“I mancati investimenti sull’aeroporto di Catania e le contese causate da altri interessi che lo investono giornalmente, sono una pericolosa accoppiata per il futuro dei lavoratori e della più importante infrastruttura siciliana di trasporto pubblico, quarto scalo in Italia per numero di passeggeri”. 

Lo dichiarano Cgil e Filt Cgil Sicilia e Catania che per bocca dei loro segretari generali Alfio Mannino e Franco Spanó,  unitamente a Carmelo De Caudo e Alessandro Grasso, aggiungono di essere “fortemente preoccupati per il destino a breve termine dello scalo. Ad eccezione del lancio del nuovo terminal C e del parcheggio iniziato nel 2014 il cui finanziamento è dipeso dalla vecchia dirigenza della Sac, nulla di nuovo è stato fatto a sostegno dell’aeroporto e dei suoi lavoratori. E non esiste un progetto per rilanciarlo, cosa di certo più grave tra tutte”.

Molte strutture dello scalo, secondo i sindacati, “sono insufficienti e fatiscenti”. I rappresentanti dei lavoratori  si riferiscono ad esempio alla sala bagagli troppo piccola, soprattutto a pieno carico, e potenzialmente pericolosa per la sicurezza. “Appare eccessiva anche la contemporanea presenza di tre handler che concorrono ad oberare l’area. Dopo avere impiegato tre anni per comprendere se fosse più opportuno abbattere o ristrutturare la vecchia aerostazione Morandi, la governance aziendale si trova nelle condizioni di non avere determinato alcun progetto in tal senso”.  

“Fatto assai grave – aggiungono i responsabili del sindacato – anche nell’imminenza della prossima stagione estiva: se i dati di traffico dovessero essere confermati, l’aeroporto, in assenza di infrastrutture adeguate, rischia di implodere; paradossalmente tutto questo sarebbe già avvenuto nel 2020 se non fossero intervenuti gli sfortunati limiti imposti dalla pandemia”.

“Mentre anche l’aeroporto di Palermo (come a Bologna, Napoli, Bergamo, Torino e Linate) ha sottoscritto la Dichiarazione di Tolosa sostenuta da Assaeroporti sulla transizione ecologica che obbliga gli scali ad azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050, di Catania non sappiamo nulla”. 

“Come nulla sappiamo se esistano investimenti – aggiungono – che consentano l’allungamento della pista, avendo l’opportunità di utilizzare 235 milioni di euro previsti nel Pnrr, disponibili per l’ interramento delle ferrovie”.

“Gravi difficoltà si registreranno inoltre nei prossimi mesi anche sul versante del controllo del traffico aereo (gestito dall’Aeronautica militare), come già segnalato da Wizzair. La Sac di Catania tace anche su questo. Infine, gli Uffici amministrativi della Sac Service e alcuni uffici operativi sono realmente vecchi ed esposti persino alle intemperie stagionali, come è stato purtroppo dimostrato con gli allagamenti verificatisi  in occasione del nubifragio dello scorso ottobre”.

“Certi silenzi non fanno ben sperare, così come troviamo incredibile che l’amministratore delegato della Sac, Nico Torrisi, nel contempo anche vice presidente nazionale di Assaeroporti, non solo non sottoscrive l’accordo sulla sostenibilità di Tolosa ma neppure applica l’omonimo contratto ai 500 lavoratori catanesi della Sac Service società controllata al 100% dal gestore, che si ritrovano in condizione di ‘operatori di serie B’ rispetto ai loro colleghi aeroportuali”.

“A tutto questo si aggiunge la politica a sfavore della valorizzazione e della crescita delle professionalità interne a favore dei consulenti esterni, una scelta che fa male alle casse di Sac e Sac Service e che avvilisce i lavoratori, la loro storia professionale e umana. Alcuni settori operativi Sac, infine, ad oggi risultano ancora sottodimensionati nell’organico. Anche tutto questo permane da tempo e nel tempo e non possiamo che sottolinearlo ancora una volta”.

Nella foto: l’aeroporto Fontanarossa “Vincenzo Bellini” di Catania

Redazione