Un’audizione sul Piano regolatore di Belpasso (Catania) all’Assemblea regionale siciliana è la prima volta nella storia che viene chiesta e che viene concessa. Come è la prima volta che nel comune etneo viene costituito un Comitato di cittadini (“La Belpasso che vogliamo”) per porre all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica regionale il “caso Belpasso”.

Intanto perché lo strumento urbanistico della cittadina etnea (oggi denominato Pug, Piano urbanistico generale) è scaduto da quasi vent’anni, senza che la politica comunale  – a parte le prevedibili “mosse” di facciata – sentisse il dovere di una seria revisione (come prevede la legge). E poi perché nel frattempo i danni (incalcolabili) sono sotto gli occhi di tutti: un abusivismo edilizio da record (soprattutto nelle frazioni), una demolizione indiscriminata degli antichi manufatti nel centro storico, una “desertificazione” preoccupante che ha causato il progressivo svuotamento di luoghi bellissimi come la via Roma, le piazze e la villa comunale, un affollamento di cartelli con la scritta “vendesi” o “affittasi”, e la contemporanea crisi dell’economia locale (quanti negozi ed esercizi commerciali sono stati chiusi!) con l’apertura di uno dei centri commerciali più grandi d’Europa.

Se non è miopia questa, qualcuno dovrebbe spiegarci il significato di questa parola. Miopia della classe politica locale, che evidentemente non comprende l’importanza sociale, economica ed ambientale di uno strumento urbanistico, e miopia della stragrande maggioranza dei cittadini che quella classe politica hanno votato. Tre parole (Piano-regolatore-generale) impronunciabili. Tre parole tabù. Tre parole da  bandire dalle discussioni e dai dibattiti, pena l’ostracismo e l’isolamento. Tre parole da derubricare a qualche timido accenno in campagna elettorale (magari per affermare: “Io l’avevo detto”), ma infinitamente meno importanti di parole come sagra-paesana o project-financing.   

 Una vicenda che non appartiene soltanto alla cronaca, ma che dovrebbe far parte dei libri di storia per le storture con le quali, fra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, ha avuto inizio, e per gli inganni, le bugie e la superficialità che classi dirigenti di ieri e di oggi hanno perpetuato nei confronti della città.

Dopo decenni di battaglie solitarie, c’è voluta l’iniziativa odierna di un gruppo di cittadini per porre questo “caso” al centro del dibattuto pubblico. C’è voluta una richiesta all’Ars – dopo un convegno – affinché la politica siciliana si accorgesse di una stortura che in un Paese normale sarebbe stata liquidata con il ricambio “naturale” della classe politica. E invece in tanti comuni siciliani (compreso Belpasso) si assiste passivamente alla scomparsa della bellezza per far posto alla volgarità e alla perdita di identità di un popolo.                 

Il testo che segue è il comunicato diffuso dal Comitato “Belpasso, la Città che Vogliamo” (Antonino Girgenti, Antonino Recupero, Maristella Longhitano, Vito Sapienza, Nino Pulvirenti, Gianni Russo, Lorenzo Piana, Vito Caruso, Tony Carciotto, Michelangelo Longo, e il sottoscritto) sull’audizione all’Ars prevista per domani, Martedì 12 luglio 2022, alle 10,30, presso la Commissione Ambiente e Territorio (Luciano Mirone).

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“Siamo lieti di annunciarvi che martedì 12 luglio alle ore 10,30 la Commissione parlamentare regionale Ambiente e Territorio ospiterà in audizione la delegazione del comitato ‘Belpasso, la città che vogliamo”.

“Il 16 maggio scorso abbiamo inoltrato una richiesta di audizione avente ad oggetto le criticità del procedimento di revisione del piano regolatore belpassese (oggi, piano urbanistico generale: PUG) che giace ormai insabbiato in qualche cassetto dell’Amministrazione comunale”.

“Chi è stato presente alla conferenza dello scorso 8 aprile, ricorderà perfettamente le nostre richieste inoltrate al sindaco, alla giunta e al consiglio comunale: a) delibera di avvio del PUG; b) bando pubblico per la scelta di un urbanista; c) istituzione di un organismo di partecipazione di cittadini; d) convocazione del consiglio comunale, se possibile aperto, in cui impegnare l’amministrazione comunale sui punti precedenti”.

“Dopo l’iniziativa isolata di qualche rappresentante istituzionale comunale, nessuna notizia ufficiale relativa a atti concreti ci è giunta finora su alcuno dei punti sopra descritti. Sono passati tre mesi dalla conferenza e 10 mesi dalla promessa di un consiglio comunale aperto, mai convocato”.

“Visto che la politica locale è, per qualche motivo che ci è ignoto, bloccata su questa vicenda, e atteso che i cittadini aspettano da quasi 19 anni risultati concreti, i componenti del comitato ‘Belpasso, la città che vogliamo’ hanno deciso di fare da sé e rivolgersi direttamente alla Regione Siciliana ed in particolare alla Commissione legislativa Quarta del Parlamento siciliano. Ringraziamo le istituzioni che si sono rese sensibili alla richiesta del comitato. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi della nostra audizione di martedì 12 luglio”.