Malta. Dopo due anni di lotta contro il Covid, l’inizio di febbraio di questo 2022 sembra stia dando una speranza. Attualmente, molti dei Paesi che sono stati duramente colpiti dal coronavirus, hanno iniziato ad allentare le dure misure restrittive – e spesso impopolari – volte a combattere la diffusione del virus, anche se la variante Omicron – ritenuta meno grave – durante gli ultimi mesi ha fatto salire alle stelle i casi. Tuttavia, in Europa la pandemia comincia a fare meno paura; tutto ciò però sembrerebbe evocare – finalmente – un nuovo punto di svolta.

Ma Malta a che punto è?

Episodio delle scorse settimane, ha visto centinaia di manifestanti che hanno protestato contro le misure COVID-19 imposte dal Governo maltese all’inizio dell’anno, al grido di “libertà” e “no green pass”, mentre camminavano lungo la via principale della capitale Valletta. Molti ristoratori  ed esercizi commerciali avevano preso durissime posizioni nei confronti dell’utilizzo del certificato vaccinale, chiedendo i propri battenti.

Una situazione insostenibile da un punto di vista economico stava per investire l’arcipelago maltese, quando alla fine di Gennaio il Ministro alla Salute maltese, Chris Fearne, ha dichiarato una nuova ed improvvisa linea d’azione: dal 7 febbraio per l’ingresso a ristoranti, snack bar e band club non sarà più necessario il tanto controverso certificato vaccinale, come aveva richiesto la regola entrata in vigore solo il 17 di Gennaio.

Il certificato vaccinale continuerà ad essere ancora necessario per gli eventi di massa, gli eventi sportivi, i locali notturni, i casinò e i viaggi.

Buone nuove anche per le feste di paese ed i grandi eventi di massa, che potrebbero ripartire in estate, se la situazione epidemiologica rimarrà stabile o ancor meglio migliorerà.

Novità significative anche per quanto riguarda le quarantene obbligatorie per i contatti primari con un positivo, che potrebbe scendere ad un massimo 5 giorni, per tutti coloro che hanno ricevuto la terza dose del vaccino. In effetti, secondo i dati, tre quarti della popolazione maltese ha già ricevuto il richiamo.

“E’ il momento ottimale per iniziare a revocare le misure. Possiamo farlo perché la scienza lo conferma. La scienza non è sempre popolare, ma ha sempre ragione” ha ribadito Fearne durante un’intervista radiofonica.

Dunque, l’ “era Green pass” sembra essere arrivata al capolinea sull’isola, per meglio dire, s’è rivelata una delle misure anti-covid meno riuscite.

Eppure una buona parte della popolazione isolana continua a chiedersi perché mai il “sistema Green pass” non sia stato istituito lo scorso novembre 2021, quando i numeri dei contagi sfioravano cifre vertiginose. Due settimane di protocollo ha destato solamente un malcontento generale.

Intendiamoci. Tutti  vorrebbero uscire in maniera definitiva dalla pandemia e tornare allo stile di vita a cui si era abituati.

Ma con questa apparente leggerezza da parte del Governo maltese, si annulla il messaggio di sicurezza e disciplina. Ed un Governo sotto elezioni, benchè guidato da precise linee sanitarie, potrebbe anche trovarsi nella condizione di dover “accontentare un po’tutti”; se ciò fosse stato davvero dettato da un’ “esigenza politica”, l’impatto che avrebbe sull’opinione pubblica  andrebbe ben oltre l’emergenza covid, implicando un’intera forma-mentis del “tutto va bene” se hai le giuste connessioni.

Adesso buona parte degli abitanti – benchè bramosi di un ritorno alla normalità – si aspetta anche che le autorità competenti diano il buon esempio, sperando che non ci si penta di determinate scelte avventate.

Nella foto: panorama di Malta

Valentina Contavalle