“Una condanna incredibile”, tredici anni e due mesi di reclusione, quella inflitta a Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace. L’ex pm del processo Trattativa, Antonio Ingroia, e il suo movimento Azione civile, prendono posizione nei confronti di una sentenza che giudicano “iniqua e pericolosa”, se paragonata a quella per associazione mafiosa inflitta al fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, ma anche alla recente sentenza d’appello del processo Trattativa.   

“Se la sentenza d’appello del processo Trattativa Stato-mafia ci dice, pericolosamente, che le istituzioni possono trattare con Cosa nostra, anche a costo di mettere in pericolo il Paese e di causare altre stragi, perché il fatto costituisce reato solo per i mafiosi e non per gli uomini di Stato, la sentenza di primo grado del processo Lucano sembra dirci che un sindaco disgraziato di un piccolo paese del profondo Sud non può permettersi di aiutare chi ha bisogno di sopravvivere”.

“Questo messaggio – scrive Azione civile – è un oltraggio alla memoria di Becky Moses, ragazza di 26 anni morta in un rogo a Rosarno, ragazza che Lucano aveva provato ad aiutare”.

“Ricordo – dice Ingroia – che Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa ha scontato una pena di sette anni, Silvio Berlusconi quattro per frode fiscale. Ora a Lucano si infliggono, in primo grado, 13 anni di carcere (e 700mila euro da pagare) raddoppiando addirittura la richiesta di pena dei pm”.

“Sembra di esser ritornati negli anni Cinquanta”, incalza Ingroia. “Trattare con la mafia si può, aiutare gli ultimi no, questo è il messaggio uscito dalle aule di tribunale negli ultimi giorni. Così non va. Serve un’alternativa alla normalizzazione imperante e il laboratorio calabrese (il riferimento è alle prossime elezioni regionali in cui Azione civile appoggia l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, ndr.)può essere un banco di prova  a partire dalla vicenda umana e politica di Mimmo Lucano”.

Nella foto: Mimmo Lucano con il figlio di due immigrati

 

Redazione