Nuova marcia indietro sull’accesso dei pullman sulle alte quote dell’Etna (versante Bronte-Maletto). Dopo la prima autorizzazione concessa nei mesi scorsi dal presidente del Parco dell’Etna Carlo Caputo (su sollecitazione dei sindaci dei due comuni, Firrarello e De Luca), un ricorso contro il provvedimento presentato al Tar da parte di numerose associazioni ambientaliste, una revoca della decisione di Caputo da parte della Regione Sicilia, un ripensamento da parte della stessa in seguito a un vertice con gli interessati, ecco l’ennesimo mutamento di opinione. Il tutto pochi giorni dopo l’incontro-dibattito organizzato da Legambiente sull’ipotesi di trasferire la competenza del Parco dell’Etna dalla Regione al Governo nazionale. 

La foto d’apertura del post di Carlo Caputo pubblicato ieri nella pagina dell’ente Parco dell’Etna. Sopra: l’Etna vista dal versante Bronte-Maletto

A decidere di rimettere tutto in discussione, il presidente del Parco dell’Etna, Carlo Caputo, che ieri, nella pagina dell’ente, ha scritto: “Dopo ampio dibattito insieme ai Comuni interessati, il Parco ha deciso di modificare il provvedimento autorizzativo di istituzione servizio turistico versante Ovest attraverso pulmini ecocompatibili su pista forestale (tratta Bronte Piano dei Grilli – Maletto Monte la Nave)”.

E nella foto d’apertura, lui stesso scrive in sovrimprssione: “Ho letto gli spunti delle associazioni ambientaliste e cittadini, chiederò al nuovo direttore del Parco di modificare l’autorizzazione che riguarda l’istituzione di servizio turistico sul versante Ovest dell’Etna. Possiamo fare meglio e ridurre rfealmente l’impatto, i comuni sono d’accordo”.  

Caputo, però, nelle righe successive, non dice “come” il Parco “ha deciso di modificare il provvedimento autorizzativo”. Si limita a dire che una “decisione” sarà adottata democraticamente da tutti i sindaci dei comuni che compongono l’ente. 

“Questa autorizzazione – seguita Caputo – ha creato molto allarmismo, soprattutto tra gli attivisti delle associazioni ambientaliste, in taluni casi un allarmismo strumentale ma non è questo che guardo. Approfondendo insieme ai Comuni molti aspetti di questo progetto di fruizione, riteniamo possa essere modificato e migliorato nell’ottica di ridurre l’impatto, senza per questo rinunciare a fare fruizione in quell’area”.

Infine una frase attraverso la quale Caputo intende distendere gli animi che in questi mesi – a causa di questo provvedimento – sono stati alquanto agitati: “Proviamo a mettere tutti d’accordo, ma soprattutto ad agire a favore dell’ambiente naturale, senza rinunciare allo sviluppo della fruizione”.

Queste le reazioni del popolo di Facebook.

Andrea Di Grazia: “Modificare in che termini?”

Angelo Scuderi: “Quell’area è l’unica vera zona “wild” della Sicilia e del Sud Italia, capirne il valore, capire cosa è un ambiente in cui l’uomo non incide sui processi naturali è molto difficile. Cercate una soluzione, se esiste, che riesca a salvaguardare questo patrimonio unico e raro, patrimonio che aumenterà il proprio valore solo per il fatto di esistere. Parlo da ex ricercatore, da abitante del territorio e da amante dell’Etna. Capite cosa c’è in quei luoghi proprio nei luoghi dove per i più “non c’è niente”, il niente che vale tutto!”

Salvatore Cavallaro: “Il Parco dell’Etna deve prima essere un vero Parco con controlli severi e punizioni severe a chi inquina con ripristino fatto dagli stessi malfattori, pulire tutte le schifezze che la gentaglia ha già seminato dappertutto, pulire dai rovi le zone infestate dove crescono pini ginestre betulle roverelle e altri alberi spontane, sistemare tutte le strade sterrate e poi dopo severi controlli realizzare fruibili ai turisti e alle persone responsabilizzandole prima di entrare nel Parco le genti!!! Il Parco dell’Etna è di tutti non deve restare una cosa astratta!!!!!!!”.

Roberto Tirendi: “Caro presidente bisogna valorizzare quello che si ha,rifugi sporchi, non curati,senza legna,pini infestati da processionaria,rifiuti ovunque nei boschi,nessuna vigilanza,tempo di castagne i boschi vengono devastati,sentieri non manutenzionati,pochi giorni fa ho portato una comitiva al rifugio monte scavo,prima abbiamo dovuto spazzare, non abbiamo trovato legna,nemmeno fuori perché vi era neve,e poi dove sono finite le colture della famigerata mela rossa dell’Etna,non si comprende tutto questo accanimento a favore dei pullman…..non ci prenda in giro signor presidente,ho inviato una email in merito,anche all’ente parco,ma come sempre ignorata. IL PARCO E ABBANDONATO.questo e il punto.Altri parchi italiani non versano nelle medesime situazioni, a buon intenditore poche parole”.

Benny Faro: “Strumentali sono gli affari , non la tutela del territorio. Tuteli l’Etna di cui è responsabile , i posteri sapranno ringraziarla, siano essi animali che vegetali”.

Marco Di Bella: “Si può accedere a piedi o in bici … Come si è sempre fatto … ..ci sono le guide per poter accompagnare su tutto il territorio etneo ..camminare aiuta meglio a contemplare la natura …”.

Luca Maugeri: “Se le associazioni e semplici appassionati hanno sin da subito contestato questa iniziativa un motivo ci sarà”.

Domenico Gasparri: “Prima pulite poi rendiamo fruibili le zone …ma è inconcepibile portare turismo di massa senza avere un minimo di controllo”.

Giuseppe Martinico: “Speriamo diventi un Parco Nazionale non un Carrozzone locale!!”.

Gabriella Befumo: “Bene!”

Alessandro Laudani: “Perchè non si riesce a creare un punto base gestito a metà della pista altomontana (zona monte Scavo)? Aperto tutti i giorni in estate e il fine settimana negli altri periodi”.

Luciano Mirone