“Giustizia è fatta e la Verità trionfa sempre!”. Con questa frase l’ex magistrato Antonio Ingroia, pubblico ministero dei casi più scottanti degli ultimi trent’anni (processo Trattativa, Dell’Utri, Rostagno e tanti altri), commenta sui Social l’assoluzione “con formula piena” della Corte d’Appello di Palermo rispetto alle accuse di “gestione allegra” che gli erano state rivolte in merito alla carica di amministratore della società Sicilia e-servizi, partecipata dalla Regione, al vertice del quale Ingroia era stato nominato dall’ex presidente della Regione Rosario Crocetta. 

L’ex magistrato ha sempre professato la sua innocenza, definendo “ridicoli” gli addebiti che gli sono stati mossi da sette anni a questa parte, e aggiungendo di essere “finito nel tritacarne” per la sua azione moralizzatrice intrapresa prima come magistrato, poi come amministratore di una società che in passato aveva brillato per la sua condotta non proprio trasparente.     

“Innanzitutto voglio ringraziare – scrive Ingroia, che dopo avere abbandonato la magistratura per “i molteplici attacchi arrivati da pezzi dello Stato soprattutto per il processo Trattativa”, fa l’avvocato penalista – i Giudici della Corte d’Appello di Palermo che con una approfondita e attenta istruttoria dibattimentale hanno permesso alla verità dei fatti di affermarsi e che con serenità ed equilibrio hanno pronunciato questa sentenza di assoluzione con formula piena nei miei riguardi che ha cancellato ogni menzogna e calunnia diffusa in questi anni sul mio conto”.

“Finalmente – prosegue l’ex Pm – si riafferma la verità, e cioè che negli anni in cui ho guidato la società Sicilia Digitale l’ho fatto in modo pienamente legittimo, trasparente, serio ed efficace facendo risparmiare ai siciliani svariate decine di milioni di euro perché ho portato i costi della società da punte di cifre astronomiche da cento milioni l’anno fino ai sette milioni della mia gestione”.

“In quegli anni – dice Ingroia – ho denunciato gli sprechi e le precedenti cattive gestioni che avevano prodotto quel disavanzo che aveva fatto definire, prima del mio arrivo, la società come un ‘carrozzone mangiasoldi’ e l’ho salvata dal disastro che avrebbe coinvolto tutti i servizi pubblici siciliani trasformandola in una società sana e strategica per la Sicilia”.

“Mi sarei atteso quanto meno un ‘GRAZIE’ – puntualizza il Pm del processo Trattativa -, invece mi sono trovato investito da una valanga di accuse del tutto infondate, e qualcuna persino ridicola, dalle quali mi sono dovuto difendere per anni e che sono state oggetto di un indegno sciacallaggio politico-mediatico, ma che oggi vengono spazzate via grazie a questa giusta sentenza della Corte d’Appello di Palermo”.

“Quel che conta – conclude – è che giustizia è fatta e la verità alla fine trionfa, e perciò mi auguro che quegli organi di stampa che tanto rilievo diedero alle accuse contro di me prima che venissero confermate da una sentenza, oggi diano come minimo lo stesso rilievo a questa sentenza di assoluzione con formula piena emessa ‘in nome del popolo italiano’ che quelle accuse ha totalmente smentito. Alla fine di questi anni di gogna mediatica, come minimo mi aspetto delle scuse”.

Nella foto: l’ex Pm Antonio Ingroia

Redazione