Signor ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, lo scorso 24 novembre ho pubblicato su Facebook una lettera aperta a lei indirizzata, con la quale esprimevo deciso dissenso circa la sua idea di infliggere umiliazioni agli studenti “difficili”, discoli, riottosi. Non credo l’abbia letta, spero che qualcuno gliela sottoponga. Adesso le scrivo nuovamente perché giorni fa, durante un incontro in una scuola, parlando con alcuni insegnanti, ho sentito tale affermazione: “Per spronare i miei alunni dico spesso che non devono deludermi, vanificando le mie aspettative”.
Ho pensato subito che la sua presenza al Ministero cominci ad essere dannosa. Qualche docente si sta adeguando alle sue, errate, direttive pedagogiche. Veda, signor ministro, chi ha scelto di fare l’educatore deve avere la capacità di scendere nel profondo, in tutti gli anfratti del cuore e della mente dei bambini, dei ragazzi, dei giovani. Deve decifrare cosa si celi dietro l’apparenza, quale angoscia, quale disagio, quale speranza.
È una fatica, è un impegno umano e psicologico doveroso per chi si occupa di formazione. Tutti siamo portatori di fragilità più o meno palesi, in modo particolare chi vive un percorso di crescita. Gli alunni non devono avere la paura di essere giudicati per una aspettativa che non tenga conto e non rispetti la loro originale e irripetibile identità.
Dire “mi hai deluso” crea frustrazione e angoscia, determina distanza, impedisce il rapporto empatico. I nostri figli, gli alunni, i ragazzi in genere, hanno bisogno di essere capiti, di essere accettati così come sono, con i loro pregi ma, soprattutto, con i loro difetti, i loro limiti, i loro piccoli egoismi.
Hanno bisogno di essere e sentirsi amati. L’ amore è il migliore viatico per una crescita sana ed equilibrata. Veda, signor ministro, sono queste le indicazioni che dovrebbe fornire agli insegnanti. In caso contrario, ripeto la sollecitazione che le feci nella mia prima lettera: si dimetta!
Nella foto: il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara
Enzo Guarnera
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