Alfio Naso non cammina più tra i vivi. L’uomo ci ha lasciato. Il poeta rimane tra noi. Si era fatto da sé. Era un autodidatta, che amava documentarsi e formarsi nel grande libro della vita. Non ha ricevuto l’istruzione scolastica media superiore, come la maggior parte dei fanciulli della sua generazione. Ma aveva tanto talento e sapeva montare versi mirabili in dialetto, la sua lingua, dando voce al sentire popolare belpassese di cui è stato cantore. Poeta dunque poco colto? Poeta popolare? Poeta dell’orecchio? Poeta, tuttavia, grande e nobile! 

E’ noto che la scuola forma, non crea il talento. Se così fosse, ogni laureato sarebbe un artista. L’istruzione fornisce strumenti per farci comprendere noi stessi, gli altri, il mondo, arricchendo le nostre facoltà espressive. Apre gli orizzonti e colora la vita. Rende competitivi, consentendo a ciascuno di concorrere alla pari nella gestione delle diverse opportunità. 

Il talento, invece, è opera della Natura. E’ una fiammella divina che non si può acquisire nei banchi di scuola, anche se è pure vero che l’istruzione dà una mano a comprendere l’arte e a migliorarne le forme. Si può imparare un mestiere, diventando anche un bravo artigiano, ma non si diventa di certo pittore, scultore, poeta, scrittore, musicista senza possedere un pizzico di quella genialità creativa da cui scaturisce l’opera d’arte.

Per tutta la giovinezza, ho sognato di diventare un giocatore di calcio; ma ho dovuto accontentarmi di qualche spezzone di partita tra amici, senza mai incidere tra l’altro su nessuna importante vittoria. Allo stesso modo ho immaginato di poter diventare pittore, poeta, scrittore, solo perché riuscivo a fare qualche rima e a buttare sulla tela alcune colorite pennellate.

Avevo acquisito le tecniche per farlo, mi mancava la qualità più importante per emergere, cioè quella predisposizione interiore che fa volare lontano dove gli altri non riescono ad arrivare. Ecco il talento è un genio dotato di antenne speciali che gli consentono di sentire più intensamente se stesso e la vita, cogliendone i grandi misteri, le profonde contraddizioni,
l’immenso dolore. Si esprime in modo spesso innovativo e personale, utilizzando parole, versi, colori, note, con cui dà forma a immagini, impressioni, sensazioni, sentimenti.

Durante la mia esperienza di preside, in uno dei migliori licei classici e musicali del nostro Paese, ho avuto il privilegio di conoscere un “orecchio assoluto”, un ragazzo autistico che suonava come un angelo il pianoforte senza saper leggere la musica: gli bastava sentire un pezzo, anche solo una volta, per riprodurlo in modo perfetto. Da dove gli deriva tanta genialità? Certamente non dal suo percorso formativo, spesso faticoso e difficile.

E’ a tutti noto il “fenomeno” Mozart, che ad appena cinque anni componeva musica e suonava divinamente. E mi sovviene anche il ricordo del pittore Ligabue che non ha ricevuto certamente dagli studi effettuati l’input a dipingere. 

Alfio Naso aveva talento e portava il suo paese nel cuore. A Belpasso ha dato lustro e amore. La Città gli deve la riconoscenza che si dispensa ai figli migliori.

Nino Pulvirenti