Sono trascorsi 100 anni. Dal 28 ottobre, quando il Milite Ignoto, simbolo dei soldati italiani caduti per la Patria e non identificati, ha percorso il suo ultimo viaggio dalla basilica di Aquileia in Friuli Venezia Giulia fino all’altare della Patria a Roma.

Troppi lutti, corpi senza nomi e tante storie di uomini impresse indelebilmente nella memoria.

Per rendere onore a queste storie quel venerdì furono scelte 11 salme anonime, rimaste prive di identità a causa della ferocia della guerra sui loro corpi, una per ognuno dei fronti in cui avevano combattuto gli italiani durante la 1^ Guerra Mondiale.

Ad una madre, tra quelle che avevano perso un figlio nei combattimenti e le cui spoglie non erano state restituite, fu dato il compito di designare quale, tra le 11, doveva essere la Salma del Milite Ignoto, da tumulare a Roma nel complesso monumentale del Vittoriano, l’Altare della Patria.

In occasione del centenario, quegli uomini-senza-nome saranno commemorati con un concerto. Le note musicali della fanfara del 12° Reggimento Carabinieri “Sicilia” risuoneranno nella centralissima piazza Duomo di Catania, in ricordo di quelle vite spezzate dallo scempio della Grande Guerra.

Appuntamento sabato 6 novembre alle 16.00 nella piazza più famosa della città.

La storia del Milite Ignoto

Esattamente 100 anni fa, il 4 novembre 1921, ebbe luogo la tumulazione del Milite Ignoto nel sacello dell’Altare della Patria.

Dopo la 1^ guerra mondiale, le Nazioni che vi avevano partecipato vollero onorare i sacrifici e gli eroismi delle collettività nella salma di un anonimo Combattente, caduto armi in pugno. In Italia l’allora Ministero della guerra dette incarico ad un’apposita commissione di esplorare tutti i luoghi nei quali si era combattuto e di scegliere una salma ignota e non identificabile per ognuna delle zone del fronte: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, tratto da Castagnevizza al mare.

Undici salme, una sola delle quali sarebbe stata tumulata a Roma al Vittoriano, furono trasportate nella Basilica di Aquileia. Qui venne operata la scelta tra undici bare identiche. A guidare la sorte fu chiamata una popolana di Trieste, Maria Bergamas, il cui figlio Antonio – disertore dell’esercito austriaco e volontario nelle fila italiane – era caduto in combattimento senza che il suo corpo potesse essere identificato.

Il Feretro prescelto fu trasferito a Roma su ferrovia, con un convoglio speciale a velocità ridotta sulla linea Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma, ricevendo gli onori delle folle presso ciascuna stazione e lungo gran parte del tracciato.

Tutte le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei Caduti, con il Re in testa, e le Bandiere di tutti i reggimenti attesero l’arrivo del convoglio nella Capitale e mossero incontro al Milite Ignoto per renderGli solenne omaggio.

Il Feretro fu poi scortato da un gruppo di dodici decorati di Medaglia d’Oro fino alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, al cui interno rimase esposto al pubblico.

L’epilogo avvenne il 4 novembre 1921 con una solenne cerimonia.

Più di trecentomila persone accorsero per quel giorno a Roma da ogni parte d’Italia e più di un milione di italiani fece massa sulle strade della Capitale.

Il corteo avanzò lungo Via Nazionale, lungo la quale erano rappresentati i soldati di tutte le armi e di tutti i servizi dell’Esercito.

Dinanzi al gran monumento, in piazza Venezia, uno smisurato picchetto fu schierato in quadrato, mentre 335 Bandiere dei reggimenti attendevano il Feretro.

Prima della tumulazione, un soldato semplice pose sulla bara l’elmetto da fante.

I militari presenti e i rappresentanti delle nazioni straniere erano sull’attenti, mentre tutto il popolo in ginocchio.

Il feretro del Milite Ignoto veniva quindi inserito nel sacello e così tumulato presso quel monumento che poteva ora ben dirsi Altare della Patria.