La vignetta di Totò Calì (artisticamente “Totò”), posizionata in alto, è più efficace di un editoriale del New York Times. Con pochi tratti di matita, il vignettista è riuscito a dire molte più cose di un intellettuale, perché ha una dote che solo gli artisti possiedono: la sintesi.

Poche parole, un paio di pennellate e Totò non solo riesce a spiegarti certi paradossi dell’opera “più grande della storia”, ma molla uno sganassone a Salvini al quale spiega, qualora lo avesse dimenticato, le nuove-vecchie emergenze che riguardano la questione meridionale. 

Sulla sponda calabra l’operaio “continentale” ha già costruito la prima rampa, chiama il collega piazzato sulla sponda opposta ed esclama in italiano: “Ehi… il pilone?”. In stretto dialetto l’operaio siculo gli risponde: “’Mbare manca l’acqua pi ‘mpastari u cimentu”, “Compare manca l’acqua per impastare il cemento”.

Sei parole dissacranti quanto un’eresia, sei parole che mettono in evidenza la stravaganza di un governo e di un ministro alle Infrastrutture che nell’Italia desertificata, nella Sicilia senz’acqua, nel Nord senza neve e con i fiumi secchi, e le frane, le alluvioni e le valanghe che si abbattono  furiosamente lungo lo Stivale, invece di mettere in sicurezza il territorio, preferisce investire quindici miliardi per l’opera più contestata della storia italiana.  

Ciò che questo articolo sta cercando di spiegare con tante parole, Totò lo esprime con la battuta di un catanese che, come tutti i conterranei, seppellisce la demagogia della politica con la risata del popolo.

Post scriptum: ringraziamo Totò per averci autorizzato a pubblicare la sua vignetta che si trova sul suo profilo Facebook, e che, come si legge nello stesso, è di proprietà del quotidiano La Sicilia (un tempo, forse, poco avvezza a pubblicare una bella illustrazione come questa. Ma allora c’erano i pezzi di Tony Zermo ad esaltare le “magnificenze” del Ponte. Il segno dei tempi che cambiano).  

Nella foto: la vignetta di Totò

Luciano Mirone