“Una montagna di astio si è accampata contro di me ed il mio cuore non ha avuto paura. È infuriata la battaglia contro di me e sono rimasto fiducioso. Sono sereno perché so di essere a posto con la mia coscienza e perché so di essermi impegnato per la democrazia, per le libertà e per dare un futuro alle cose che contano”. Lo dichiara il commissario regionale della Dc Nuova, Totò Cuffaro, commentando le polemiche che hanno accompagnato il suo impegno in occasione delle elezioni amministrative di Palermo.

“Palermo – aggiunge l’ex Governatore condannato per favoreggiamento alla mafia – è una città bellissima ma difficile e martoriata ma proprio per questo merita di essere amata e servita con un supplemento di coraggio di passione e di rigore morale. So di aver commesso degli errori e dei quali sono pentito e vorrei risarcire la società attivandomi per una buona politica”.

“A chi anche legittimamente diffida di me chiedo di mettermi alla prova e, se può, accantonare un pur giustificabile pregiudizio. Il risentimento – conclude Cuffaro – può essere cattivo consigliere e in politica può diventare anche fuorviante. Finita la competizione elettorale proviamo a rasserenare il clima politico, la nostra Palermo ha bisogno di tutte le persone di buona volontà per costruire un progetto di bene comune”.

Intanto torna in carcere Giuseppe Guttadauro, 70 anni, detto “il dottore”, già primario dell’ospedale Civico di Palermo, esponente di spicco di Cosa nostra, coinvolto in passato nell’inchiesta sulle talpe alla Dda in cui fu indagato l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro.

Lo scorso 12 febbraio a conclusione di un’attività investigativa condotta dai carabinieri del Ros e coordinata dal Procuratore aggiunto Paolo Guido e dai Pm Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli, Guttadauro era stato posto ai domiciliari poiché accusato di fare parte della famiglia di Roccella”. Tra i destinatari di quell’ordinanza, anche il figlio, Mario Carlo.

Nella foto: l’ex presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro

Ansa