Nei giorni scorsi la Commissione Europea ha dichiarato che procederà contro Malta in merito al suo schema di vendita dei “passaporti d’oro”. La notizia ha determinato, senza dubbio, un ennesimo colpo alla reputazione del Paese (specie dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina), che già si trovava di fronte a questa prospettiva fin dall’ottobre 2020.

“I programmi di cittadinanza degli investitori – così si esprime la Commissione europea – minano l’essenza della cittadinanza dell’UE e hanno implicazioni per l’Unione nel suo insieme. […] Ogni persona che detiene la cittadinanza di uno Stato membro dell’UE è allo stesso tempo cittadino dell’UE. La cittadinanza dell’UE conferisce automaticamente il diritto alla libera circolazione, all’accesso al mercato interno dell’UE e al diritto di voto ed essere eletto alle elezioni europee e locali”.

All’appena rieletto Governo Abela saranno concessi due mesi per poter rispondere in merito ai provvedimenti; tuttavia se Malta non fornirà una soddisfacente giustificazione per la Commissione, il caso potrebbe passare direttamente alla Corte di Giustizia Europea. Finora Malta ha solamente ribadito la sua posizione, secondo cui la concessione della cittadinanza rientra nella competenza di uno Stato membro.

Malta ha giocato pericolosamente con il fuoco da quando lo schema della vendita dei “passaporti d’oro” è stato introdotto dal precedente Governo di Joseph Muscat – e questo, senza che ci fosse stato anche un accenno nel suo programma elettorale del 2013 – e francamente, durante questi otto anni, sembra che l’UE abbia temporeggiato per arrivare a questa conclusione. E’ vero anche che la Commissione ha sempre mostrato malcontento del modo in cui Malta concedesse la propria cittadinanza – che ricordiamo equivale ad una cittadinanza europea a tutti gli effetti – a persone al di fuori dell’UE e con scopi spesso poco trasparenti.

Quando la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, visitò l’isola l’anno scorso, dichiarò quanto fosse “prioritario ed urgente” attuare l’interruzione del “programma di vendita”.

La situazione è saltata ancor di più all’occhio nelle ultime settimane in seguito all’attacco della Russia all’Ucraina, che ha portato l’Unione Europea ad adottare misure drastiche, sotto forma di sanzioni, al Paese sovietico. E’ anche noto quanto il Governo maltese si sia continuamente “difeso”, rassicurando un rigoroso esercizio di due diligence ad ogni richiesta di cittadinanza, vantandosi di utilizzare il denaro ottenuto per la realizzazione di progetti a beneficio della società maltese, e conseguentemente per la UE. Così, agli inizi di marzo e sotto insistenti sollecitazioni della Commissione Europea, il Paese ha sospeso il suo schema, principalmente diretto proprio ai cittadini russi e bielorussi.

Resta il fatto che il regime dei “passaporti d’oro” ha causato non poco imbarazzo per Malta, che deve già fare i conti con l’essere il primo paese europeo nella Grey list del Gafi (il Gruppo di Azione Finanziaria, preposta al controllo per la lotta contro il riciclaggio di denaro ed il finanziamento al terrorismo), per non parlare di altri casi – quale l’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia – per i quali sta tuttora affrontando pesantissime critiche. Insomma, era prevedibile che succedesse qualcosa. E così è stato.

Nella foto: il premier maltese Robert Abela

Valentina Contavalle