Catania. Nella mattinata di oggi, 18 marzo 2024, in occasione del 42° anniversario dell’assassinio del Maresciallo Maggiore “Aiutante” Alfredo Agosta, Medaglia d’Oro al Valore dell’Arma dei Carabinieri alla memoria, è stata deposta una corona di alloro sulla targa commemorativa posta in via Firenze angolo viale Vittorio Veneto, luogo dove il militare trovò la morte per mano dei suoi sicari.

Presenti alla cerimonia i familiari del Maresciallo Agosta, personalità civili, militari e religiose della provincia catanese, ed il Comandante dell’Interregionale Carabinieri “Culqualber”, Generale di Corpo D’Armata Giovanni TRUGLIO, il Comandante Provinciale di Catania, Colonnello Salvatore ALTAVILLA e una nutrita rappresentanza dell’Associazione Nazionale Carabinieri.

Un momento della commemorazione del Maresciallo dei Carabinieri Alfredo Agosta a 42 anni dal suo barbaro assassinio. Sopra: un altro momento toccante della cerimonia  

Durante l’evento, è stata data lettura della motivazione della Medaglia d’oro e il Cappellano Militare ha benedetto sia la targa, che la corona d’alloro. Numerosi cittadini e passanti, udito il “silenzio”, suonato da un militare trombettiere della Fanfara del 12° Reggimento Carabinieri “Sicilia” per onorare i caduti in servizio, si sono fermati per porgere un tributo alla vittima del dovere.

Poco dopo, presso la sala conferenze del Centro Fieristico “Le Ciminiere” della Città Metropolitana di Catania si è tenuto un convegno sul tema: “Unirsi contro le mafie, tecniche preventive e monitoraggio del fenomeno”.

Al seminario, a cui sono intervenuti, oltre al dott. Giuseppe Agosta, componente dell’Associazione Nazionale Antimafia Alfredo Agosta e figlio della Vittima della Criminalità Organizzata, il Senatore Nello Musumeci, Ministro per la Protezione Civile e per le Politiche del Mare, la dottoressa Maria Carmela Librizzi, Prefetto di Catania, nonché le più alte cariche dell’Autorità Giudiziaria, civili e militari, hanno preso la parola quali relatori il dott. Ivan Antonio Maria Albo, avvocato del Foro di Catania, il dott. Carmelo Zuccaro, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Catania ed il Generale di Corpo D’Armata Giovanni Truglio, Comandante Interregionale Carabinieri “Culqualber”, moderati dal dottor Antonio Condorelli, giornalista professionista LiveSicilia e inviato di La7 “Aria che tira”.

Nel frangente, l’alto Ufficiale Generale, ricordando l’altissimo tributo che la Sicilia ha pagato per affermare la giustizia ed il diritto, ha esaminato il fenomeno della criminalità organizzata, evidenziando come la mafia si infiltri nel contesto socio economico e  culturale, compromettendo l’integrità delle istituzioni e la vita quotidiana dei cittadini, non limitandosi solo a chiedere il “pizzo” ai commercianti, ma inquinando anche i settori produttivi legittimi, sino ad influenzare la sfera politica. La missione dell’Arma dei Carabinieri, in tale scenario, è di contrastare queste attività criminali, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, che sono numerosi ed efficaci. L’ultimo argine al dilagamento criminale sono quindi le Forze di Polizia e la Magistratura, che tuttavia da sole non bastano. La lotta contro la mafia richiede infatti anche un forte impegno civile, specialmente da parte dei giovani, perché è essenziale che le nuove generazioni adottino un approccio alla vita che si basi su responsabilità, coraggio e determinazione, per difendere i valori della libertà e della giustizia.

Rinunciare alle lusinghe e alla paura è quindi il primo passo verso un futuro in cui ognuno possa realizzarsi, senza cedere alle pressioni della criminalità organizzata, perché la nostra libertà e il nostro futuro dipendono dalle azioni che decidiamo di intraprendere oggi. 

Un esempio, che continua ad ispirare tutti i Carabinieri, è il Maresciallo Agosta, la cui vita e il suo estremo sacrificio rappresentano un esempio luminoso di integrità e dedizione al servizio della comunità. Il suo impegno sia riflessione profonda per i giovani per la costruzione di una società libera dalle ombre della criminalità.

Un momento solenne della  commemorazione 

Al termine del convegno sono stati consegnati i premi “Alfredo Agosta” al Colonnello Lucio Arcidiacono, Comandante del I Reparto Investigativo del Reparto Operativo Speciale di Roma, dottore Carmelo Zuccaro, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Catania e al dottor Antonio Condorelli, giornalista professionista LiveSicilia e inviato di La7 “Aria che tira”, fulgidi esempi di costante impegno nella lotta alla criminalità organizzata. In particolare, al Colonnello Lucio Arcidiacono è stato tributato un forte applauso da parte della platea, in relazione alla cattura del noto latitante e stragista Matteo Messina Denaro.

Nel pomeriggio, alle ore 18.00, a conclusione della giornata commemorativa, presso la Chiesa parrocchiale Crocifisso dei Miracoli” è stata celebrata una Messa in suffragio, in forma privata come richiesto dai familiari, alla quale hanno preso parte una rappresentanza di militari dell’Arma. Al termine della Santa messa, il Colonnello Salvatore Altavilla, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Catania, ha pronunciato una breve allocuzione, ricordando i tragici fatti che portarono alla morte del Maresciallo Agosta.

RICORDO DEI FATTI RIGUARDANTI LA MORTE DEL MARESCIALLO AGOSTA

La sera del 18 marzo 1982, quarantadue anni fa, erano da poco trascorse le sette e il Maresciallo Agosta,  arruolato nell’Arma il 31 maggio del 1952 ed all’epoca in servizio al Nucleo di P.G. di Catania, si trovava all’interno di un bar in compagnia di un soggetto di interesse operativo, esponente di spicco della   criminalità locale dal quale solitamente acquisiva informazioni in forma “confidenziale”. All’improvviso nel locale fece irruzione un soggetto travisato e armato di fucile a canne mozze, con il preciso intento di assassinare l’interlocutore del Maresciallo.

Il Sottufficiale, nell’istintivo e coraggioso tentativo di reagire, venne colpito mortalmente dai colpi sparati dal sicario che fece fuoco anche contro di lui per annullarne l’azione di contrasto e procedere all’assassinio della vittima designata, “finita” poi con numerosi colpi di arma da fuoco esplosi da un secondo malvivente entrato subito dopo. Compiuta la loro missione di morte, gli aggressori si diedero alla fuga facendo perdere le loro tracce.

Questa la motivazione della Medaglia d’oro al Valore dell’Arma dei Carabinieri “alla Memoria” concessagli: «Con eccezionale sprezzo del pericolo, non esitava ad affrontare due pericolosi malviventi armati di fucile e di mitragliatore, che si erano resi autori dell’omicidio di un pregiudicato, venendo a sua volta colpito mortalmente nel corso della sparatoria. Chiaro esempio di elette virtù militari e altissimo senso del dovere. Catania, 18 marzo 1982.»

Redazione