“Mio padre era un contadino povero. A quell’epoca, nel 1927, nel piccolo villaggio di Altarello di Baida e fino a quando non ebbi otto anni, non c’era la luce elettrica, si studiava a lume di candela o di petrolio, e l’acqua da bere dovevamo andarla a prendere a quasi un chilometro di distanza. Ho vissuto nelle case dei contadini poveri nel Corleonese e delle Madonie. Ho dormito con loro per intere settimane. Mancavano di tutto, del pane e delle strutture igieniche fondamentali. Nella casa di una famiglia di braccianti di Corleone, avevano un secchio che non si sapeva bene se era un secchio o una pentola perche’ serviva per cucinare la pasta e per lavarsi i piedi. C’era la capra che girava liberamente per la casa come un animale sacro, in quanto solo grazie al suo latte si alimentavano i bambini che altrimenti sarebbero morti di tubercolosi”.
Sono alcune righe del giovane Pio La Torre.
Ultimo di cinque figli, la sua e’ una famiglia di braccianti. Per andare a scuola deve percorrere a piedi da casa sua dieci chilometri per andare, e dieci per tornare, perché non sempre ci sono i soldi per pagare il biglietto del bus. Fa il manovale per pagarsi le tasse all’Istituto tecnico industriale. Nel 1945 non ancora diciottenne, e’ già’ iscritto all’Università e anche al Partito Comunista Italiano.
Il giovane Pio La Torre apre una sezione nel suo quartiere, qualcuno consiglia ai genitori che quel loro figlio certi discorsi non li deve fare. Il padre minaccia di cacciarlo, iniziano gli “avvertimenti”, un giorno ai La Torre viene bruciata la piccola stalla.
Dopo l’uccisione di Placido Rizzotto, segretario della camera del lavoro, a Corleone il partito invierà’ il giovane La Torre. Nel 1950, Pio La Torre e’ alla testa di un grande corteo, ci sono uomini, donne, bambini. Si prendono il feudo di duemila ettari del barone Inglese. Su ordine del prefetto Angelo Vicari che vorrebbe disperdere la folla , le forze di polizia si mettono a sparare.
Pio La Torre viene circondato, trascinato in catene alla questura di Palermo. Il giorno dopo viene rinchiuso nel carcere dell’Ucciardone. La sua carcerazione durerà’ un anno e mezzo. Per ventisette anni, dal 1949 al 1976 , Pio La Torre e’ sotto sorveglianza dell’intelligence italiana come ” agente sospetto di spionaggio a favore di un’organizzazione politica”.
Alla fine degli anni settanta Pio La Torre, allora deputato al parlamento, inizia a preparare la legge che introdurrà’ l’articolo 416 bis del codice penale, il 31 marzo del 1980 l’on. Pio La Torre presenta alla Camera dei Deputati la proposta di legge dal titolo: ” Norme di prevenzione e repressione del fenomeno mafioso e costituzione di una commissione parlamentare permanente di vigilanza e di controllo”.
Nell’estate del 1981, il governo italiano, su forte pressione degli USA, ha deciso di trasformare l’ex aeroporto militare di Comiso come base di missili nucleari, la più’ grande d’Europa. Si chiamano”Cruise” perché sono facilmente trasportabili. La Nato ne vuole 112. In quell’anno Pio La Torre torna a Palermo per risollevare le sorti del partito,”dilaniato da problemi interni”.
Riesce a promuovere una grande mobilitazione popolare contro l’istallazione di missili nucleare nella base americana di Comiso , raccogliendo un milione di firme. Un’azione imperdonabile, agli occhi dell’oltranzismo atlantico.
Il 4 aprile del 1982, ventisei giorni prima che venisse ucciso, Pio La Torre torna a Comiso, dove riesce a portare centomila manifestanti davanti all’ex aeroporto militare. Ai militanti dice: “Attenti, qualcuno potrebbe farcela pagare”.
Intanto La Torre insiste sul ” terrorismo politico-mafioso”, parla di una rete di realtà’ massoniche intrecciate con la mafia e la destra eversiva. Ricominciano a sorvegliarlo giorno e notte. Una settimana prima dell’agguato gli spioni decidono che può restare solo. Senza testimoni.
Il 30 aprile del 1982 , vigilia della festa dei lavoratori, Pio La Torre parlamentare della Repubblica e segretario del Partito Comunista Italiano in Sicilia,viene ucciso da un commando di killer, insieme a lui viene trucidato il suo collaboratore Rosario Di Salvo.
La legge La Torre, fondamentale per il controllo dell’imprenditoria mafiosa, viene approvata solo dopo l’assassinio del suo promotore. Di cui, tanti anni dopo, sono ancora sconosciuti gli assassini e a malincuore tollerate le idee.
Qualcuno ha scritto: non conosciamo tutti i fatti e tutti i collegamenti. Il disegno, pero’, si intravede chiaramente. La trama P2-massoneria-servizi-mafia è parte integrante di ogni vicenda che si conclude con gli omicidi politici della mafia, con le stragi, con i tentativi di eversione. Tutti delitti impuniti.
Antonio Cimino
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