenza dal lavoro sta creando disservizi. Se le amministrazioni locali non possono stabilizzarci, hanno però il dovere di sostenere la nostra protesta facendosi portavoce delle nostre esigenze a livello regionale”.

Nel 2017, la Regione è intervenuta sulla materia, prevedendo all’articolo 11 della legge regionale n. 8 una serie di disposizioni riservate a questa categoria di lavoratori. “Ma – lamentano i lavoratori – quanto  previsto nella norma è rimasto lettera morta, poiché la Regione non ha dato attuazione alla legge. La Sicilia è rimasta l’unica regione che non vuole risolvere la questione stabilizzazione precari”.

I lavoratori prospettano anche soluzioni. “Il nostro sussidio di 580 euro mensili pagato dalla Regione potrebbe essere trasformato in dote finanziaria, nel senso che Palermo assicura la somma mensile per almeno dieci anni, a condizione che i Comuni ci stabilizzino a tempo indeterminato facendosi carico solo degli oneri contributivi e previdenziali. Alla scadenza del decennio, i Comuni si assumerebbero in toto la spesa da erogare ai lavoratori”.

Allo spettro della mancata prosecuzione del lavoro si aggiungono anche disservizi nei pagamenti e notevoli ritardi: “Il nostro sussidio che prima veniva erogato dall’Inps,ora viene pagato direttamente dalla Regione. Il problema è che la Regione non dispone di software adeguati e quindi i pagamenti avvengono con molto ritardo e con discontinuità. Spesso non sono esatti e necessitano di correzioni. Ad alcuni arrivano, ad altri no”.

Il grido di protesta di questi lavoratori che supportano le attività amministrative e svolgono servizi esterni è accorato: “Da oltre vent’anni lavoriamo in nero, autorizzati dalla Regione, senza alcuna tutela previdenziale. Siamo dei lavoratori fantasma. Non abbiamo diritti. Ma siamo utilizzati come se fossimo dei dipendenti a tutti gli effetti. Siamo parte della macchina amministrativa, non possono pensare di sbarazzarsi di noi”.

Nella foto: i lavoratori socialmente utili del Comune di Zafferana Etnea che hanno indetto la protesta

Rosalba Mazza