“Oggetto: Richiesta urgente di attenzione giornalistica sulla drammatica vicenda del Testimone di Giustizia palermitano Angelo Niceta, che dallo scorso 4 maggio sta conducendo uno sciopero della fame ad oltranza”.

Ad inviare questa lettera al sottoscritto è uno dei maggiori e più documentati attivisti del movimento antimafia, Manfredo Gennaro, impegnato quotidianamente per il ristabilimento di tante verità insabbiate (dalla Trattativa Stato-mafia alla sparizione dell’Agenda rossa di Paolo Borsellino). Oggi Manfredo ha preso carta e penna affinché si faccia luce su questo “ennesimo insabbiamento”: il caso di Angelo Niceta, non più rinviabile, dopo che il testimone di giustizia ha iniziato un nuovo sciopero della fame per protestare contro il governo che, a suo dire, non garantisce né a lui né alla sua famiglia i più elementari diritti sanciti dalla legge per i testimoni di giustizia. 

Il 4 gennaio scorso, tre parlamentari nazionali hanno presentato un’interrogazione sul caso Niceta (che pubblichiamo in calce a questo articolo), che ancor oggi non ha ricevuto risposta. Questa la lettera inviata oggi da Manfredo Gennaro.

Luciano Mirone 

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Caro Luciano,

ti scrivo in qualità di cittadino e attivista che negli ultimi anni ha seguito da vicino le vicende del Testimone di Giustizia palermitano Angelo Niceta e animato il Comitato di cittadini autocostituitosi a sostegno di Angelo a partire dal 2017.

Dallo scorso 19 novembre 2022 al 31 dicembre 2022, Angelo Niceta aveva condotto uno sciopero della fame denunciando gravi anomalie da quando è sotto protezione che hanno determinato una situazione pesantissima ed insostenibile per sé e i suoi familiari, anch’essi sotto protezione (la moglie e i 4 figli). Lo sciopero della fame, durato 42 giorni, gli causò un deperimento di oltre 30 kg e gravi danni epatici. Sulla vicenda fu presentata lo scorso 4 gennaio un’interrogazione parlamentare da alcuni deputati dell’opposizione, cui il Ministro dell’Interno, a distanza di ben 4 mesi, non ha dato alcuna risposta. Ti allego al presente messaggio il testo dell’interrogazione parlamentare in questione.

Dallo scorso 4 aprile Angelo Niceta, poiché la situazione non si è risolta ma si è anzi aggravata, ha intrapreso un nuovo sciopero della fame ad oltranza per chiedere il rispetto delle leggi. Da allora è deperito ad oggi già di ulteriori 19 kg. Sulla sua vicenda è stata proposta dal sottoscritto una petizione pubblica che, nonostante i mezzi di informazione nazionali abbiano finora totalmente ignorato la vicenda, ha già raccolto in pochi giorni oltre 2000 adesioni di cittadini.

La situazione di Angelo e della sua famiglia è preoccupante e con esiti potenzialmente drammatici, sia rispetto alla salute di Angelo che a quella dei suoi familiari.

Scrivo a te per portare alla tua attenzione il caso, con preghiera di fare gli approfondimenti necessari. 

Purtroppo in questi anni si è tentata da più parti un’opera vergognosa di legittimazione di Angelo Niceta, che evidentemente è un uomo scomodo, perché ha svelato e conosce molte vicende del mondo – troppo spesso “marcio” e colluso – della borghesia palermitana.

Ritengo che questo trattamento non sia degno di uno Stato democratico e che danneggi anche la credibilità della stessa lotta alla mafia. Neppure è rispettoso, inoltre, di un uomo che ha sempre scelto lealmente di collaborare con la giustizia, senza mai trarne, com’è giusto, alcun vantaggio personale.

Sarebbe paradossale che Angelo Niceta patisse gravi danni di saluti o dovesse venir meno mentre è sotto protezione e che l’informazione antimafia non avesse scritto neppure un rigo sulla vicenda”.

Per ulteriori dettagli sulla vicenda rimando al testo della petizione, che riporto in allegato e che può leggere anche su change.org al seguente link: https://www.change.org/p/testimone-di-giustizia-in-sciopero-della-fame-lo-stato-intervenga-per-angelo-niceta.

Manfredo Gennaro 

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Questo il testo dell’interrogazione. 

I parlamentari ASCARI, AMATO e PAVANELLI. Al Ministro dell’interno, al Ministro della giustizia.

“il signor Angelo Niceta, commerciante appartenente ad una nota famiglia di imprenditori palermitani, a partire dal 2017, è stato inserito con la propria famiglia, nel speciale misure di protezione riservato ai testimoni di giustizia, dopo aver rilasciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo dichiarazioni sui rapporti intercorsi tra alcuni membri della sua famiglia ed esponenti della criminalità organizzata;

il nostro ordinamento prevede un termine non superiore ai 90 giorni per l’approvazione, da parte della Commissione centrale per la protezione di testimoni e collaboratori di giustizia presso il Ministero dell’interno, del cosiddetto « Programma definitivo di protezione »;

da quanto risulta all’interrogante, tale programma è stato approvato ben oltre il termine e soltanto nel maggio 2019; questa circostanza ha fatto sì che la famiglia Niceta sia stata costretta a vivere in località segreta ma senza programma protezione e in condizioni poco dignitose; in particolare, relativamente ai rimborsi di cui alla legge n. 6 del 2018, consta all’interrogante che questi siano stati parziali, tardivi e non aggiornati rispetto alle rivalutazioni Istat nonché rispetto alle recenti delibere della Commissione centrale (del 24 giugno 2020); invero, sembrerebbe che gli inspiegabili ritardi dell’amministrazione abbiano pregiudicato tra l’altro l’accesso agli studi da parte del figlio del signor Niceta, oltre alle ripercussioni sulle condizioni di salute della moglie;

per protestare contro tale inerzia delle Istituzioni, da giorni il signor Niceta ha intrapreso uno sciopero della fame con gravi rischi per la sua salute: se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti; se e quali iniziative di propria competenza, anche di carattere ispettivo, intendano intraprendere per far luce sull’operato della Commissione centrale per la protezione dei testimoni e collaboratori di giustizia nella gestione della pratica relativa alla protezione della famiglia Niceta; se e quali urgenti iniziative di propria competenza intendano assumere al fine di assicurare al signor Niceta e alla sua famiglia l’incolumità fisica e un livello di vita dignitoso”.