A Catania si muore ancora di lavoro, soprattutto se si opera nei cantieri edili ma alte percentuali d’ incidenti funesti si registrano anche nel settore industria, commercio –soprattutto ingrosso-   magazzinaggio, e riparazioni; non fanno eccezione la sanità e il segmento assistenza. Il capoluogo etneo è inoltre secondo solo a Palermo, per denunce di incidenti mortali sul lavoro tra il 2016 e il 2021.

Il picco si è raggiunto nel 2018 con 19 denunce, mentre le dichiarazione ufficiali di infortunio mortale risultano 15 nel 2020, anno che però non può essere considerato alla stregua dei precedenti per via del pesante impatto causato dall’epidemia di Covid-Sars. Da gennaio ad agosto 2021 sono state 7 le denunce d’infortunio con esito mortale a Catania (dopo i 10 registrati a Palermo e i 9 registrati a Ragusa).

In previsione della manifestazione nazionale che si terrà il 13 novembre a Roma organizzata dalla tre maggiori sigle sindacali degli edili, la Cgil e la Fillea Cgil di Catania hanno elaborato un Report sulla base dei dati storici Inail aggiornati all’agosto di quest’anno, che restituisce l’identikit delle “morti bianche” a Catania; un fenomeno che purtroppo non accenna a fermarsi.

“I dati Inail sono i nostri riferimenti per eccellenza, ma non possiamo ignorare un’altra verità: non verremo mai a conoscere i dati delle morti sul lavoro avvenute in un contesto di mancanza di regole. In poche parole, non sapremo mai quanti sono gli incidenti che coinvolgono chi lavora in nero, spiegano il segretario generale della Camera del lavoro,  Carmelo De Caudo, e il segretario generale della Fillea Catania, Vincenzo Cubito.

“Inoltre – aggiungono i rappresentanti sindacali – c’è una forte discrepanza tra i dati delle denunce e quelle dei riconoscimenti da parte dell’Istituto, che spesso finiscono nella palude dei contenziosi i cui tempi sono molto lunghi. La vera scommessa da vincere rimane quella della prevenzione e dei controlli. Nel primo caso siamo ancora lontani dalla cultura della sicurezza nel luogo di lavoro, nel secondo siamo lontani dagli organici ideali degli uffici pubblici preposti ai controlli. Crediamo che a Catania si debba costituire una nuova ‘cabina di regia’ che faccia il punto su quanto sta accadendo, soprattutto a così poca distanza da una ripartenza che vede le aziende più indebolite economicamente e forse anche meno attenta alle regole”.

Il 25% degli infortuni di ogni tipo (non solo quelli mortali) avviene in provincia di Catania – spiega la Cgil – e si passa dai 7575 infortunati del 2016 ai 7080 infortunati del 2019; nel 2020 la denunce a Catania sono state solo 5419 ma il calo è ancora una volta addebitabile all’avvento della Pandemia.

Da gennaio a luglio 2021, non a caso a Catania gli infortuni generici sono stati già 3213. Il 94% dei lavoratori infortunati è, inoltre, di nazionalità Italiana e  il rimanente 6% di nazionalità straniera. Il 65% dei lavoratori infortunati è di genere maschile, il rimanente 35% di genere femminile. La classe di età maggiormente colpita oscilla dai 45 ai 59 anni. Per i deceduti la classe d’età maggiormente colpita è quella che va dai 50 ai 64 anni. I deceduti a causa di un infortunio a Catania sono stati 16 nel 2016, 16 nel 2017, 19 nel 2018, 13 nel 2019, 15 nel 2020 e 7 nel 2021 con aggiornamento ad Agosto 2021.
I morti sul lavoro in Sicilia vanno dagli 81 del 2016  ai 91 del 2020, in controtendenza rispetto alle denunce di infortunio; l’82% di questi è avvenuto nel settore industria e  servizi. L’elaborazione regionale rivela inoltre che in Sicilia l’81% degli infortuni dal 2016 all’agosto 2021 è avvenuto sul luogo di lavoro, il 4% mentre il lavoratore era a bordo di un mezzo al lavoro; il 10% è avvenuto  “in itinere” cioè mentre ci si reca al lavoro usando un mezzo di trasporto, il 5% “in itinere” ma senza l’ausilio del mezzo di trasporto.

Redazione