Non esiste in tutta Europa un’autostrada scandalosa come la Palermo-Catania, più o meno come la Palermo-Messina (in quel caso, allora, bisognava inaugurare il tratto prima delle elezioni, quindi asfalto sul cemento zuppo di pioggia e addio alla stabilità del manto, ma erano i tempi eroici del Cavalier Silvio e c’era da capirlo), peggio della odierna Salerno-Reggio Calabria, una volta pietra dello scandalo di tutto il Sud, o della Catania-Messina dove si lavora ancora oggi per mettere in sicurezza la frana che otto anni fa invase una carreggiata dell’autostrada.

Ma la Palermo-Catania è unica: presenta più deviazioni per l’immissione in corsia unica che un costante  percorso a doppia corsia come succede nelle autostrade normali. La deviazione non è l’eccezione ma la regola, la metafora di una vergognosa inefficienza della Regione siciliana nel programmare le manutenzioni delle opere pubbliche, molto meno remunerative delle inaugurazioni con telecamere, nastri da tagliare e fasce tricolori. Una devianza più che una deviazione.

Scomodare la vexata quaestio dei quindici miliardi stanziati per il Ponte sullo Stretto al posto della modernizzazione delle infrastrutture è drammaticamente vero ma disperatamente scontato. In ogni caso è triste assistere al disfacimento di quel po’ di progresso ottenuto nel dopoguerra a causa del fallimento di una politica a volte demagogica, a volte addirittura inutile, specie se si pensa che la Sicilia è una regione a Statuto speciale. 

Consigliamo vivamente (come si faceva un tempo, quando le strade borboniche dell’Isola erano malmesse e insicure) di percorrere l’autostrada Palermo-Catania di giorno, chi si avventura col buio lo fa a proprio rischio e pericolo. Abbiamo cercato di contare il numero delle anomalie presenti. Sono talmente tante che abbiamo perso il conto. Duecento chilometri di improvvisi guardrail che ti si parano al centro di carreggiata, di segnalatori, di rientranze, di muretti, di segnali di lavori in corso, di asfalto irregolare, di strisce gialle.

Insomma un immenso cantiere aperto che fa pensare alle “magnifiche sorti e progressive” di vittoriniana memoria. Macché! Il cantiere è aperto sì, ma è eterno. Tornateci fra due o tre anni: se troverete gli stessi problemi, vuol dire che non sitamo raccontando frottole. 

Alcuni anni fa in quell’autostrada si inclinò un pilone di un viadotto a causa di una frana (segnalata da anni, ma mai messa in sicurezza). Fortunatamente non ci furono vittime. L’arteria divise in due la Sicilia perché fu chiusa per un certo periodo. Fu il momento in cui la politica regionale (indifferentemente se di destra o di sinistra) cadde veramente in basso. Avrebbe potuto essere il momento dell’autocritica e della riflessione, invece assistemmo a un profluvio di indignazioni, di lamentazioni, di frasi di circostanza, di scaricabarile, di promesse. Dopo molti anni il viadotto è stato ripristinato, ma l’autostrada continua ad essere malata.

Certo la burocrazia, ma per favore non parlateci di soldi, sennò saremmo costretti a chiedervi di destinare alle opere utili i 15 miliardi che avete previsto per il famigerato Ponte. Se avete deciso di andare avanti lo stesso, malgrado le 68 (sessantotto) criticità riscontrate nel progetto da parte del Comitato tecnico scientifico, evidentemente i denari per ammodernare le strade, le autostrade, gli ospedali, i porti, le zone industriali, per mettere in sicurezza i territori e per risolvere i problemi dei rifiuti li avete.

Quindi egregia presidente del Consiglio Giorgia Meloni, egregio ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini, egregio presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, evitateci questi scandali a cielo aperto. Non chiediamo troppo: vogliamo solo più serietà ed efficienza. 

Nella foto: una deviazione presente nell’autostrada Palermo-Catania (immagine LiveUnict-Liveuniversity)

Luciano Mirone