Negli scorsi giorni e con grande stupore dell’opinione pubblica maltese, l’ex Premier Laburista, Joseph Muscat, ha accettato di farsi intervistare dal quotidiano nazionale “Times of Malta”.

Associare il nome di Malta a quello di Muscat è cosa facile. I suoi abitanti ancora oggi provano un sentimento contrastante per quest’uomo: per qualcuno la sua presenza è ancora un bene, per altri è solo un personaggio ingombrante che continua a screditare la reputazione del Paese.

Esordire dicendo che non che non abbandonerà mai il suo vecchio amico ed ex capo dello suo Staff, Keith Schembri – nonostante i presunti tentativi di quest’ultimo di coprire l’omicidio di Daphne Caruana Galizia -, sicuramente ha destato non poca indignazione, affermando di aver interrotto i contatti con Schembri per un po’, ma di aver ripreso a sentirlo quando lo stesso Muscat ha saputo delle cattive condizioni di salute dell’uomo.

L’ex Premier ha insistito sul fatto di essere del tutto estraneo ai movimenti di Schembri, il quale, a sua insaputa, avrebbe trasmesso informazioni al sospettato numero uno dell’omicidio Galizia: l’imprenditore Yorgen Fenech.

Ma come poter dimenticare le improvvise, e frettolose, dimissioni di Muscat, nel gennaio dello scorso anno, poco dopo che Schembri fu arrestato proprio in relazione all’omicidio della giornalista maltese? Da allora Schembri è accusato di riciclaggio di denaro.

Joseph Muscat s’è sempre mostrato riluttante nel procedere con azioni contro Schembri e l’ex ministro dell’Energia Konrad Mizzi: ciò conferma l’ipotesi che i due uomini potessero avere informazioni potenzialmente compromettenti proprio sull’allora Primo Ministro? Ad avvalorare le supposizioni sono state le successive affermazioni degli stessi durante gli interrogatori cui sono stati sottoposti nel corso di questi anni, affermando di avere ragioni legittime per aver aperto segretamente strutture offshore, mentre erano in carica nel Governo Muscat. “Konrad e Keith mi hanno detto la verità? Penso che il tempo lo dirà.”, ha dichiarato Muscat durante l’intervista. 

La questione più scottante, senza alcun dubbio, riguarda l’omicidio di Daphne Caruana Galizia; l’ex Primo Ministro ha condannato il potenziale conflitto di interessi dell’ex capo della giustizia Joseph Said Pullicino, descrivendo l’intera vicenda come un esercizio politico: infatti Muscat sembra non avere dubbi che le conclusioni dell’inchiesta siano state trapelate al leader dell’opposizione Nazionalista, persino prima di essere rese pubbliche. E a detta di molti lettori, nel proseguire l’intervista Muscat si è affrettato a tirare fuori dal fuoco alcune “vecchie castagne”, nel tentativo di sviare l’argomento e difendersi.

L’uomo ha ribadito la sua integrità nel proseguire il suo lavoro durante lo scandalo dei Panama Papers – venuti a galla proprio grazie a Daphne Caruana Galizia – ed il controverso caso “Egrant”, che incriminava la moglie per riciclaggio e dubbi trasferimenti di ingenti somme di denaro ad altre dubbie società. Muscat ha ammesso che se si fosse dimesso allora, non avrebbe fatto altro che affermare la sua colpevolezza in merito alle accuse.

S’è infine mostrato incredulo in merito allo scandalo del parco eolico in Montenegro. Eppure proprio tramite un’’indagine del “Times of Malta” e del quotidiano d’inchiesta “Reuters” s’era scoperto che la “17 Black” – la società sita a Dubai di proprietà di Yorgen Fenech – ottenne un profitto di ben 4,6 milioni di euro in seguito all’acquisto, da parte della società elettrica “Enemalta”, del parco eolico in Montenegro. Il fatto sicuramente controverso è che Muscat avesse sempre difeso Konrad Mizzi, successivamente cacciato dal partito Laburista proprio in merito a questo scandalo.

Ora però bisogna fare i conti con il duro giudizio di una buona parte dell’opinione pubblica, che ha interpretato le risposte date da Joseph Muscat come la conferma di totale lealtà nei suoi confronti dell’attuale Premier in carica, Robert Abela.

Secondo l’opinione pubblica, Abela sa che gran parte del suo sostegno dipende proprio dalla sua continua protezione del suo ex Premier: concedere questa intervista – secondo molti osservatori – è un modo come un altro per tastare il polso dell’opinione pubblica su un possibile ritorno.

“Lo Stato era, è e sarà. È il Governo che può cambiare”, ha concluso Muscat con queste sue lapidarie parole. Non voleva essere “troppo protagonista” come egli stesso ha dichiarato, ma in poco tempo ha mostrato ancora di esserlo, un ennesimo coup de theatre che dimostra che su di lui non è mai calato il sipario.

Nella foto: l’ex premier maltese Joseph Muscat

Valentina Contavalle