Nei giorni scorsi abbiamo scritto che sono più scandalosi i sostenitori di Berlusconi, che lui stesso seduto sulla poltrona di Presidente della Repubblica. Appoggiare un personaggio di tal fatta vuol dire legittimare le cose più nefaste dell’Italia repubblicana: dalla P2 (e quindi le stragi e i delitti eccellenti di cui l’organizzazione segreta di Gelli è stata protagonista) alle collusioni con Cosa nostra, da Marcello Dell’Utri condannato per mafia al G8 di Genova, dalla tivù spazzatura che ha diseducato milioni di persone alle leggi ad personam, dalla demonizzazioni dei magistrati scomodi a tutti i reati per i quali il nostro eroe è stato condannato.

Nei giorni scorsi la segretaria di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha dichiarato che il prossimo Capo dello Stato deve avere le caratteristiche di un “patriota”. Al che uno pensa a gente della pasta di un Pertini, un Saragat o al limite un Ciampi (banchiere sì, ma partigiano).

Ma siccome dalla lotta di liberazione sono passati tanti anni, pensi che il “patriota” sia una personalità che ha servito la Patria in tempi più recenti, magari attraverso la lotta alla mafia o ai poteri corrotti, o al limite  attraverso un impegno nelle scuole, nelle università, nelle periferie. E quindi il pensiero va a magistrati come Di Matteo, come Gratteri, come Colombo, come tante persone che in silenzio fanno il loro lavoro con dedizione e senza chiedere nulla in cambio.

Macchè! Chi tira fuori la destra italiana dopo aver proposto Berlusconi? Il filosofo Marcello Pera, l’ex ministro Letizia Moratti, l’attuale presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, l’ex magistrato Carlo Nordio, per finire con l’”ex tutto” Pierferdinando Casini (in posizione più defilata, ma pronto ad essere lanciato al momento giusto).

Fare i nomi di Pera (addirittura ex “socialista”), di Moratti e di Casellati vuol dire riproporre Berlusconi sotto mentite spoglie, tentare l’operazione di spacciare la copia al posto dell’originale, di piazzare maldestramente il seguace al posto del leader. Bisogna riprendere le vecchie collezioni dei giornali o rivedere certe trasmissioni televisive per capire come questa gente sicuramente colta, al punto da conoscere il livello di eversione della P2, abbia negato l’evidenza pur di difendere il Cavaliere.

È dal momento della sua fondazione (1994) che costoro si ritrovano dentro Forza Italia. Tutti e tre hanno ricoperto le cariche più prestigiose del Parlamento, fino a diventare chi Presidente del Senato (Pera e Alberti Casellati), chi ministro della Pubblica istruzione (Moratti).

Non ce ne vogliate, quindi, Egregi Meloni, Salvini e Tajani, se ci permettiamo di dirvi che queste proposte sono più scandalose dell’idea stessa di Berlusconi Presidente.

Cosa dire della prospettiva del “moderato” Pierferdinando Casini al Quirinale? Beh, anche in questo caso bisognerebbe andare a ritroso coi giornali: almeno fino al 1983, quando per la prima volta l’ex Presidente della Camera diventa deputato della Democrazia cristiana e pupillo del segretario del partito Arnaldo Forlani. Anche lui in quegli anni impegnato a difendere un partito ormai indifendibile, un partito che dopo la straordinaria epoca di De Gasperi, è imploso per le collusioni e la corruzione che aveva al suo interno.

Pur avendo fatto parte della commissione Stragi, anche Casini ha ignorato il ruolo eversivo dell’organizzazione segreta alla quale Silvio Berlusconi ha aderito fin dalla fine degli anni Settanta. E infatti quando Silvio scende in campo, Pierferdi senza tentennamenti né crisi di coscienza, aderisce al “nuovo che avanza”, difendendo anche in questo caso l’indifendibile. Da alcuni anni è approdato nella sponda opposta, in quel centrosinistra che fino a qualche tempo prima demonizzava perché “covo di comunisti”.

E cosa dire di Carlo Nordio, preparato magistrato veneto che ha indagato sulle Brigate rosse, sulle cooperative rosse e sulle giunte di destra che si sono distinte per lo scandalo del Mose di Venezia? Anche in questo caso bisogna rileggere e rivedere certe interviste. Spietato contro la sinistra, al punto da essere giudicato fazioso, anche lui è stato particolarmente distratto sulle malefatte molto più gravi commesse dal Cavaliere, che oggi lo vuole al Quirinale.

 Infine ci permettiamo di dare un consiglio ai leader del centrosinistra. Per favore evitate di fare il nome di Rosi Bindi. Sarà pure stata una onesta e brava parlamentare, ma vi consigliamo di leggere la scandalosa relazione della Commissione antimafia (da lei presieduta) sulla morte dell’urologo Attilio Manca: di fronte alle dichiarazioni di molti pentiti (anche autorevoli) che parlano di un delitto commesso dai servizi segreti per ordine di Cosa nostra nell’ambito della latitanza del boss della Trattativa, Bernardo Provenzano, quel documento accredita la “certezza” di una morte per overdose senza lo straccio di una prova. Leggetela e ne riparliamo. Buon voto.

Nella foto: l’Aula del Parlamento durante la votazione per il Presidente della Repubblica

Luciano Mirone