Prosegue la querelle tra il Comune di Belpasso (Catania) e l’ingegnere italo argentino Enzo Victorio Bellia per la costruzione del Villaggio bioedilizio “Ciappe”, per il quale il professionista ed altri piccoli proprietari dei terreni destinati alla struttura, aspettano la licenza edilizia da ben otto anni (malgrado una serie di esposti alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti, al prefetto e alla stampa), mentre il territorio è invaso dal cemento e il Piano regolatore (oggi Piano urbanistico generale, Pug) è scaduto da 18 anni.

L’oggetto della pratica è “Riqualificazione Zona bianca a seguito della decadenza dei vincoli preordinati all’esproprio”. Che vuol dire? Si tratta di un tecnicismo, secondo il quale le aree destinate al Villaggio bioedilizio (considerate “zone bianche”, dato che sono scaduti i vincoli previsti dal vecchio Piano regolatore) vanno riqualificate dal Comune.

I terreni di contrada Ciappe a Belpasso (Catania) dove dovrebbe sorgere il Villaggio bioedilizio. Sopra: un altro scorcio dell’area 

Una querelle che da qualche tempo vede come terza protagonista la Regione Sicilia, nella persona dell’assessore all’Urbanistica Toto Cordaro, che per risolverla, con un decreto assessoriale dello scorso 28 febbraio (pubblicato lo scorso 8 aprile), ha disposto per la terza volta l’invio di un commissario ad acta, l’ing. Pietro Alfredo Scaffidi Abbate, in servizio presso l’assessorato regionale, che ha assunto un analogo incarico alcuni mesi fa, con “un nulla di fatto”, secondo una lettera che lo stesso Bellia ha inviato al nostro giornale.

Lo stesso Cordaro non è tenero con il Comune di Belpasso definendolo “inadempiente”, malgrado i vari input della Regione “rimasti inevasi”, con cui l’ente “è stato diffidato a fornire notizie sugli adempimenti intrapresi in ordine alle procedure della variante urbanistica in argomento”.

A tal proposito l’assessore “rileva il perdurare dell’assenza di una nota di riscontro da parte degli organi comunali  (diffida del 24 dicembre scorso) con la quale veniva assegnato il termine di 45 giorni”. Detto ciò rileva pure “che a tutt’oggi non risulta che il Comune di Belpasso abbia completato le procedure già avviate della variante urbanistica”.

Pertanto, considerato “che per costante giurisprudenza, trattandosi di un’area destinata a ‘zona bianca’, per effetto della decadenza dei vincoli espropriativi dello strumento urbanistico generale”, è “obbligatorio” da parte del Comune “reintegrare” l’area interessata “con una nuova pianificazione che tra l’altro deve essere effettuata in tempi certi, non potendosi rinviare alla pianificazione generale”, Cordaro invia a Belpasso il Commissario ad acta, confortato da due sentenze, una del Tar di Salerno (16 giugno 2008) e una del Tar di Napoli (10 novembre 2005).

Ma cosa intende fare la Regione Sicilia per risolvere una volta per tutte il problema del Pug di Belpasso, al quale la vicenda del Parco bioedilizio è indissolubilmente legato? Perché il Comune di Belpasso si dimostra “inadempiente” nei confronti di questo progetto e solerte nei confronti di altri? E perché evita accuratamente di redigere il nuovo strumento urbanistico? Ci sono degli interessi? Quali? Da parte di chi?

Luciano Mirone