80 anni fa, nell’agosto 1943, venti giorni prima dell’armistizio di Cassibile, Calatabiano e Castiglione di Sicilia, in provincia di Catania, furono teatro dei primi crimini perpetrati dai nazisti al di fuori dello scontro armato.

A Calatabiano uccisero un quindicenne, Carmelo Quagliata, figlio del capostazione del luogo; a Castiglione compirono una strage di civili inermi.

Carmelo Quagliata, trucidato dalla furia nazista. Sopra: la lapide con la quale vengono ricordati i 16 cittadini dall’esercito hitleriano

Entrambi i crimini furono commessi quando gli Alleati, sbarcati in Sicilia il 10 luglio e proseguendo nell’occupazione dell’Isola, si dirigevano verso Messina, mentre i tedeschi si affrettavano a ritirarsi e attraversare lo Stretto prima di loro.

A Calatabiano avevano preso di mira e saccheggiato varie volte la dimora solitaria del capostazione, Angelo Quagliata, il quale con la famiglia aveva trovato rifugio in campagna. Carmelo, il figlio quindicenne, tuttavia, di tanto in tanto andava a controllare se per caso non ci fossero visite indesiderate.

La mattina del 12 agosto il ragazzo ha la sfortuna di trovare in casa alcuni tedeschi intenti a razziare e, temerariamente, punta loro la pistola che portava con sé. All’inizio i militari alzano le mani e si allontanano, subito dopo fanno ritorno e afferrano Carmelo, il quale, riposta l’arma e convinto di essersi liberato dal soldati di Hitler, era intento a mettere in salvo e portare con sé alcuni oggetti.

Lascia senza fiato la cronaca del giornalista Filippo Condorelli pubblicata sul “Corriere di Sicilia”: “Sequestrato dai tedeschi ch’egli trovò nella sua abitazione, venne da questi condotto in un vicino campicello, ove fu visto da due ragazzi del paese lavorare sotto la stretta sorveglianza dei militari teutonici. Di lì a poco un amico del padre avvertiva lo sparo di tre colpi d’arma da fuoco, ma non supponeva che essi fossero diretti contro il figliuolo dell’amico. Questi, reso edotto dell’accaduto, si recava a conferire con un ufficiale tedesco, dal quale riceveva le più formali assicurazioni che il giovanotto non correva alcun pericolo: quanta falsità e ipocrisia! … Egli era stato già barbaramente trucidato! I tedeschi, ormai datisi alla fuga, andarono via così da Calatabiano, mentre due giorni dopo vi entravano gli inglesi”. L’episodio sconvolse la comunità di Calatabiano e quella di Sant’Alessio, paese d’origine dei Quagliata, nel cui cimitero riposa Carmelino.

Nello stesso 12 agosto si scatenò la furia nazista anche a Castiglione di Sicilia. Una trentina di soldati della Panzerdivision Hermann Goring in ritirata, entrano in paese su un carrarmato e senza una ragione apparente, come per semplice gioco omicida, cominciano a sparare contro le case e le persone che si trovano per le strade.

16 cittadini rimangono uccisi: Nicolò Camardi, Francesco Cannavò, Giuseppe Carciopolo, Antonino Celano, Nunzio Costanzo, Giovanni Crifò, Giovanni D’Amico, Francesco Di Francesco, Salvatore Di Francesco, Giuseppe Ferlito, Vincenzo Nastasi, Salvatore Portale, Santo Purello, Giuseppe Rinaudo, Carmelo Rosano, Giuseppe Seminara. Venti sono i feriti e 200 gli ostaggi rinchiusi in un ovile e guardati a vista.

Una delegazione, costituita da un capitano del luogo, Vittorio Tuccari, dall’arciprete Giosuè Russo, e dalla suora Anna Maria Casini – pronta ad offrire la propria vita in cambio della liberazione dei cittadini imprigionati – condusse una lunga e drammatica trattativa. L’ufficiale tedesco continuava a minacciare la fucilazione, asserendo che cinque soldati tedeschi erano stati uccisi dai civili, senza però specificare il luogo. Alla fine, il capitano tedesco si ritiene soddisfatto dall’offerta di un camion di viveri approntato dal collega italiano e alle 6 del 14 agosto gli ostaggi vengono rilasciati.

Delle tragedie di Castiglione e Calatabiano non si è parlato mai abbastanza. Si deve al presidente Azeglio Ciampi se nel 2002 ne ha ufficializzato il ricordo conferendo la medaglia al valor civile al Comune di Castiglione.

Per Calatabiano una benefattrice, Ida Bonfiglio, tiene viva la memoria di Carmelo Quagliata con una borsa di studio per alunni meritevoli e con l’intitolazione, si spera imminente, di una via del paese.

Giuseppe Fumia