“La Sicilia ha uno straordinario bisogno di accelerare nella direzione della decarbonizzazione del proprio sistema energetico e di una gestione circolare delle risorse naturali. Per questo gli investimenti programmati per la costruzione di due inceneritori nell’Isola, che distruggono preziose risorse e spargono veleni e gas climalteranti, rappresentano uno spreco economico, contribuiscono al disastro climatico e costituiscono un attentato alla salute dei siciliani”.
E’ il pensiero del Comitato Promotore Rete Sicilia Pulita costituito da una ventina, fra autorevoli associazioni, partiti e movimenti (l’elenco, alla fine di questo articolo), che si mobilita con una raccolta firme attraverso la piattaforma change.org, per “scongiurare la possibilità di realizzare nell’Isola due inceneritori dispendiosi e pericolosi per i cittadini”.
La petizione inizia con la citazione della direttiva europea del 2008, recepita dall’Italia nel 2010, che ha innovato la normativa relativa ai rifiuti e stabilito che la gestione dei materiali post-consumo deve seguire una precisa gerarchia in 5 fasi: 1) Prevenzione (riduzione e riuso), 2) Preparazione per il riutilizzo (riparazione e recupero), 3) Riciclo (materie prime seconde), 4) Recupero di altro tipo (incenerimento), 5) Smaltimento (discarica).
Questa direttiva è stata integrata da quella approvata nel 2018, che rafforza la “gerarchia dei rifiuti” imponendo agli Stati membri l’adozione di misure specifiche che diano priorità alla prevenzione, al riutilizzo e al riciclaggio rispetto allo smaltimento in discarica e all’incenerimento.
I principali obiettivi sono il riuso e il riciclo dei rifiuti urbani per almeno il 65% entro il 2035, senza considerare il compostaggio; il 70% degli imballaggi che dovrà essere riciclato entro il 2030; lo smaltimento di rifiuti urbani in discarica fino ad un massimo del 10% entro il 2035.
Nel luglio scorso, il nostro Paese, è stato messo in mora dall’Unione europea, primo passo verso l’ennesima sanzione pecuniaria, a causa del non corretto recepimento della nuova direttiva sui rifiuti.
Preoccupanti le prospettive, secondo i firmatari, che si intravedono nell’orizzonte siciliano se i due inceneritori venissero realizzati.
“L’aggiornamento del Piano Regionale dei Rifiuti in fase di approvazione – scrivono gli organizzatori della protesta – spinge ad incenerire oggetti e materiali abbandonati senza investire nella riduzione e nella prevenzione della produzione dei rifiuti, nel riutilizzo e nel riciclo, così come prevede la normativa vigente”.
“Senza gli impianti di separazione e il riciclo dei materiali, ancora non presenti in Sicilia, ma previsti dalla normativa vigente, tutti i rifiuti finiranno negli inceneritori”, spiegano associazioni, partiti e movimenti firmatari.
“Tenuto presente che il valore in euro di una tonnellata di rifiuti urbani correttamente riciclati – viene puntualizzato nel documento – è in media circa 40 euro (stime di ZWIA), e che la Sicilia produce intorno a 2 milioni di tonnellate di RSU, sarebbe teoricamente possibile recuperare fino alla bellezza di 80 milioni di euro l’anno da queste risorse comuni”.
“Per non parlare dei numerosissimi posti di lavoro – si dice – che una gestione innovativa degli oggetti e materiali abbandonati creerebbe”.
“E invece – questo l’affondo contenuto nella lettera che accompagna la raccolta di firme – il presidente della Regione Sicilia e commissario per gli inceneritori, Renato Schifani, coadiuvato dal governo nazionale, vuole spendere 800 milioni di risorse dei contribuenti per costruire due mostri inquinanti e costosi, ai quali, per conferire i rifiuti, si aggiungeranno circa 200 euro a tonnellata, pagati dai cittadini con la TARI”.
“In sostanza – si legge nel documento – il piano del Governo Schifani è spendere 800 milioni per poi pagare, per almeno 20 anni, fino a 200 euro a tonnellata per bruciare i rifiuti, invece di spendere molto meno per costruire gli impianti di separazione e riciclo, che frutteranno fino a 40 euro a tonnellata”.
E giù sette proposte alternative per evitare inquinamento ed affarismi all’ombra dei rifiuti: delle politiche attive per la riduzione dei rifiuti a monte, l’introduzione della tariffa puntuale (più rifiuti produci più paghi) con l’utilizzo di sistemi tecnologici avanzati, dei centri di raccolta per i rifiuti ingombranti e per tipologie di materiali; la realizzazione di centri per il riuso, il recupero, la riparazione e il baratto (con agevolazione fiscali per cooperative giovanili); la realizzazione di impianti per il trattamento della frazione umida (35-40% del totale); la realizzazione di impianti per la separazione e la valorizzazione della frazione secca (carta, plastica, metalli, legno, vetro, elettronica, ecc.), il finanziamento di imprese giovanili che possano ottenere (anche a titolo gratuito) le materie prime secondarie provenienti dagli impianti precedenti, che verrebbero così reimmesse nel ciclo produzione-consumo; la messa in sicurezza e la bonificare delle le discariche chiuse e da chiudere.
“La Regione – scrivono i promotori dell’iniziativa – dovrebbe impegnarsi a destinare tutte le risorse previste per i due inceneritori per favorire questi obiettivi, cogliendo a pieno la grande opportunità dell’Economia circolare”.
“Se lo facesse – dicono i firmatari – potremmo rinunciare all’importazione di fonti fossili e materie prime, e creare centinaia di nuovi posti di lavoro e benefici in ogni territorio coinvolto. Potremmo creare energia da fonti rinnovabili (come il biogas prodotto dalla frazione umida) e ridurre gli impatti ambientali e sanitari nei territori”.
“C’è bisogno – è scritto nella petizione – di impianti di produzione di energia rinnovabile e di una rete elettrica di distribuzione funzionale allo scopo, c’è bisogno di mettere in sicurezza e bonificare le discariche chiuse e da chiudere, c’è bisogno di un efficiente sistema di tracciabilità dei rifiuti che, tra l’altro, renderebbe il business dello smaltimento illegale meno semplice e meno vantaggioso per la criminalità organizzata, con ulteriore beneficio per tutti”.
Queste le associazioni, i partiti e i movimenti promotori: Legambiente Sicilia, WWF, Italia Nostra, Forum Acqua e Beni Comuni, Rete Comitati Territoriali Siciliani, Zero Waste Sicilia, Comitato No Inceneritori Gela, Osservatorio Permanente sui disastri ambientali, Cgil Sicilia, Sunia, Arci Sicilia, Federconsumatori Sicilia, Auser, Centro Consumatori Italia, Attac Pa, Lav, UDI Palermo, Associazione 99%, Ecologia Politica PA, Governo Di Lei, AttivaMisterbianco, Femministorie, L’Eco delle Siciliane, ADAS, Economia Circolare odv, Comitati cittadini ennesi, Fattorie Sociali, No Discarica Misterbianco e Motta, UDI Catania, Mani Tese Sicilia, Un’altra Storia, Cleanup Sicily, Movimento Ecologista, La Città Felice, Rete Ecosocialista, Europa verde-Verdi, Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, Partito della Rifondazione Comunista.
Nella foto: una città siciliana sommersa dai rifiuti in una immagine di archivio
Redazione
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