20 anni. Sono trascorsi venti anni da un evento che ha rappresentato uno dei punti di svolta della storia della nostra civiltà. Difficile trovare altre parole per descrivere ciò che accadde a New York l’11 settembre 2001: ormai fa parte della coscienza collettiva, analizzato e rappresentato in ogni modo possibile. Un evento che divenne immediata rappresentazione di sé stesso, proprio perché avvenne in diretta e con diffusione televisiva mondiale.
Oggi, 20 anni dopo, un altro “evento di svolta” impedisce per il secondo anno consecutivo di onorare e celebrare la memoria di quella tragica giornata. Stiamo parlando della pandemia che ha impedito l’organizzazione della mostra fotografica, dal titolo “11 settembre – Per non dimenticare”, che dal 2004 ricorda non solo i fatti di quel giorno ma soprattutto la storia, le caratteristiche, l’essenza stessa di ciò che fu distrutto nel vigliacco attentato terrorista, e cioè le Twin Towers del World Trade Center.
L’esposizione fotografica fu organizzata per la prima volta nel 2004 dal Prof. Alfredo Mariani, docente delle scuole superiori, appassionato fotografo, e per anni frequentatore di New York e dei due splendidi grattacieli.
“La motivazione alla istituzione della mostra fu l’essermi reso conto del fatto” – dice Alfredo Mariani – “che il messaggio dei terroristi stava prendendo piede tra i più giovani, tra gli studenti del liceo, tra quelli che solo pochissimi anni prima erano troppo giovani per comprendere bene ciò che era successo. A scuola, nei dialoghi con gli studenti che si svolgevano in occasione dell’anniversario, stimolati anche da trasmissioni televisive, per molti di loro era stato quasi giusto che fossero stati distrutti i “simboli dell’impero americano e della sua egemonia”.
“Le Twins – seguita il fotografo – non erano nulla di tutto questo, ma un prodigio dell’ingegneria e dell’architettura, e quindi dell’impegno umano. Sentii la necessità di ristabilire la verità, e lo feci con questa mostra, organizzata nelle prime edizioni proprio in collaborazione con gli studenti dei licei”.
Successivamente l’esposizione riscosse sempre maggiore interesse, e venne organizzata in tante città italiane accompagnata sempre da incontri e conferenze sull’argomento.
“Ricordo con piacere – prosegue Mariani – alcuni luoghi particolari, come il Museo Sannitico di Campobasso, il Chiostro di Sant’Orso ad Aosta con le sue straordinarie torri gemelle medievali, il Museo Archeologico di Ischia di Castro, la Rocca Farnese di Valentano e, per ultimo, la straordinaria Villa Sforzesca di Castell’Azzara, sicuramente uno degli antichi palazzi più belli d’Italia, purtroppo un po’ dimenticato. In queste e in tante altre sedi museali le immagini delle Twin Towers sono state accolte da contesti dedicati all’archeologia, ed è giusto così: anche le Twins, simbolo di progresso e modernità, ormai appartengono al passato ed al racconto storico ed archeologico, ed è incredibile come in alcune occasioni le foto dei grattacieli al massimo del loro splendore abbiano stabilito relazioni estetiche di forma e di colore con i reperti già presenti nei musei”.
Nel ventesimo anniversario della tragedia, non potendo organizzare una mostra in un luogo fisico, il suo autore Alfredo Mariani ha voluto diffondere alcune immagini delle edizioni precedenti, sperando che le condizioni epidemiologiche consentano presto di tornare alla esposizione diretta al pubblico delle immagini.
Gli chiediamo se sa già dove, appena possibile, avverrà la prossima esposizione: “La organizzeremo nel comune di Sorano, lo splendido borgo toscano che sta ospitando un’altra mia iniziativa culturale, e cioè il Museo delle Enciclopedie recentemente fondato”.
“11 settembre. September Eleven” diventerà parte dei progetti espositivi del museo, che comprendono anche una mostra sulle parole del Risorgimento, recentemente presentata, ed un’altra sul campo di concentramento di Terezin, che sarà organizzata per il 27 gennaio, sempre a Sorano, in occasione della Giornata della Memoria. Mi dispiace non poter incontrare direttamente il pubblico, ed in particolare i più giovani e gli studenti delle scuole, ma al momento dobbiamo ancora rispettare la massima prudenza. Sarà ancora più bello ritrovarci quando questo incubo sarà sparito, ed allora potremo riprendere tutti i nostri progetti”.
Redazione
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