Dopo quattordici mesi in trascorsi in “località protetta” e segreta per la protezione della sua incolumità, il testimone di giustizia Mario Cavallaro, imprenditore di Belpasso (Catania), torna nella sua città d’origine scortato dal Nucleo operativo di protezione (Nop), dopo il provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Catania.

L’allontanamento in un luogo sconosciuto è stato deciso oltre un anno fa in seguito alle pesanti minacce (con incursioni mafiose scattate nottetempo nella sua azienda di Piano Tavola e addirittura con un sequestro di persona avvenuto alcuni anni fa) di cui lo stesso imprenditore è stato vittima.

Una serie di intimidazioni scaturite dalle copiose testimonianze di Cavallaro contro i clan mafiosi, che per anni lo avevano tartassato con la richiesta di “pizzo”, ma che nei giorni scorsi hanno avuto un primo epilogo nel corso del processo scattato contro i clan denunciati dall’imprenditore, in cui il pubblico ministero del Tribunale di Catania, Giuseppe Sturiale, ha chiesto la condanna a 10 anni di reclusione per l’ex socio di Cavallaro, Santo Tomasello (ritenuto dalla Procura il trait d’union fra l’imprenditore e i boss), e per gli affiliati a Cosa nostra (clan Santapaola Ercolano) Mirko Casesa della cosca di Mascalucia (8 anni e 1600 Euro di multa), Nicolò Squillaci detto Mattiddina della cosca di Piano Tavola (8 anni e 1600 Euro di multa) e Ignazio Barbagallo, poi diventato collaboratore di giustizia (2 anni e 2 mesi).

Il dibattimento proseguirà il 18 aprile, ma adesso Cavallaro potrà seguire gli eventi non più da un luogo segreto, ma dal paese in cui risiede da sempre.

Nella foto: il testimone di giustizia Mario Cavallaro, imprenditore di Belpasso (Catania)

Luciano Mirone