Belpasso pochi giorni fa, attraverso i fondi del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr), ha raggiunto un traguardo “storico”: la riqualificazione di due zone periferiche sorte abusivamente negli ultimi decenni: i Villaggi del Pino e delle Ginestre, frazioni più vicine al centro abitato rispetto alle altre. 

È soddisfatto Daniele Motta, sindaco di questo centro di 28 mila abitanti a pochi chilometri Catania, che, secondo le ultime statistiche, è ai primi posti in Sicilia in fatto di abusivismo edilizio. Con un finanziamento di oltre 3 milioni di Euro, il Comune etneo cercherà adesso di dare dignità a due quartieri sorti in mezzo alle sciare che non possiedono le infrastrutture più elementari per una convivenza civile.

“Si tratta di un progetto ampio – dice Motta – che prevede un contributo complessivo di 8 milioni 250 mila Euro per quattro Comuni: a parte Belpasso, ci sono le vicine Mascalucia, San Pietro Clarenza e Camporotondo etneo. Ci credevamo poco, tutto si è svolto in pochissimo tempo, devo fare un elogio al sindaco Magra di Mascalucia per l’attività di raccordo che ha portato avanti”.

Cosa prevede il piano di riqualificazione?

“I Villaggi del Pino e delle Ginestre sono sempre stati ai margini, in quanto da sempre sprovvisti di piazze, di aiuole, di marciapiedi, di parchi, di tanto altro. Questo progetto tende a far diventare queste aree periferiche simili ai centri urbani. Purtroppo nel bando non è previsto l’asfalto nelle strade: interverremo come Comune per colmare il gap. Nel mio programma elettorale c’era prevista una green way che, partendo dalla Dodicesima traversa di Belpasso, arriva fino al Villaggio del Pino”.

Di cosa si tratta?

“Di una strada che potrà essere percorsa dalle auto, ma con una pista ciclabile. C’è un progetto di massima. Sarà una bella cosa, soprattutto se pensiamo alla Belpasso del futuro che comprende il Parco delle Torrette, la pista ciclabile e il sentiero 786 del Club alpino italiano: un ‘polmone verde’ che ricucirà il centro di Belpasso con queste periferie”.

Non c’è il rischio che in questi quartieri possa aumentare l’abusivismo?

“Penso che non sia più tempo di abusivismo. Ormai i sistemi di controllo sono puntuali e poi bisogna dire che negli ultimi anni non sono uscite sanatorie: per questo faccio un plauso al governo nazionale. Negli anni Settanta e Ottanta si diceva: ‘Intanto costruisci, tanto ci sarà la sanatoria’. Negli ultimi decenni si registra una inversione di tendenza. Il Comune di Belpasso ha demolito due o tre edifici abusivi dei 70 che bisogna abbattere, dato che in precedenza non c’era stata la possibilità di sanarli”.

L’architetto Carmelo Pappalardo, ex assessore di Belpasso, nel corso di una recente conferenza sul Piano regolatore generale di Belpasso (oggi denominato Piano urbanistico generale, Pug) ha parlato di circa 200 immobili da demolire.

“Al momento il Comune ha un elenco di 70, ma ne risultano molti di più per i quali provvederanno la prefettura, la Procura e il Genio civile. Noi nello scorso bilancio abbiamo stanziato 200 mila Euro per le demolizioni, è stata espletata la gara e al momento c’è una ditta che dovrà praticare quattro abbattimenti. Ecco perché dico che non ci sarà più modo di costruire abusivamente”.

I cittadini che vivono in quelle zone come hanno reagito?

“Ovviamente male. Un paio di case non erano abitate, ma in una ci viveva una famiglia. Un sindaco in situazioni del genere è in difficoltà: da un lato deve rispettare la legge, dall’altro crea forti disagi sociali. Ci sono persone che piangono e dicono di aver costruito la casa con i sacrifici di una vita. In realtà, molti speravano in una ulteriore sanatoria che non c’è stata. E questo lo considero positivo”.

Non c’è stata una responsabilità di certi amministratori dei decenni scorsi che hanno agevolato queste pratiche, con l’aggravante di  non aver vigilato sul territorio?

“Bisognerebbe chiederlo a loro”.

Un suo giudizio.

“Il dato di fatto è che a Belpasso l’abusivismo è importante dal punto di vista statistico”.

È fra i primi comuni della Sicilia a detenere questo record.

“Ce ne sono tanti altri. La vicina Motta Sant’Anastasia è combinata peggio di noi. Ma adesso la mentalità è cambiata, non solo a Belpasso”.

Però ci scusi: perché quando in Consiglio comunale bisogna discutere questo punto, manca il numero legale?

“Non so perché sia successo, però c’è un fatto: che lo stesso Consiglio ha stanziato 200 mila Euro per le demolizioni, che sono partite”.

Cosa pensate di fare nelle altre frazioni abusive (che pare superino la decina)?

“Dare una dignità. Non è un percorso che si concluderà col mio mandato, ma intanto bisogna gettare le basi. A Palazzolo c’è già una Chiesa. Abbiamo un contributo per riqualificare Villa Serena. Ci sono diversi progetti”.

Perché il Comune di Belpasso, dopo quasi 20 anni dalla scadenza del Piano regolatore non provvede alla sua revisione, come impone la legge?

“La passata Amministrazione presieduta dal sindaco Carlo Caputo ha provato a redigere il nuovo strumento urbanistico attraverso l’Ufficio tecnico comunale. C’era la possibilità di stilarlo, infatti è stato approvato il progetto di massima. Successivamente abbiamo registrato una carenza di tecnici: alcuni sono andati in pensione, altri sono stati trasferiti, poi è cambiata la legge e siamo stati costretti a ripartire da zero. Adesso stiamo pensando di conferire il progetto ad un tecnico esterno”.

Attraverso un bando o a una chiamata diretta?

“Un bando. Bisogna evitare la discrezionalità degli amministratori. Il bando è pronto, ma bisogna prevedere le somme: da 300 a 500 mila Euro”.

Pensa di riuscirci per la fine della legislatura, prevista nel 2023?

“Spero vivamente di sì, ma purtroppo c’è la spada di Damocle dei soldi”.

Non crede che il suo predecessore Carlo Caputo si sia assunto una pesante responsabilità nel revocare il Piano regolatore (2013) a uno dei migliori urbanisti d’Italia come Leonardo Urbani (un conferimento arrivato in seguito a un bando pubblico espletato nel 2012 dal Commissario Angelo Sajeva) e ad affidarlo ad un Ufficio tecnico comunale completamente sguarnito di mezzi?

“Erano altri tempi”.

Insomma, eravamo nel 2013.

“Caputo ha fatto una scelta coraggiosa che ho condiviso, anche perché ero in amministrazione con lui: in quel momento c’era la possibilità che questo lavoro si potesse portare avanti tramite l’Ufficio tecnico. Allora non solo partì l’Ufficio di Piano, ma si ottennero dei buoni risultati. Se oggi all’Ufficio tecnico ci fosse stato quel personale, avremmo avuto il Prg”.

Quindi nessuna responsabilità?

“Assolutamente no. In quel momento storico, Caputo ha fatto la scelta migliore”.

Luciano Mirone

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