“Voi avete rubato i miei sogni e la mia infanzia, con le vostre parole vuote. La gente soffre. La gente muore. Interi ecosistemi stanno collassando. Siamo all’inizio di una estinzione di massa e tutto ciò di cui potete discutere sono i soldi e le favole di un’eterna crescita economica. Come osate? […] Voi ci state tradendo”.
Greta ha gli occhi giovani e arrabbiati. La voce trema. Un gruppo di capi di stato la sta a guardare, ad ascoltare. Forse.
Nel mondo dei monitor accesi le reazioni non si fanno attendere. Da poco più di un anno, da quando Greta ha iniziato i suoi “scioperi della scuola per il clima”, fondando dal nulla un movimento studentesco (Friday for future) che coinvolge milioni di studenti in tutto il mondo, sui media e soprattutto sui social e’ un fiorire di commenti e di sfotto’. Quanto livore, quanto disprezzo. Basta dare un’occhiata alle italiche testate giornalistiche dei giorni scorsi: da “Il Tempo” ci si premura di rassicurare la piccola svedese che nessuno ruba il suo futuro; Feltri dalle pagine di Libero, sempre con grande eleganza, attende l’ora in cui Greta “si sgretoli”, Repubblica ci tiene a farci vedere lo sguardo inquietante che Greta lancia al presidente Trump. Ed eccolo il presidente americano che twitta ironico sull’allegria della sedicenne europea. Gossip da parrucchiere.
Da tutto questo cicaleggio esce fuori una verità. Si, Greta e’ fastidiosa. E’ insopportabile che una ragazzina di sedici anni ti ricordi (perché tutti sappiamo, tutti abbiamo fatto il tema alle medie o alla maturità sull’inquinamento o sul cambiamento climatico) che le risorse sul pianeta stanno finendo, che il clima cambia ed e’ un conto alla rovescia. E’ del tutto inaccettabile che una che non ha neanche la maggiore età crei un movimento così grande, parli ai capi di stato e inciti all’azione mentre tu con un brik in tetrapak in mano, in preda al dubbio amletico, con adulta saggezza, lo getti nell’indifferenziata.
Greta e’ inquietante, si. Perché siamo poco abituati a vedere giovani appassionati, che agiscono, che lottano. A sedici anni stai su Instagram a mostrare la parte migliore di te applicando filtri alla realtà, mica te ne stai davanti al Parlamento a parlare dello scioglimento dei ghiacciai. Gli adolescenti imparano dai tutorial di youtube come “essere popolare”, non si documentano di certo sulla salute del Pianeta. I tre compiti di gramsciana memoria: “Istruitevi, agitatevi, organizzatevi” lasciamoli al Novecento. Questo e’ tempo di impegnarsi per diventare influencer da milioni di like/euro.
Greta ha sedici anni, dicevamo, e le sono grata. Perché se abbandoniamo la melma mediatica e spostiamo lo sguardo, ecco che spuntano milioni di studenti che venerdì mattina hanno colorato le strade chiedendo rispetto per il pianeta che tutti abitiamo. Chiedono di non essere “traditi”. Sono giovani che studiano, si documentano, si preoccupano, si agitano e si organizzano per cambiare il mondo. Le speranze dei giovani, nel tumulto dell’adolescenza, che diventano voce fuori dal coro, impegno, azione.
Grazie Greta. Per i tuoi sedici anni, per le tue trecce e lo sguardo duro, fiero, che guarda al futuro.
Nella foto: Greta Thumberg mentre pronuncia il suo discorso alle Nazioni Unite
Marina Mongiovì
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