Un Piano regolatore generale (Prg) scaduto scandalosamente da 17 anni e un’Amministrazione comunale che fa finta di pensare alla sua revisione e nel frattempo paga consulenti, tergiversa, fa melina, fa passare altro tempo pur di non occuparsi di un tabù che a Belpasso (Catania) nessuno deve osare nominare.

Solo un grande scrittore come Kafka può spiegare il cupio dissolvi di una comunità un tempo fiore all’occhiello della provincia, ma oggi alle prese con un indecente ritardo della revisione dello strumento urbanistico, con un record di abusivismo edilizio da fare invidia alle capitali siciliane della cementificazione selvaggia, un centro storico sempre più desertificato, un disagio giovanile e una crisi di identità assai preoccupanti.

Insomma, una città che non riesce più a trovare la strada maestra per ricominciare un cammino intrapreso da padri molto più lungimiranti e illuminati dei figli.

Belpasso. Piazza Duomo, considerata dall’ex Giunta Caputo – assieme alle altre piazze – area di “verde pubblico attrezzato”. Sopra: la città vista dall’alto

Per capire come la classe politica che governa questa comunità di 28mila abitanti intenda revisionare il piano regolatore – e quindi programmare lo sviluppo del territorio, del centro storico, delle frazioni, dell’economia, dell’istruzione, della cultura, dello sport, del verde, del tempo libero e della vivibilità – basta vedere i numeri sul rendimento degli uffici municipali preposti alla materia: scatole vuote dove trovi scritto Piano regolatore: ma se le apri ci trovi poco o nulla. Non per colpa degli uffici, ma di chi è preposto a riempire quelle scatole: la politica. Dati che spiegano in maniera inconfutabile come a Belpasso il futuro non venga programmato ma improvvisato.

Basta parlare col sindaco, coi componenti della giunta, con molti consiglieri comunali per avere conferma. Si vive alla giornata, in base all’iniziativa estemporanea o alla buona volontà di questo o di quell’altro assessore, si diserta l’Aula consiliare quando si deve parlare di abusivismo edilizio, si tace sulla marginalità del paese. 

L’attuale stazione della Circumetnea Belpasso-Camporotondo nella frazione di Piano Tavola

I PARADOSSI E ‘U PUSTALI. 

Basta vedere i paradossi che riguardano la futura metropolitana che – nel giro di poche centinaia di metri – prevede una stazione nella frazione di Piano Tavola, un’altra stazione nelle frazioni di Palazzolo e Giaconia (ad altissimo indice di abusivismo) e una terza nel centro commerciale Etnapolis, che, malgrado la distanza di quattro chilometri dal centro di Belpasso, è diventata (non solo per i commerci, ma soprattutto per l’aggregazione e il tempo libero dei giovani) la vera piazza della comunità belpassese.

Belpasso è tagliata fuori. L’unico mezzo di collegamento con il resto del mondo è il vecchio, lento e famigerato autobus (‘u pustali, come ironicamente è stato definito) che continuerà ad essere il simbolo di una cittadina che perde pezzi da tutti i lati.

E pensare che le proposte non mancano, dalla monorotaia alla funicolare. E neanche i soldi: basti pensare agli enormi finanziamenti previsti dal Recovery fund e destinati al collegamento della tratta metropolitana Catania-Paternò. Qualcuno, negli ultimi anni, ha visto un sindaco fare la voce grossa a Palermo, a Roma o a Bruxelles su questo argomento?

Una totale mancanza di vision che porta ad un risultato incredibile: le frazioni sempre più al centro di un progetto, il centro-città sempre più marginale e isolato. Qualcuno traduca questo discorso in politica, ci metta gli onorevoli, i sindaci, gli assessori e i consiglieri comunali che vuole, e tiri le somme.

IL CASO BELPASSO 

Qualcuno tiri le somme al cospetto di un Caso inserito nel contesto di una Sicilia sempre più devastata dal cemento.

Una cronistoria che va fatta per rinfrescarci un po’ la memoria. 

Tutto comincia nel 2013, quando il leader carismatico dei “giovani al potere” Carlo Caputo – oggi presidente del Parco dell’Etna per “imposizione” del governatore della Sicilia Nello Musumeci – diventa sindaco.

Caputo negli anni precedenti si era distinto come consigliere, come assessore e come vice sindaco del vero dominus della politica belpassese, Alfio Papale (oggi deputato regionale di Forza Italia), e come pupillo dell’ex deputato regionale Lino Leanza e dell’ex governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, quest’ultimo sotto processo da alcuni anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Nel 2013, in campagna elettorale, Caputo fa la prima capriola con triplo avvitamento: disconosce i suoi “maestri”, si mette in proprio e accredita l’immagine di “duro e puro” della politica locale. Viene sommerso di voti.

L’ex sindaco Caputo con le carte del Piano regolatore

LE CAPRIOLE DI CAPUTO

Diventato sindaco fa un’altra straordinaria capriola: si occupa del piano regolatore (rimasto “in frigo” negli anni della sindacatura Papale), all’epoca scaduto “soltanto” da undici anni. Non per provvedere a una saggia revisione (come prevede la legge), ma per fare esattamente il contrario.

Facciamo un piccolo passo indietro. Fra il 2012 e il 2013, poco prima che Caputo diventasse primo cittadino, era arrivato a Belpasso il commissario Angelo Sajeva, nominato dalla Regione Sicilia in sostituzione dell’allora sindaco dimissionario (Papale, nel frattempo candidatosi alle elezioni regionali) e della giunta.

Sajeva indice un bando pubblico per affidare con criterio democratico la redazione del Piano a un urbanista di chiara fama. La norma stabilisce che per la redazione dello strumento urbanistico, fra un professionista esterno e l’ufficio tecnico comunale, la preferenza debba essere data a quest’ultimo. Ma ad una condizione: che l’ufficio tecnico sia dotato degli strumenti e del personale adatto per una mansione così complessa. Sajeva – con quel bando – sancisce quindi l’inadeguatezza del Comune ad occuparsi del Prg.

Concorrono molti professionisti di alto livello. A vincere è il prof. Leonardo Urbani, architetto di riconosciuto valore urbanistico ed estraneo a certe logiche. Ma il professionista non ha il tempo di operare concretamente, poiché da un giorno all’altro Caputo gli revoca l’incarico e lo affida all’ufficio tecnico, incurante del fatto che la legge dà la possibilità ai Comuni di stipulare un contratto con i professionisti esterni, con la previsione di sanzioni (anche salate) in caso di inadempienza. Un paletto che costringe l’urbanista ad attenersi ai tempi stabiliti, al contrario di quanto può succedere all’ufficio tecnico, che può  addurre la cronica carenza di personale.  

Caputo caccia Urbani adducendo ragioni di carattere economico. E a chi gli chiede conto di quel provvedimento risponde: “250mila Euro di parcella sono troppi. Meglio risparmiare”. Peccato che poco dopo, lo stesso Caputo, si distingua per un incredibile sperpero di danaro pubblico, a cominciare da un inutile presidio per i vigili urbani – “il presidio meno presidiato al mondo”, come viene definito da qualcuno – nel quartiere di Borrello, per il quale viene spesa la “modica” cifra di 500mila Euro. Ma questo è solo un piccolo esempio dello spreco delle risorse pubbliche nella città delle “cento sculture”.  

Caputo agisce per sprovvedutezza o per altre ragioni? Si tratta di una scelta autonoma o no? Non lo sappiamo.

Sappiamo però che subito dopo, l’ex sindaco, fa un altro salto carpiato: prende come consulente del Piano il professionista classificatosi agli ultimi posti nel bando di Sajeva: dovrà coordinare il lavoro di ufficio tecnico sempre più carente di personale. Risultato: in cinque anni non viene prodotto nulla di significativo.

Il sindaco di Belpasso, Daniele Motta

IL COPIONE SI RIPETE CON MOTTA

Il copione si ripete con l’attuale sindaco Daniele Motta (che di Caputo era stato assessore), il quale nel 2018 (anno del suo insediamento) cambia solo il nome del consulente. In compenso i soldi sono sempre gli stessi: quelli dei cittadini: circa 100mila Euro in otto anni. E il Piano regolatore? Meglio cambiare discorso. 

Luciano Mirone

Post scriptum: dato il totale immobilismo sulla materia, suggeriamo molto sommessamente al sindaco di ripetere quello che l’ex commissario Sajeva fece nel 2012: un bando pubblico che preveda la partecipazione dei migliori urbanisti nazionali e internazionali. Ci sembra la via più saggia e più rapida per giungere ad una soluzione. Siamo scettici, ma ci speriamo.