“Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo”. A scriverlo era Salvatore  Quasimodo, colpito dall’atrocità della seconda guerra mondiale. La sua è un’accusa senza appello alla natura umana, sopraffatta dall’istinto primordiale di uccidere e sterminare i propri simili.

“T’ho visto – scrive ancora il poeta – eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri”.

La scienza non ci ha reso più buoni: ha semplicemente migliorato le nostre condizioni di vita senza scalfire l’atavico istinto alla sopraffazione di chi ostacola il nostro desiderio di potenza. L’illusione che terribili ordigni potessero controllare l’istinto alla distruzione del nemico è svanita per sempre nel corso di questi due ultimi anni. Il fantasma della guerra nucleare è ricomparso: il mondo si riarma in fretta per non farsi trovare impreparato. E corre a riempire gli arsenali, dirottando le risorse dai veri bisogni della gente.

L’umanità si credeva adulta, responsabile, dialogante, governata dal buon senso, con la mediazione della diplomazia e degli organismi internazionali. Ma si riscopre, in questo fine 2023, fragile, arrogante, prevaricante, cattiva, come quando il fratello disse all’altro fratello: “Andiamo ai campi”. Si sentiva protetta da una nuova moralità che porta in guerra a distinguere il soldato dal civile, il combattente dalla popolazione inerme. Invece, si riscopre identica a sé stessa, perché in guerra la morale non esiste e la regola è una sola: la sopraffazione totale del nemico.

E, dopo quella tra Russia e Ucraina, oggi una nuova guerra si è accesa in Medio Oriente. Israele e i palestinesi di Hamas hanno iniziato a spararsi e si preparano alla violenta resa dei conti. Il massacro ha avuto inizio con stragi di innocenti da ambo le parti. Niente più dialogo! Niente buon senso in una regione del mondo dove ragione e torto rimangono inseparabili, mentre l’Onu mostra i limiti di una organizzazione bloccata dai reciproci veti.

Puntuale è ritornata la barbarie con stragi e delitti orribili, massacri di bambini senza colpa che dovrebbero giocare e non morire. La religione è utilizzata per giustificare il diritto a scatenare l’inferno, come se l’unico Dio potesse schierarsi a difesa degli uni o degli altri, come se le guerre generate dagli uomini potessero essere giuste. E la verità scorre celata sotto la nube delle rispettive propagande.

Chi crede ancora nella forza dell’amore è servito. Chi confida nell’amore come chiave che apre tutte le porte, quella che rende teneri i cuori e incatena gli altri sentimenti, si tiri pure i capelli. Non è vero che l’amore intenerisce e produce il perdono. E se crea l’armonia nelle relazioni umane è tra individui e Stati che non hanno interessi divergenti. Non ha la forza di bandire il sospetto, di ingabbiare l’odio e disarmarlo. Forse è capace di dipingere di colori il mondo e di riempire di speranza la vita. Ma l’odio verso il nemico ci acceca e ci rende violenti.

A quanto pare, è l’interesse il vero motore del mondo e non l’amore, come ingenuamente qualcuno  ancora spera: l’interesse a stare meglio, a conquistare nuove ricchezze e potere, ovviamente.

Il possesso di nuovi territori diventa l’obiettivo primario e lo si camuffa, giustificandolo a volte anche in modi infantili, come fa il lupo con l’agnello nella bellissima e sempre attuale favola di Fedro, per il principio che ogni aggressione deve essere poi giustificata dinanzi agli occhi del mondo e dei popoli aizzati a combattere.

Scriveva il buon Manzoni a conclusione del suo capolavoro che l’uomo, fin che sta in questo mondo, è come un infermo che si trova su un letto scomodo e vede intorno a sé altri letti, ben rifatti su cui si immagina che si debba stare benone. Ma se gli riesce di cambiare, anche a costo di qualche energica spallata, appena s’è accomodato nel nuovo, comincia a risentire sofferenza e disagio, per ritornare insomma al punto di prima.

“E per questo – conclude lo scrittore – si dovrebbe pensare a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio”.

Già, lo si dovrebbe pensare. Ma solo i santi ci riescono, perché l’uomo, oltre ad avere sete insaziabile di nuove ricchezze e illimitato potere, è anche insoddisfatto cronico di quanto possiede. Ciò genera la sua incapacità a emanciparsi dalla violenza ed è fonte di rovina per lui e per il mondo.

Nino Pulvirenti