“La Vallata Santa Domenica” di Ragusa, per molti cittadini, è “La Vallata”. Era una musa con lunghi e folti capelli verdi dove colombe, tortore, tanti altri uccelli ed animali ed insetti hanno trovato il loro habitat. La città, circa due mesi fa, ha visto spuntare un cartellone con il titolo: “Lavori di miglioramento della qualità del territorio del Parco degli Iblei con particolare attenzione alla Vallata Santa Domenica”.

Qualche riga dopo viene annunciato l’inizio dei lavori nella Vallata, lavori del valore di 7 milioni di euro (fondi PNRR). Il titolo del progetto cita un parco inesistente, perché di fatto il progetto del Parco degli Iblei non è stato mai portato a termine.

Il Parco degli Iblei prevedeva il coinvolgimento di diversi comuni che non si sono mai messi d’accordo sulla realizzazione del progetto. Quindi di quale parco di parla?

Passano alcune settimane e qualche ragusano si accorge che la Vallata è stata sfregiata, privata cioè di molti dei suoi alberi e di buona parte della sua vegetazione. Velocemente si comincia a cercare di comprendere quello che sta accadendo.

Sul sito del comune si trova un file dove si spiega il “progetto” . Secondo l’attuale amministrazione, La Vallata versava in stato di “semi abbandono”, però nello stesso documento manca la precisazione che l’attuale amministrazione è la stessa di quella precedente. Una sorta di mea culpa?

Ad ogni modo, la Natura, come la vedono molti ragusani, non è necessariamente un’aiuola ordinata. La Natura è anche lasciare intatta la vegetazione e accontentarsi di piccoli sentieri che ci permetterebbero di godere dei benefici della verginità di un percorso naturalistico che attraversa la città.

E invece si vorrebbero spendere 7 milioni per “riqualificare” la zona, per piantare sì agrumi e ulivi, ma distruggendo l’equilibrio creatosi nei corso dei secoli.

Ancora una volta, la prepotenza dell’uomo va oltre tutto. L’uomo, ancora una volta, vorrebbe dimostrare di essere il padrone della terra, sfrattando animali, uccelli e insetti dal loro habitat.

Poi magari le farfalle le possiamo vedere dentro una serra di plastica, ornata con qualche pianta in vaso e qualche scovolino di plastica rossa facendo finta che sia un callistemon, come lo possiamo vedere in qualche centro commerciale culturale delle nostre città sempre più private della propria identità.

Najla Hassen