Antonio Cirasa, in arte “CA 104”, è un giovane cantautore nato a Catania il 26 Febbraio del 1999,  e residente ad Avola in provincia di Siracusa. Antonio inizia a cantare a 13 anni esibendosi con la scuola in diverse manifestazioni locali.

Inizia a studiare canto a 17 anni presso la scuola di musica “Spazio Arte” con l’insegnante Ilenia Di Stefano. Nel maggio 2022 esce il suo primo singolo intitolato “Per uno come me”, cui ne farà seguito un secondo, “Non sei solo”. uscito il primo Gennaio 2023.

Ha raggiunto il terzo posto al festival di Mascalucia 2022, stesso risultato anche al concorso musicale Amigdala, è stato semifinalista al concorso “Premio Eleonora Lavore” e vincitore del premio della critica al concorso musicale “Canto dell’isola Fest”.

Con la sua musica vuole essere “la voce di chi non ne ha, di tutti coloro che si sentono in ritardo nei confronti di un mondo che corre e sempre più spesso ci si ritrova a sentirsi esclusi o non abbastanza”, perché “solo partendo da ciò che ci ha fatto stare male, solo partendo dal nero si può raggiungere una nuova luce ed una nuova consapevolezza”.

Antonio, perché sei diventato un cantautore e cosa ti spinge a coltivare questa passione?

Ho iniziato a scrivere poesie anni fa. Successivamente mi sono reso conto che quei versi che io chiamavo poesie, sono state da sempre canzoni. Mi ha spinto la voglia di fare musica, di cantare. La musica per me è ossigeno, se non ce l’ho non riesco ad andare avanti. Mi serve a mettere ordine al caos che ho dentro. È un’esigenza personale ma spero che attraverso le mie canzoni, attraverso le mie emozioni e la vita che racconto, molta gente possa sentirsi compresa.

Quanto c’è della tua vita nelle tue canzoni?

Tanto. Il punto di partenza è l’esperienza, ciò che succede, magari non direttamente a me. Molte delle cose che racconto partono da me, ma mi piace raccontare situazioni che magari non ho vissuto direttamente, mi stimola entrare dentro i problemi degli altri, capire e, mi auguro, trovare un modo per aiutare gli altri. Questa secondo me è la motivazione principale che dovrebbe spingere a fare musica e, personalmente, ha anche un fine terapeutico che mi aiuta a superare molte situazioni difficili.

Quali le passioni e le “muse ispiratrici”?

Riguardo ai testi, cerco di avere una mia identità che scaturisce, appunto, dalle mie esperienze. Riguardo alla musica, ascolto vari generi, come ad esempio il pop italiano, il rock americano e italiano. Apprezzo molto i cantautori italiani come De André, Battisti, Dalla, De Gregori, Vecchioni, Bertoli, Venditti e molti altri. Fra i contemporanei, Ermal Meta, Ultimo, Moro, Gabbani e qualche altro. Ma c’è un artista in particolare che mi ha spinto a inseguire il sogno della musica: Mia Martini. Quando ho conosciuto la sua storia mi sono innamorato follemente di lei, come artista, ovviamente, ma soprattutto come persona. Mi ha colpito particolarmente e mi ha fatto riflettere la drammatica circostanza in cui si è trovata. Deve essere stato difficile per lei trovare la forza di continuare, nonostante l’ambiente che la circondava. Purtroppo spesso non si comprende fino in fondo quello che di bello possono donarti alcune persone. Mimì è stata vittima di questa cecità. Non è stato capito il suo valore, mi è dispiaciuto moltissimo e mi ha fatto anche tanto arrabbiare apprendere che l’ignoranza di molti sia stata la causa di una perdita prematura così importante.

C’è un periodo della giornata in cui ti senti ispirato in modo particolare oppure comporre musica può avvenire in qualunque momento della vita?

Di solito la sera. Ma credo che possa avvenire in qualsiasi momento.

Quando finisci di completare un brano, quali emozioni provi?

Sono felice del fatto che una parte di me sta per essere consegnata agli altri e mi piace pensare di poter aiutare le persone a superare i propri demoni e ad accettarli attraverso la mia musica.

CA 104 è la legge quadro che tutela le persone handicappate in Italia ed è anche il tuo nome d’arte. Senti l’urgenza di abbinare questo dono meraviglioso che possiedi con la tua condizione fisica?

È una parte di me e mi piace ironizzare sulla mia condizione (CA 104 in dialetto mi fa ridere) e ridere dei propri problemi è il miglior modo si affrontarli. Le persone hanno mille sfaccettature.

Perché Pierangelo Bertoli viene ricordato in rare occasioni e non viene fatto conoscere dai più giovani?

Perché non è facile da comprendere e, nella maggior parte dei casi, i giovani oggi cercano musica semplice. Io l’ho vissuto/conosciuto anche attraverso ciò che si trova in rete, non posso non ricordarlo.
Credo non sia facile presentarlo ai giovani perché non tutti probabilmente capirebbero e forse non sono nemmeno interessati a comprendere.

Affermi che le tue canzoni prima erano poesie. Ma qual è secondo la tua opinione il confine tra le due forme artistiche? Come riesci sempre ad adattare i tuoi versi alla musica?

Credo che la differenza tra musica e poesia sia molto sottile, la musica è l’arte che meglio di tutte le altre abbraccia la poesia. Diciamo che personalmente la poesia è il modo che ho di tirare fuori il caos che ho in testa la musica serve a dargli un’armonia. Non sempre riesco a far entrare tutti i versi che scrivo nelle canzoni, dipende molto dal genere che vuoi fare, mi è capitato di dover fare una scrematura delle parole, tuttavia finché il messaggio che avevo in testa rimane, beh allora non è un problema.

Attraverso l’arte della musica manifesti anche il bisogno d’amore, il desiderio di una donna che vorresti tutta per te. Come mai in una società apparentemente progredita, vi sono ancora dei tabù verso questo tema e occorre ancora fare capire, anche tramite la musica, il concetto di affettività relativo ai disabili?

Credo che bisogna avere fiducia in un rapporto che sia con una donna o con chiunque. Nel caso dei rapporti con le ragazze, beh per esperienza posso dirti che esistono anche le ragazze intelligenti e hanno la capacità di andare oltre i limiti. Credo che non sia una questione di educazione ma bisogna lasciarsi conoscere fino in fondo, e i limiti saranno solo un dettaglio.

Ma vi sono degli aspetti della vita di Antonio Cirasa che vorresti migliorare (a prescindere dall’ambito poetico/cantautorale)?

Vorrei essere meno paranoico.

Paranoico? Perché lo pensi?

Perché tendo spesso ad ingigantire il problema.

E negli altri cosa cambieresti?

Mi piacerebbe che le persone fossero più sensibili rispetto al dolore degli altri. E forse smetteremmo di farci la guerra.

Secondo il tuo parere, cosa gli altri non hanno ancora capito del mondo delle persone con disabilità? Cosa non ha capito il disabile stesso del proprio “limite”?

Secondo me le persone sbagliano nel definirci speciali, ognuno di noi è unico a prescindere dai problemi.
Mentre per quanto riguarda chi vive la disabilità, credo che la cosa migliore da fare sia ridere dei propri limiti in modo da non renderli un ostacolo per se stessi e per gli altri.

Le persone cosiddette “normali”, al loro primo approccio con la persona disabile, si rivolgono dando del “tu”. Come giudichi questo atteggiamento considerando che la persona con handicap può anche essere più avanti con l’età e/o magari ha un titolo scolastico superiore?

Credo che il ‘tu’ non sia un problema, ci sono molti modi di portare rispetto alla gente, a prescindere dall’età e dai suoi problemi. Credo che sia un convenevole che è ormai diventato abitudine. I titoli e l’età devono essere motivo di rispetto ma non per forza lo si deve dimostrare dando del ‘lei’. Credo piuttosto che la più grande forma di rispetto sia far star bene le persone che ti circondano.

Stai registrando il tuo nuovo singolo. Quali le emozioni che provi in una sala d’incisione, rispetto ad una esibizione in pubblico?

Quando canto mi emoziono sempre tantissimo ma è chiaro che sono due contesti diversi. Sono due tipi di felicità diverse. Quando sono in studio sono felice perché sto scrivendo un pezzo della mia storia artistica. In pubblico sono felice perché condivido con loro una parte di me. Sono felice di poter aiutare attraverso la musica.

Quindi si va avanti con la speranza che il sogno diventi realtà. Antonio, viaggiando con la fantasia, con quale cantautore ti piacerebbe duettare?

È difficile scegliere ma ti dico Fabrizio Moro, Ermal Meta e Ultimo. È chiaro che sono tantissimi.

Arcangelo Gabriele Signorello