Una storia crudele, un’Arancia meccanica vissuta fra le mura domestiche, dove cercare di soffocare la moglie col filo dell’asciugacapelli, minacciarla col coltello, o costringerla di notte a dormire in auto per la paura, era la pratica quotidiana di R.E. (queste le iniziali), 70 anni, agli arresti domiciliari per il reato di maltrattamenti contro familiari, commesso in danno della moglie.

La nota della Procura della Repubblica di Catania fa accapponare la pelle, perché evidenzia il livello di violenza nei confronti delle donne che ancora pervade il mondo maschile. Ma con una nota positiva che apre uno squarcio di speranza per molte donne: la vittima di questa turpe storia – non l’unica ultimamente – dopo vessazioni inaudite, ha denunciato il marito ai carabinieri di San Giovanni la Punta (Catania) che, con il coordinamento della Procura etnea, hanno aperto un’indagine e hanno formalizzato il provvedimento dei confronti dell’uomo.

Le indagini, portate avanti dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno evidenziato una serie di eventi che hanno visto la donna patire dal lontano 2006 ad oggi ogni sorta di oltraggio psicofisico.

“L’uomo – scrivono i magistrati – il più delle volte in stato di ebbrezza, nel corso del rapporto coniugale, ha posto in essere una serie di condotte violente e vessatorie in danno della moglie picchiandola regolarmente con schiaffi e pugni, lanciandole addosso suppellettili di ogni genere e colpendola alla testa con qualsiasi oggetto gli capitasse per le mani”.

Costretta a lavorare – secondo la ricostruzione degli inquirenti – per mantenere anche il marito-padrone, soggiogata ormai ai suoi voleri, la donna si è chiusa in se stessa subendo un martirio quotidiano costellato da notti passate, anche in pieno inverno, a dormire in auto, pur di non essere sopraffatta dalla violenza del coniuge, da persistenti minacce di morte perfino con l’uso di coltelli: “Ti ammazzo… Devi andartene, altrimenti ti brucio la casa”, fino – come detto – ad esser quasi soffocata col filo dell’asciugacapelli perché una sera, tornata stanca dal lavoro, si era seduta per riposarsi un attimo invece di preparare la cena.

La vittima, sostenuta dalla figlia maggiorenne, ha trovato comunque la forza di reagire e denunciare il marito ai carabinieri, fornendo agli inquirenti tutti quegli elementi che, opportunamente vagliati, hanno configurato un quadro probatorio a  carico dell’uomo che non ha lasciato alcun dubbio al giudice che, accogliendo la richiesta della Procura, ha emesso la misura restrittiva.

Barbara Contrafatto