Il principale sospettato della strage ai mercatini di Berlino del 19 dicembre (12 morti), Anis Amri, è stato ucciso in Italia – dove era scappato dopo l’attentato – intorno alle 3 di questa notte da due poliziotti durante un conflitto a fuoco. L’azione si è svolta a Sesto San Giovani, nel milanese, in seguito ad un servizio di controllo effettuato da una volante in piazza I Maggio, dirimpetto alla stazione ferroviaria. Quando gli agenti gli hanno chiesto i documenti, il ricercato tunisino ha estratto una pistola da uno zainetto e ha cominciato a sparare, colpendo un poliziotto alla spalla, Christian Movio, 36 anni, ricoverato all’ospedale di Monza in condizioni fortunatamente non gravi. La pattuglia – composta anche dall’agente in prova Luca Scatà, 29 anni – ha prontamente risposto al fuoco colpendo a morte il terrorista che è deceduto subito dopo.
Lo ha reso noto in mattinata il ministro dell’Interno Marco Minniti.
Subito dopo l’attentato in Germania, l’attentatore era scappato in treno in Francia e poi in Italia, prima a Torino, poi a Milano. Da qui ha raggiunto Sesto San Giovanni, dove nelle prime ore di questa mattina, è stato intercettato dalla Polizia.
Intanto dall’Istituto “Sava” di Belpasso – dove nel 2011 il 24enne tunisino era stato ospitato assieme ad altri sei connazionali salvati al largo di Lampedusa, per ordine delle autorità agrigentine – fanno sapere che da allora la struttura può accogliere solo minori italiani, attualmente una trentina, che versano in condizioni di indigenza. Una decisione – fanno sapere – scaturita in seguito all’incendio appiccato dal gruppo di tunisini, di cui Anis Amri faceva parte, nella notte del 22 aprile dello stesso anno.
Il ministro dell’Interno ha dichiarato che in Italia esiste un “livello elevato di controllo del territorio che consente di identificare e neutralizzare le persone in fuga“.
Luciano Mirone
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