Gentile signora Marina Berlusconi, le scriviamo nel giorno del trentunesimo anniversario della strage di via D’Amelio, perché, fra le tante cose che stanno capitando in occasione di questa ricorrenza, le sue esternazioni ci colpiscono particolarmente. Non perché non siamo abituati a quei contenuti (è da un trentennio che sentiamo la stessa musica contro i giudici “politicizzati” o “comunisti”), ma perché pensavamo che la scomparsa di suo padre fosse l’occasione per mettere la parola fine alla cattiva abitudine di attaccare i magistrati “colpevoli” di indagare su un politico. Ci siamo sbagliati.

È bastata una nuova indagine su Marcello Dell’Utri e sui “mandanti esterni” delle stragi del 92-93, con relativa perquisizione dell’appartamento dell’ex numero uno di Publitalia, per portarla a gridare allo scandalo. Ci chiediamo perché tanta indignazione se l’inchiesta non riguarda suo padre, ma il suo principale collaboratore, perché rompere il consueto aplomb se nessun magistrato ha ordinato perquisizioni nelle abitazioni o negli uffici del suo defunto genitore?

Soprattutto ci interroghiamo sul perché di tanta acredine nei confronti della magistratura, se Silvio Berlusconi – come si dice unanimemente negli ambienti a lui vicini – era un uomo probo. Perché non spalancare le porte e le casseforti e dire ai magistrati, accomodatevi, fate serenamente il vostro lavoro? Invece dopo un trentennio si preferisce gridare allo scandalo, “fare quadrato”, evocare il concetto di “accanimento giudiziario”, come se nel frattempo la morte non avesse estinto tante cose. Invece ci accorgiamo che è tutta un’illusione: la nuova stagione politica basata sulla normale dialettica fra poteri, che pensavamo si fosse instaurata dopo il decesso del Cavaliere, non c’è. Speravamo in Mediaset come azienda finalmente libera dai fantasmi del passato, e invece abbiamo la conferma che non è così.

E’ vero: c’è un berlusconismo senza Berlusconi, come c’è un Andreottismo senza Andreotti o un craxismo senza Craxi. È il virus dell’illegalità diffusa che da una sessantina di anni è stato inoculato a questo Paese e lo corrode sempre di più.

Gentile signora Berlusconi, se si fosse trattato di scandali sessuali tirati fuori dopo la morte del suo illustre genitore, avremmo partecipato al coro di indignazione, ma si tratta di eventi che hanno squassato e condizionato la vita di una intera Nazione. Su questi eventi è necessario fare completa chiarezza anche nell’interesse del suo caro papà.

È vero che non tutti i magistrati fanno pienamente il loro dovere, ma siamo convinti che la maggior parte di essi opera correttamente. Non è demonizzando una categoria che si possono stabilire certe verità. Vogliamo abolire l’autonomia dei magistrati o addirittura l’intero potere giudiziario?

Uno Stato di diritto è tale se rispetta ciò che circa tre secoli fa teorizzò un certo Montesquieu: “Non vi è libertà se il potere giudiziario non è separato dal potere legislativo e da quello esecutivo. Se esso fosse unito al potere legislativo, il potere sulla vita e la libertà dei cittadini sarebbe arbitrario, poiché il giudice sarebbe al tempo stesso legislatore”.

Almeno su questo, signora Berlusconi, credo che siamo d’accordo. La strada maestra non è quella di attaccare i giudici anche post mortem, ma di favorire le indagini affinché anche sulle persone care non resti il minimo sospetto. Almeno secondo noi.

Sopra: il fotomontaggio di un giornale vicino alla destra che ritrae Marina Berlusconi e la prima pagina della testata

Luciano Mirone