Dopo più’ di quarant’anni, la verità’ sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 deve essere ancora scritta. I teorici della “guerra non ortodossa”, esponenti di primo piano della Gladio italiana e degli altri paesi della Nato, lo avevano spiegato per tutti gli anni sessanta nei loro convegni e lo avevano scritto nei manuali pratici.

Il terrorismo poteva essere di due tipi: indiscriminato o selettivo. Il primo consisteva nel gettare le bombe sui treni o nei locali affollati per provocare stragi. Non era tanto importante chi rimanesse ucciso, ma quanti fossero uccisi.

Con il terrorismo selettivo, al contrario, si eliminavano determinate persone scomode. Nel processo in corso a Bologna, ieri c’è stata la testimonianza di Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari della strage del 2 agosto.

Nella sua audizione ha ricordato il ruolo dell’associazione che, grazie alle sue ricerche e’ riuscita a far riaprire le indagini. Bolognesi ha dichiarato di essere convinto che i Servizi siano coinvolti nella strage e abbiano contribuito a depistare le indagini negli anni. Parte dei servizi segreti continua a non collaborare.

E anche questo processo ha fatto capire che alcuni esponenti degli apparati che hanno testimoniato in quest’aula, rimangono ” abbottonati”, perche’ ci sono segreti che ancora oggi non si possono rivelare. Non si vuole arrivare alla completa verità’. Bolognesi non ha dubbi, teme che alcuni poteri siano ancora al lavoro per impedire che si possa risalire ai mandanti dell’attentato.

Nella foto: la strage di Bologna

Antonio Cimino