Sembra essere arrivato al capolinea a Malta, dopo quasi cinque anni d’indagini,  il caso della “Vitals Global Healthcare”, un accordo dell’ex Governo presieduto da Joseph Muscat  (4 miliardi di euro) per la cessione di tre ospedali pubblici alla società su cui si sono appuntate le attenzioni della polizia e della magistratura del più piccolo Paese dell’Unione europea.

Sebbene sia tutt’ora in corso il processo, all’inizio del mese di maggio, il Pubblico Ministero ha presentato accuse penali contro Muscat, oltre a due ex politici di primo piano come Konrad Mizzi e Keith Schembri, i quali, se giudicati colpevoli, rischiano fino a 18 anni di carcere.

Ma non sono gli unici ad essere accusati di crimini gravi. Altre 11 persone e otto società sono state accusate di riciclaggio di denaro e altri gravi crimini compiuti negli ultimi anni: politici, avvocati, commercialisti, dipendenti pubblici e imprenditori nelle prossime settimane dovranno comparire come sospettati dinanzi al magistrato Rachel Montebello.

Altre 14 persone e due società sono invece imputate per reati secondari, tra i quali spiccano i nomi del vice Primo Ministro Chris Fearne, e il governatore della Banca centrale Edward Scicluna.

Giornate politiche, dunque, a dir poco frenetiche si sono susseguite durante le scorse ore, quando politici di fazione nazionalista hanno marciato fuori dal Parlamento. Lo stesso Joseph Muscat ne è uscito “sdegnato”, definendo questa vicenda un “abominio”.

Manifestazione davanti a Palazzo di Giustizia a La Valletta (Malta) PHOTOCREDIT SIDESTREET MALTA. Sopra: Joseph Muscat durante la conferenza tenuta dopo le accuse mosse contro di lui

Una contromossa a difesa del suo stesso Governo è stata subito fatta dall’attuale Premier in carica Robert Abela, il quale ha subito dichiarato di essere a conoscenza delle accuse penali in merito all’accordo con la Vitals, mettendo però in dubbio il modo in cui Muscat e gli altri sospettati fossero stati trattati. Smentite però le voci su possibile nuove elezioni generali.

Ma come si è arrivati ​​a questo? Ricordiamo che la Vitals era una società per la quale non risultava alcun cosiddetto storico commerciale e solo successivamente uscì dall’accordo di privatizzazione, cedendo le operazioni al gigante statunitense Steward Health Care, che nel frattempo, ha dichiarato fallimento negli Stati Uniti proprio in questi ultimi giorni. Ma occorre fare un passo indietro.

E’ ormai noto – almeno secondo diversi politologi maltesi – quanto l’accordo risultasse “fraudolento” fin dal primo momento. Il Governo Muscat, allora in carica, secondo quanto si legge sui giornali locali, firmò segretamente e all’insaputa di tutti una sorta di intesa con gli investitori, facendo poi finta di emettere una gara d’appalto, vinto proprio da questi stessi.

L’inghippo in effetti non durò a lungo, perché alla fine del 2017, la Vitals dovette far fronte ad un tracollo finanziario e gli ospedali pubblici coinvolti nell’accordo – il Karin Grech, il St Luke’s e l’ospedale dell’isola di Gozo – non avevano goduto di alcun privilegio  dell’investimento promesso.

E poi, apparentemente dal nulla, un’altra società statunitense la Steward Health Care ha avuto l’incarico dal Governo maltese per la gestione dei presidi ospedalieri. A sua difesa, l’ex direttore della Vitals, tale Ram Tumuluri, ha sempre sostenuto che alti funzionari governativi maltesi abbiano “cospirato” con la società Steward per poter essere estromessi dall’accordo finanziario. Ma anche l’accordo con Steward sarebbe finito in fumo da lì a poco, quando lo scorso anno con una causa civile fu recesso il loro contratto con l’accusa che anche questa società, come precedentemente la Vitals, avesse frodato il Governo maltese.

IL RUOLO DI MUSCAT. Muscat non si sarebbe limitato a supervisionare l’accordo: si sospetta che ne abbia, e neanche troppo segretamente, tratto un cospicuo profitto finanziario. Alcune settimane dopo le sue dimissioni da Primo Ministro, Muscat ha improvvisamente iniziato a ricevere pagamenti mensili pari a 15 mila Euro ciascuno, da due società svizzere – l’Accutor Consulting e la SpringX Media – che in un primo momento sembrava non avessero nulla a che fare né con la Vitals né con la Steward.

Già dal marzo 2020 però, e in pieno periodo covid, Muscat  aveva  beneficiato di pagamenti da parte della Accutor Consulting, anche se l’ex premier ha sempre sostenuto che tali erogazioni riguardassero esclusivamente il pagamento per un lavoro di consulenza legale. E non sarebbe la prima volta che falsi accordi di consulenza siano uno strumento utilizzato per riciclaggio di denaro. E’ come se mosse di questo genere potessero dare un’aspetto “candido” alla presunta corruzione.

Nel 2021, a seguito di un’inchiesta del quotidiano nazionale Times of Malta, si dimostrò poi che la Accutor Consulting fu utilizzata anche dalla Steward Health Care, per versare i profitti pari a milioni di euro e dollari agli investitori di Vitals.

Se tutti questi “movimenti finanziari” fossero definitivamente confermati, sarebbe  la prima volta nella storia di Malta in cui un ex Primo Ministro si troverà di fronte alla reale possibilità di essere processato e successivamente condannato.

MIZZI E SCHEMBRI AL SEGUITO DI MUSCAT. Anche Keith Schembri e Konrad Mizzi, rispettivamente il braccio destro e quello sinistro dell’ex Premier, probabilmente dovranno affrontare accuse di corruzione legate al caso. Sia Mizzi che Schembri hanno mantenuto un basso profilo da quando hanno lasciato la politica nel novembre 2019, sebbene quest’ultimo sia di nuovo stato sotto i riflettori con l’accusa di riciclaggio di denaro nel 2021, non in relazione però all’accordo degli ospedali.

Il destino dei tre uomini è unito dal 2013, quando i laburisti salirono al potere per la prima volta. Muscat ha sempre messo in primo piano Mizzi sull’accordo degli ospedali. Schembri, come da sempre ci si è abituati a vederlo, è stato quello che, seppur in secondo piano, avrebbe guidato il tutto. In effetti l’intera procedura negoziale tra la Vitals e il Governo resta a tutt’oggi ancora avvolta nel mistero; sembra persino che il comitato governativo che condusse allora le trattative contrattuali non conservò alcuna documentazione relativa al lavoro svolto.

Mizzi fu accusato di “ingannare” i suoi colleghi di gabinetto su alcuni aspetti finanziari di un accordo collaterale con la Steward. Ben più grave, l ‘accusa, anche se non del tutto confermata, secondo la quale Mizzi abbia costantemente approvato delle modifiche all’accordo originale, che sembravano favorire esclusivamente gli interessi della Vitals, piuttosto che quelli del proprio Governo.

Il caso di Schembri è differente. È noto che l’uomo avesse visitato gli uffici svizzeri dell’ Accutor Consulting quando era ancora capo dello staff del Governo Muscat. E le mail rese pubbliche dalla Steward indicano che Schembri svolse un ruolo chiave nell’assicurare l’acquisizione dell’accordo con la Vitals.

FEARNE E SCICLUNA TRA GLI INDAGATI “MINORI”. Come già accennato, la vicenda includerebbe anche Chris Fearne e Edward Scicluna, rispettivamente ex Ministri della Sanità e delle Finanze, che però hanno sempre preso le distanze dall’accordo con la Vitals.

Ma ci si interroga su come possa essere possibile che il Ministero delle Finanze, con a capo proprio Scicluna, non fosse mai stato consultato su un possibile accordo di privatizzazione, visto l’ammontare finanziario utilizzato, non indifferente. L’ex Ministro delle Finanze dunque potrebbe dover rispondere in tribunale perché avrebbe lasciato che Muscat, Schembri e Mizzi preparassero l’accordo degli ospedali tra loro, senza cercare di intervenire o salvaguardare il denaro pubblico.

Ricordiamo Fearne come uno dei principali protagonisti durante il duro periodo della pandemia di Covid ; anche se sembra fosse stato messo da parte durante i negoziati con la Steward, sono stati sollevati dubbi sul motivo per cui non è riuscito a intervenire e ad usare la sua influenza in qualità di Ministro della Sanità per porre fine agli imbrogli. A difese dei due uomini è intervenuto, ancora una volta, il premier Abela, dichiarando che allo stato attuale sarebbe troppo frettolosa l’idea di prendere in considerazione le dimissioni di Chris Fearne, Edward Scicluna o altri funzionari pubblici implicati nell’indagine.

Sapere cosa succederà dopo sicuramente è qualcosa che riguarderà un po’ tutti i cittadini. Qualsiasi saranno i prossimi sviluppi, il finale sarà amaro per tutti se si pensa che l’indagine recentemente conclusasi è costata circa 10 milioni di euro – probabilmente l’inchiesta più costosa nella storia di Malta, come ha rivelato il Ministro della Giustizia Jonathan Attard – cifra, che insieme alle altre già erogate per l’intera faccenda, chiaramente farebbe impallidire le casse di qualsiasi Paese; probabilmente sarebbero bastati più che ampiamente al miglioramento della sanità pubblica in maniera onesta.

E se si volesse fare un parallelo con un’altra storia nota e non ancora risolta, fu proprio Daphne Caruana Galizia che agli inizi del 2017 già scriveva di possibili accordi ed appalti non ben definiti sulla gestione degli ospedali maltesi.

Non fu la profezia di una “strega”, come tante volte è stata chiamata. Daphne Caruana Galizia aveva ragione. E chissà se questo sarà il capitolo conclusivo anche per quest’assassinio. Scacco matto agli intoccabili dunque?

Valentina Contavalle