Quanto hanno ragione i francesi nel definirla eterna! E quanta bellezza, quanta sensualità, quanta sensibilità esprime in quella foto in bianco e nero che Libération pubblica oggi in copertina… I capelli spettinati, gli occhi cangianti (a  volte azzurri, a volte castani, a seconda dei momenti e dei luoghi), le labbra carnose, il sorriso appena accennato che non sai mai se prorompererà in una risata o in un pianto.

Monica Vitti resterà eterna soprattutto perché era bella dentro. Di quella bellezza di chi ama la vita e non si vergogna a mostrarla con le sue gioie e i suoi dolori, la sua forza e la sua fragilità. Per questo era grande, sia nel comico che nel drammatico. Le sue espressioni non erano mai costruite, erano sempre attinte da un’anima profonda e tumultuosa, anche se fuori dal set – specie nelle interviste – si mostrava serena. Per questo – ora che non c’è più – non riusciamo assolutamente a immaginarla morta.

Monica Vitti ha segnato molti ragazzi della mia generazione, come Rivera, come Paolo Rossi, come Sophia Loren, come Gassman, come Manfredi, come Mastroianni, come Pasolini. Un simbolo, che resterà appiccicato nella coscienza di un Paese (e non solo: la copertina di Libération è un segno tangibile) passato dal boom economico al terrorismo, dalla corruzione alle stragi di mafia.    

Quanti ragazzi si sono innamorati di lei! Quanti hanno sognato di fidanzarsi con lei. Per quella solarità, quella gioia di vivere, quella vita interiore che era capace di esprimere nei suoi film che improvvisamente ti portavano in un mondo diverso ma al tempo stesso uguale a se stesso. Il mondo diverso di “Polvere di stelle”, di “Una ragazza con la pistola”, di “Flirt”, ma anche esistenzialista di Antonioni, di cui lei fu l’ispiratrice delle opere più belle.

Quanti ragazzi hanno sognato di vedere un seno, un pezzo di fondo schiena, un lembo delle lunghe, affusolate e meravigliose gambe di Monica. Alla fine dovevano accontentarsi di una caviglia. Tutti, in ogni caso, restavano incantati dal suo sorriso o dalle sue lacrime, infinitamente più eterni di qualsiasi altra cosa.

Nella foto: la copertina di Libération che ritrae l’attrice Monica Vitti

Luciano Mirone