A pochi giorni dalla celebrazione del 25 Aprile 2023, appena trascorso, che senza se e senza ma, è come ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la giornata spartiacque storica, che ci deve ricordare la Liberazione dell’Italia dai regimi nazifascista grazie alla Resistenza sulla quale si fonda la Costituzione, pilastro fondamentale di una Democrazia seppur incompiuta ancor oggi, e a poco meno di un mese dal voto delle prossime elezioni comunali di Belpasso, che si terrano il 28-29 Maggio prossimo, mi corre il curioso piacere di regalare inopportune ed indesiderate riflessioni su quanto sta accadendo in questa ridente cittadina alle pendici dell’Etna, adagiata dolente ai margini del Parco Naturale, in lotta perenne, contraddittoria e ad intermittenza fra attivismo, indolenza e lagna, esposta al sole che la riscalda generosamente a costo zero, dall’alba al tramonto senza soluzione di continuità, ed alle ombre allungate e minacciose sul centro urbano, che lo oscurano ormai da decenni, per l’inadeguata gestione amministrativa e la qualitativamente mediocre rappresentanza politica, senza distinzione alcuna fra irriducibili veterani e presuntuosi neofiti, ovviamente tutti insieme espressione genuina della fauna umana locale chiamata alle urne.

Perché citare un avvenimento così importante per l’Italia ed accostarlo alle elezioni locali del Comune di Belpasso?

Non tanto perché ci aspettiamo una Liberazione dal regime politico locale che consolida il potere dei personaggi che hanno scelto di identificare la propria esistenza in un ruolo politico amministrativo e/o consigliare e/o di sottobosco manageriale, quanto perché si fa fatica a capire i cambiamenti di casacca, le trasformazioni di posizione dell’ultimo momento, l’apparente abiura di comportamenti individuali  che li avevano sino a ieri classificati in maniera inequivocabili in un certo modo rispetto ai temi, alle scelte, alle soluzioni.

E qui non scomodiamo fatti importanti ed indelebili come la caduta del muro di Berlino, la disgregazione dell’URSS, la crisi dell’UE, l’intelligenza artificiale, la rivoluzione 4.0, la diffusione del coronavirus, la separazione fra Illary Blasi e Francesco Totti o il bacio fra Fedez e Rosa Chemical.

Stiamo parlando di lente transumanze calcolate nel tempo e di iperbolica proliferazione di liste che possono spiegarsi soltanto con la forza d’attrazione delle amicizie improvvisamente ritrovate e dei rapporti di parentela improvvisati e ravvivati da un sorriso d’occasione, che vanno al di là delle superate ideologie scioltesi forse per la forza naturale dei cambiamenti climatici e delle convinzioni fluide proprie di una comunità dondolante ed oscillante che ha assunto il precario ed il temporaneo come àncora di salvezza opportunistica per sopravvivere nel tedio degli inverni rigidi e grigi, nonché, delle estati soffocanti e ripetitive, che si alternano gli uni e le altre, senza speranza di risveglio se non cadenzati dalle celebrazioni nuziali che immancabilmente resistono ancora, nonostante tutto e tutti, poco più durevoli delle mozzarelle casarecce della buon’anima di Don Fulippu u capraru.

Ora, a sentire i tanti potenziali elettori, ci si scandalizza, da un lato, e non capisce, dall’altro, di come le carte si siano mischiate.

Di come centro, sinistra e destra, volendo essere manichei, si siano rimescolate e posizionate, apparentemente a caso o per opportunismo in tutte le liste che sostengono i vari candidati a Sindaco.

Di come esponenti storici e consiglieri non più di primo pelo dell’area progressista, siano presenti in alcune liste che fanno parte delle coalizioni considerate, a torto o a ragione, di centro destra.

Cosa significa essere di destra e di sinistra oggi a Belpasso?

Non so cosa ha pensato chi si è posizionato in una delle due coalizioni “battezzate” di centro-destra o di destra-centro, sin dalle fasi preelettorali o chi è rimasto isolato, e non sempre in buona compagnia, a sostenere gli altri due candidati che corrono, appoggiati ciascuno da una sola lista che si richiama rispettivamente ai “vaffanculisti” ed ai “vetero cattocomunisti”.

Ritengo che per fare politica non basti più agganciarsi al traino dei padrini e protettori regionali, che hanno affollato la presentazione ufficiale dei candidati e presenziato alle inaugurazioni dei comitati elettorali ma occorre pesare adesso le parole, esporre i programmi non ancora disponibili, e poi realizzare fatti concreti, cammin facendo, ciascuno nel suo ruolo istituzionale: sindaco, assessore e consigliere comunale.

Non faccio come Nanni Moretti nel suo film “Aprile” quando invocava D’Alema a reagire, a dire qualcosa di Sinistra mentre Berlusconi a briglie sciolte attaccava la magistratura nel salotto di Bruno Vespa.

Ma mi limito solo a pensare a voce alta che tutti coloro che pensano di presentarsi come testimoni della socialdemocrazia locale, debbano dire e fare, in piena autonomia, poche cose essenziali per far avviare un nuovo processo di cambiamento che avvicini gli elettori alla politica attiva affinché sfruttino l’opportunità democratica di scegliere i loro rappresentanti non sulla base delle amicizie, delle parentele, del bieco opportunismo ma in forza di adeguate e comprovate qualità trasversali come competenza, capacità, correttezza, trasparenza, indipendenza di pensiero e di azione, solidarietà, sussidiarietà.

E l’invito che rivolgo a tutti coloro che si candidano nelle varie liste e coalizioni non è tanto di dichiararsi, per la gioia dei conformisti e degli omologati, antifascisti, neofascisti o afascisti, perché sono certo che se avessero potuto, anche chi oggi si fa appoggiare dal partito Fratelli di Italia, avrebbero preso parte alla Resistenza e partecipato convintamente alla scrittura della Carta Costituzionale Italiana, ma di concretizzare con la loro testimonianza quotidiana i principi di efficienza, solidarietà, tolleranza, accoglienza, collegialità, inclusione, uguaglianza e giustizia economica, lotta al lavoro nero e precario, lotta all’inefficienza delle pubbliche istituzioni, attenzione e tutela per gli emarginati ed i deboli, garanzia dei diritti civili ed umani, della diversità religiosa, linguistica, geografica, di genere, che sono patrimonio inestimabile delle fedi religiose ecumeniche e libere, del socialismo democratico, del liberalismo sociale ed economico, dell’ambientalismo, come attestato da chi ha prefigurato un diverso ordine sociale e naturale, come Piero Calamandrei, Adriano Olivetti, Ernesto Rossi, Alexander Langer, Altiero Spinelli, Jorge Bergoglio, Pepe Mujica.

Quindi, vorrei sentire parlare a voce alta d’impegno a realizzare quanto segue:

  1. Scuola di formazione politica per preparare i cittadini ed i candidati alla gestione della cosa pubblica;
  2. Partecipazione attiva delle donne come candidate a Sindaco e Vicesindaco;
  3. Nomina assessori, delegati e manager nelle aziende municipalizzate al di fuori degli eletti e delle proprie liste perché il Sindaco è di tutti e non solo di quelli che l’hanno eletto;
  4. Lotta incessante contro il lavoro nero e contro lo sfruttamento dei lavoratori in tutti i settori economici, dall’agricoltura sino alle libere professioni;
  5. Lotta mirata ed organizzata contro l’evasione e l’elusione fiscale delle tasse e delle imposte locali;
  6. Riorganizzazione dei disastrati uffici amministrativi e tecnici con risorse umane motivate, competenti ed aggiornate;
  7. Indire un bando pubblico nazionale ed europeo per la redazione del Piano Urbanistico Generale (PUG) con caratteri e principi orientati all’Ecologia ed all’Economia Circolare;
  8. Costituzione di un Istituto di Credito Belpassese per favorire insieme ai Fondi Europei il rilancio sociale economico del territorio etneo.

Concludo con le parole della segretaria del PD, Elly Schlein che possono essere assunte come riflessioni miliari da tutti coloro che, presenti nelle varie liste a sostegno dei quattro candidati a Sindaco, condividono, al di là degli steccati ideologici ereditati, per fortuna abbattuti seppur senza aver fatto prima chiarezza storica, principi sani di convivenza civile:

“Sta emergendo una nuova consapevolezza nella società e soprattutto nelle giovani generazioni.

C’è una mobilitazione europea che tiene insieme la giustizia sociale e la giustizia climatica, passando per la dignità del lavoro, contro lo sfruttamento e il precariato e per l’uguaglianza nei diritti, nelle opportunità di partenza.”

                Ecco, ricordiamoci che anche Belpasso fa parte dell’Europa, così come la Sicilia.

Anche senza il ponte sullo stretto ma con tanti altri ponti di solidarietà umana ed economica.

Nella foto: il Giardino comunale Nino Martoglio di Belpasso (Catania)

Enzo Victorio Bellia