Il marito assale la moglie in mezzo alla strada, la spintona, la prende a calci e pugni, la butta a terra, la massacra di botte. Prende un coltello, la colpisce ripetutamente al petto, all’addome, in faccia, le urla “puttana, te ne vai con questo e con quello “. Poi si accanisce contro i due figlioletti che tengono per mano la loro mamma. Lei cerca di difendersi e di difendere i bambini come può, lo supplica di farla finita, ma lui è una furia e continua a colpire senza pietà. Alla scena assistono tre persone.

La prima corre in soccorso della signora, “basta, ci sono una donna e dei bambini indifesi, li lasci stare”, il marito tira fuori una pistola e minaccia di uccidere tutti, non- permettetevi-di-alzare-un-dito.

La seconda esclama: “Se l’è cercata, era veramente una gran troia”.

La terza chiede: “Perché se l’è cercata?”.

Ancora il secondo: “Sono un vicino di casa, so tutto”. Quindi: “Lei cosa farebbe se sua moglie frequentasse altri uomini e se un giorno le dicesse: ‘E’ finita! Non sento più niente!’. Si rende conto? I sacrifici di una vita, la casa, i figli, il giuramento di fedeltà eterna davanti al prete, tutta una barzelletta, tutto vanificato in una bolla di sapone, E’-finita-Non-sento-più-niente, si rende conto? Un tempo, almeno, c’era l’attenuante del delitto d’onore, ma ora è veramente uno schifo. Dove dobbiamo arrivare?”.   

Niente paura! Si tratta di una storia inventata, ma non riesco a trovare una metafora diversa di un’aggressione così violenta, così crudele, così folle della Russia nei confronti dell’Ucraina.

Ogni volta che cerco di trovare una ragione sui massacri di bambini, di donne, di vecchi, di gente inerme (in Ucraina come in Iraq, in Ungheria come in Europa: da parte della Russia (oggi), dell’America (ieri), dell’Urss (l’altro ieri), della Germania (prima ancora), mi viene in mente la scena del marito che massacra la moglie e i figli, dell’astante che cerca di difenderli, del marito che minaccia tutti, e del vicino di casa (nella storia ce n’è sempre uno, e sa sempre tutto) che cerca di convincere gli altri delle ragioni dell’aggressore.

Cari “vicini di casa” mille volte più colti, più eruditi, più intelligenti di me, cari “vicini di casa” che con il vostro “condanniamo l’aggressore, ma…”, non riuscirete mai a convincermi delle ragioni di quell’ineffabile e fottutissimo “ma”, seguito dal solito, fatidico e scontato “bisogna risalire alle ragioni storiche, sociali ed economiche  dell’aggressione”, molto somigliante al “se l’è cercata, perché era una troia”.

Cari “vicini di casa”, io di fronte ad una donna e a dei bambini indifesi che vengono massacrati, di fronte alla gente innocente che muore, di fronte alle città rase al suolo, di fronte al pericolo di una guerra nucleare, mi rifiuto categoricamente di “risalire a…”, prendo una posizione e mi schiero “senza se e senza ma” dalla parte della pace e dell’aggredito, a costo di essere definito “qualunquista”, anche perché certe “cause” sono così sproporzionate rispetto agli effetti, che mi sembra ridicolo aggiungere altro.

Nella foto: gli effetti della guerra in Ucraina

Luciano Mirone