L’umanità si mobilita contro il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, “colpevole della distruzione” di buona parte della Foresta Amazzonica, e quindi fra i responsabili principali del surriscaldamento climatico che sta devastando il pianeta. Novecentomila firme in poche ore (fra cui quella del direttore di questa testata) arrivate nella piattaforma Avaaz.org per dire “basta” alla politica neo liberista di Bolsonaro che con le sue autorizzazioni spregiudicate sta infliggendo ferite gravissime al “polmone del mondo” che in pochi anni rischia l’estinzione.

Questo il testo della petizione inviata al Procuratore penale internazionale.      

“Il Presidente brasiliano Jair Bolsonaro – si legge – è il disastro ambientale fatto persona. Ha permesso l’estrazione mineraria illegale e la deforestazione in terre indigene, ha sabotato leggi ambientali, e solo in questo suo ultimo anno di governo la distruzione dell’Amazzonia è aumentata di oltre il 20%: una perdita equivalente a tremila campi da calcio al giorno!”.

Un bimbo abbraccia un albero secolare in Amazzonia. Sopra: la Foresta distrutta e (nel riquadro) il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro

“Pensa di poter continuare impunito – seguita la petizione -, ma c’è un modo per farlo rispondere di questi crimini. Un gruppo di coraggiosi avvocati si sta impegnando affinché la Corte penale internazionale (CPI) persegua Bolsonaro per ogni possibile crimine contro l’Amazzonia e i suoi difensori. Ora tutto dipende dal procuratore della Corte, Karim Khan”.

“Quest’ultimo – è scritto nella lettera – è noto per la sua perseveranza nella ricerca della giustizia, ma trascinare Bolsonaro in tribunale richiede un grandissimo coraggio. Sosteniamolo raccogliendo una valanga di firme da ogni parte del mondo, e quando il nostro appello sarà enorme, lo consegneremo direttamente all’ufficio del procuratore. Unisciti all’appello per difendere l’Amazzonia”.

“La deforestazione – si ammette nella missiva – iniziava a diminuire prima che Bolsonaro andasse al governo, ma durante il suo mandato è aumentata fino a raggiungere il livello peggiore degli ultimi 15 anni. Lui ha usato la presidenza per spianare la strada a taglialegna, agricoltori e bande criminali, e le violenze subite dalle popolazioni indigene hanno già fatto parlare di genocidio”.

“Qui – è il monito della raccolta di forme – si tratta della sopravvivenza di tutti noi. Gli incendi, il disboscamento e il cambiamento climatico stanno spingendo l’Amazzonia al collasso, alcune aree di foresta stanno già rilasciando nell’atmosfera più CO2 di quanta ne possano assorbire. A questo ritmo gli scienziati prevedono il collasso dell’ecosistema della foresta pluviale, con conseguenze catastrofiche per il pianeta”.

“È assurdo – viene puntualizzato -, ma non esiste una legge internazionale contro l’ecocidio. Ma la CPI è designata alla protezione dai crimini contro l’umanità, e questo va oltre Bolsonaro. Se il procuratore aprisse un’indagine, creerebbe un precedente storico, che getterebbe le basi per porre fine all’impunità per reati ambientali a livello globale. Potrebbe persino portare a una nuova legge contro la distruzione della natura!”.

“Firma ora – è l’appello di chi ha indetto la petizione – per chiedere al procuratore della Corte Penale Internazionale di fare il possibile per avviare un’indagine su Bolsonaro. Facciamoci portavoce della foresta, della sua gente, e del futuro di ogni essere umano sulla Terra. Unisciti all’appello per difendere l’Amazzonia”.

“Insieme – conclude il messaggio -, abbiamo instancabilmente lottato contro il cambiamento climatico, abbiamo contribuito a raggiungere incredibili vittorie per proteggere riserve marine meravigliose, e ci siamo schierati al fianco dei popoli indigeni di tutto il mondo per difendere ecosistemi unici. Ora la forza delle nostre voci può unirsi alla forza della giustizia per salvare una delle foreste più importanti della Terra”.

Luciano Mirone