“Sigonella è la base utilizzata dalle portaerei americane per compiere certe operazioni di guerra nel Mar Nero nel conflitto russo-ucraino, non solo a scopo di difesa (atto legittimo in caso di aggressione), ma anche di offesa. Basti pensare all’affondamento dell’ammiraglia russa Moskva, un’operazione che si è potuta compiere in seguito al lavoro di intelligence degli Stati Uniti. Sigonella è ubicata nel territorio di tre comuni siciliani in provincia di Catania, Belpasso, Lentini e Motta Sant’Anastasia. Dato che Putin parla così disinvoltamente di guerra nucleare, chi esclude che questo territorio possa essere teatro di una rappresaglia? Perché i Consigli comunali di questi tre comuni non discutono di questo rischio?”.

Una parte del pubblico presente all’incontro-dibattito sulla guerra in Ucraina e sulla pace possibile, organizzato da L’Informazione. Sopra: Il bombardamento dell’ospedale di Mariupol

E’ dura l’analisi di Antonio Mazzeo sull’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Diventa un monito quando ricorda che nessuno (a maggior ragione chi vive a un passo di Sigonella) può sentirsi immune da un eventuale attacco atomico.

Rappresentante autorevole del pacifismo nazionale e internazionale, autore di mille battaglie sul tema (a cominciare dalla mobilitazione di 40 anni fa a Comiso contro l’installazione dei missili americani), testimone di tanti conflitti (l’ultimo proprio in Ucraina), Mazzeo nell’Aula consiliare di Belpasso non usa mezzi termini ed invita la presidente del Consiglio comunale, Patrizia Vinci (presente all’evento ed intervenuta con un saluto), ad indire una seduta straordinaria per porre questo argomento al cospetto dei consiglieri e della cittadinanza. Per un dibattito.

L’occasione è stata data dall’incontro sul tema, “Ucraina, guerra atomica o pace possibile?”, con sottotitolo significativo: “Sigonella nello scenario internazionale”. La manifestazione, organizzata da L’Informazione e patrocinata dal Comune di Belpasso, ha visto l’adesione di un’ampia fetta di società civile come le associazioni Lennon Club, Contrada Gattaino, Open doors, Gruppo scout Belpasso1, Presidio partecipativo per il Patto del Fiume Simeto, Fondazione Angelo D’Arrigo, Libera Catania, I Siciliani giovani, Antimafia e legalità, Rete antirazzista, Comunità dell’Arca di Lanza del Vasto e Circolo Legambiente Etneo.

Un momento del dibattito con Antonio Mazzeo mentre dialoga con Luciano Mirone e con il pubblico

Nel corso della conversazione con Luciano Mirone, direttore di questa testata, Mazzeo ha posto una domanda che si è rivelata centrale nel corso del dibattito, “cos’è la cultura della pace?”, stimolato dall’intervento (che ha aperto l’incontro) dei due capi scout Giada Frazzetto e Gianluca Leotta.

Giada e Gianluca hanno parlato della loro esperienza maturata all’interno dell’Agesci: “I bambini hanno bisogno di sentire la parola pace, non solo come concetto astratto, ma come atto concreto di vita quotidiana. Pace vuol dire rispetto del prossimo, della natura, della vita, dialogo, educazione, lealtà. È fondamentale che se ne parli in famiglia, a scuola, in piazza. Noi, come gruppo scout, ci sforziamo per inculcare questi valori alle giovani generazioni”.

Un assist per Antonio. “Non è possibile – dice Mazzeo – che in certe scuole, invece di far partecipare gli operatori di pace, si invitino i rappresentati delle forze armate per parlare di sicurezza. La sicurezza è un concetto insito nella cultura della guerra, perché sottintende l’uso delle armi. E invece bisogna cambiare prospettiva. Hanno ragione gli scout: la pace va trasmessa attraverso i comportamenti umani e va coltivata giorno per giorno”.

Da qui a parlare del conflitto in Ucraina il passo è breve, un’aggressione violenta che sta mietendo migliaia di vittime fra i civili ed i militari, a maggior ragione se si considera lo spettro di una guerra atomica evocato ogni giorno da Putin.  

La locandina che pubblicizza l’evento

“Putin – dice Mazzeo – è un dittatore pericoloso: basti pensare al restringimento dei diritti umani nel suo Paese, all’eliminazione di tante persone che hanno la colpa di dissentire. Pensava di annettersi l’Ucraina con una guerra-lampo di tre, quattro giorni per soddisfare le sue mire espansionistiche, per dare una risposta all’invadenza della Nato, per tacitare i ‘falchi’ del fronte interno. E invece ha sottovalutato la capacità di resistenza del popolo ucraino. Adesso è all’angolo e può essere molto più pericoloso”.

Quindi? È in questa domanda il punto cruciale del dibattito. Fornire armi all’Ucraina o agire con la non violenza? Su questo punto, la comunità mondiale si è spaccata. “E’ un errore – prosegue l’esponente del movimento pacifista – fornire continuamente armi a Zelensky: basta una scintilla per innescare un’escalation che può portare al conflitto nucleare”.

Un concetto che ha trovato d’accordo una parte del qualificato pubblico presente, ma che ha destato delle perplessità in un’altra parte di esso. Il dilemma – chiediamo noi – è sempre uno: come si sarebbe dovuto difendere il popolo ucraino di fronte ad un atto di guerra così brutale?  

“Esistono tanti modi di difendersi senza le armi – risponde Mazzeo – di fronte all’esercito invasore: gli scioperi a oltranza, la disobbedienza civile, le azioni politiche. Basta fare una semplice ricerca per comprendere come si comportò la Norvegia quando fu invasa da Hitler. Purtroppo di questo, in una società nella quale bisogna usare sempre le armi, si parla poco. Eppure è il Papa a fare questi discorsi”.

 “E comunque – seguita Mazzeo – non può essere sempre la Nato, con in testa gli Stati Uniti, a gestire i conflitti mondiali. È necessario l’intervento delle Nazioni Unite. La Nato, nata nel ’49 per difendere gli Stati aderenti da eventuali aggressioni, ha perso la sua funzione originaria. L’America non è quella che ha liberato l’Europa dall’esercito hitleriano. E’ sempre più aggressiva: ultimamente lo hanno capito anche alcuni generali statunitensi che, in merito alla guerra in Ucraina, hanno dichiarato che si sta andando oltre. Ed è questo ‘oltre’ che rischia di diventare pericoloso”.

Redazione