Cento percorsi, circa 30mila chilometri complessivi, luoghi più gettonati la Sicilia, il Trentino Alto Adige, la Toscana e l’Umbria. Sono i “cammini”, ovvero gli itinerari da fare a piedi che stanno entrando a pieno titolo nella cultura turistica europea.

E’ il risultato scaturito da uno studio condotto dall’Ente nazionale italiano turismo (Enit) e dal Touring Club, in collaborazione con Ipsos, presentato alla Borsa internazionale del turismo (Bit) di Milano.

Uno studio che pone l’accento sul turismo escursionistico, sul turismo itinerante svolto prevalentemente a piedi in contesti generalmente rurali o montani per motivazioni naturalistiche, religiose/spirituali o di benessere psicofisico.

Lo studio riporta anche i risultati di un’indagine demoscopica condotta tra il 15 agosto e il 15 settembre 2023 su campioni rappresentativi della popolazione italiana (1.000 casi), francese, inglese e tedesca (500 casi per Paese) con metodo CAWI.

In Italia sono stati stimati circa 3,6 milioni di praticanti (coloro che hanno già fatto un’esperienza di questa tipologia di turismo e che vorrebbero farla in futuro), in Francia 4,8 milioni, 5,6 in Germania e 7,1 nel Regno Unito. Per tutti questi mercati – dice la nota inviata a L’Informazione – il Paese preferito per una vacanza lenta è sempre l’Italia. Le regioni scelte dagli italiani vedono al primo posto il Trentino-Alto Adige (seguito da Toscana, Umbria e Sicilia), i francesi e gli inglesi la Sicilia (al secondo posto la Toscana) e i tedeschi la Toscana, seguita dalla Sicilia.

“Il turismo lento rappresenta – afferma il ministro del Turismo Daniela Santanchè – un segmento in forte ascesa che favorisce anche la sostenibilità soprattutto in termini di destagionalizzazione, decongestione dei flussi e creazione di nuove opportunità di lavoro. In più, è un modo di viaggiare che ben si sposa con l’enogastronomia, fattore identitario noto in tutto il mondo e dal fortissimo potere di attrazione per i turisti italiani e stranieri. Mettere a sistema i cammini come prodotto turistico, con loro specifiche identità e omogeneità, è una delle sfide che il governo si pone in ambito turistico. I cammini religiosi – su cui nell’ultima legge di bilancio abbiamo stanziato ulteriori 15 milioni, per un ammontare complessivo di oltre 19 –, costituiscono un’occasione preziosa in vista del Giubileo 2025, che vedrà arrivare oltre 30 milioni di turisti nella sola capitale. Un appuntamento, questo, che non deve farci trovare impreparati. Dobbiamo lavorare insieme (ministero, Regioni e gestori dei cammini) stabilendo una tabella di marcia di interventi in tema di percorribilità, segnaletica, servizi accessori e campagne di comunicazione mirate”.

“L’importanza di sviluppare il turismo legato ai cammini – commenta Ivana Jelinic, presidente e Ceo Enit – risiede nel fatto che questa forma di turismo offre un’esperienza unica, arricchente e sostenibile sia per i viaggiatori che per le comunità locali. I cammini sono un patrimonio culturale e spirituale di inestimabile valore e permette di promuovere la conservazione e la valorizzazione di percorsi storici e culturali”. 

“Questa ricerca sul turismo escursionistico, che Touring Club Italiano auspica di poter aggiornare nei prossimi anni ampliando il numero di cammini analizzati, permette di prendere sempre più consapevolezza dell’importanza di questo tipo di turismo, relativamente giovane per il nostro Paese, ma che ha avuto un forte impulso a partire dalla pandemia quando, a un nucleo consolidato di praticanti, si sono aggiunte tante altre persone, spinte dal bisogno di contatto con la natura e dal desiderio di conoscere l’Italia sotto un diverso punto di vista. L’attività di ricerca e la recente certificazione ‘Cammini e percorsi’ rappresentano l’impegno concreto del TCI per un turismo sempre più sostenibile” dichiara Giulio Lattanzi, Direttore Generale del Touring Club Italiano. 

Nella foto: un itinerario siciliano in cui si pratica il turismo lento, il Cammino

Redazione