Ci sono giornali che non vanno mai in vacanza pur concedendo le ferie ai propri redattori, e ci sono giornali che sono costretti ad andarci pur non concedendo un solo giorno di ferie a chi ci lavora. La frase, apparentemente contraddittoria, vuole cercare di spiegare perché un giornale come L’Informazione, che dal 2016 si è concesso pochissimi “vuoti”, nelle ultime settimane è stato costretto a segnarne uno piuttosto vistoso, pur registrando un apprezzabile numero di accessi sugli articoli pregressi, che hanno raggiunto il culmine con il pezzo che qualche tempo fa abbiamo scritto su Giovanni Lodetti, campione indimenticabile del grande Milan di Gianni Rivera e di Nereo Rocco, che in questi giorni è venuto a mancare. Lo facciamo per quel “patto d’onore” che fin dall’inizio abbiamo stipulato coi nostri lettori.  

Negli ultimi tempi (assieme a chi collabora alla formazione di questo giornale) sono stato immerso in una delle operazioni culturali più belle e avvincenti che abbia mai portato avanti nei quattordici libri che ho scritto finora: la stesura di un nuovo volume che fra breve vedrà la luce. Ebbene: questo volume mi ha tolto il sonno per il totale coinvolgimento psicologico ed emotivo che ha avvolto un’opera su uno degli artisti più poliedrici e geniali vissuti nel periodo a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento: Nino Martoglio, personaggio con una biografia incredibile, come la sua vita e la sua morte. Le trecentocinquanta pagine del libro si soffermano su quest’ultimo aspetto, pur illustrando moltissimo il primo. Questo come antipasto, poiché deve ancora uscire il film-documentario che sto realizzando assieme al regista Fabio Fagone. Ma questa è un’altra storia.

Ritratto di Nino Martoglio. Sopra: la copertina (compresa di retro) del libro di Luciano Mirone, “Il Caso Martoglio. Un misfatto di Stato alla vigilia del fascismo” (L’Informazione)

Il titolo, “Il caso Martoglio”, con un sottotitolo più esplicito, “Un misfatto di Stato alla vigilia del fascismo”, con quella copertina realizzata dall’artista Tony Carciotto  (tre pupari che dall’alto tirano i fili di un cadavere disteso sul pavimento) sintetizzano, a parere di chi scrive, l’essenza del lavoro svolto, per il quale sono stati necessari anni di studio, di ricerche e di indagini in tutta Italia, per approfondire la mai provata vicenda del decesso causato dalla “caduta accidentale nella tromba di un ascensore” (secondo la versione ufficiale), ma anche la brillantissima biografia di Martoglio, che bisogna assolutamente conoscere per capire un lavoro come questo.

Commediografo, poeta, fondatore della splendida epopea del teatro siciliano di Grasso e di Musco che ha furoreggiato il tutto il mondo, maestro di palcoscenico nientemeno che di Luigi Pirandello, pioniere del cinema “muto” che ha ispirato il neorealismo di Visconti, De Sica e Rossellini, Nino Martoglio è stato anche un giornalista corrosivo che col suo settimanale D’Artagnan, per oltre un decennio, ha messo alla berlina i conservatori catanesi, ed anche un socialista intransigente, seguace di quel Giuseppe De Felice che per vent’anni è stato sindaco di Catania cambiando letteralmente il volto della città. Non a caso, all’inizio del  Novecento, Catania si è guadagnata l’appellativo di “Milano del Sud”.

Ma per comprendere compiutamente una storia così complessa, bisogna ricostruire il contesto storico, politico, economico e culturale di quegli anni. Per approfondire quest’ultimo aspetto è stata necessaria la consultazione di tanti libri e di tanti esperti delle varie materie.

Ecco perché questo giornale (che edita il libro), fra modifiche di titoli, correzioni di bozze, scelta delle foto, stesura della copertina, impaginazione e tanto altro, è stato costretto a prendersi una “vacanza lavorativa” di qualche settimana, di cui chiediamo scusa ai nostri lettori. Speriamo che ne sia valsa la pena. 

Luciano Mirone