Una denuncia dirompente contro il racket delle estorsioni, ma anche emblematica per buona parte dell’imprenditoria italiana, che sull’esempio di Giuseppe Condorelli, titolare dell’omonima azienda dolciaria di Belpasso -Catania-, si rivolge alle Forze dell’ordine per segnalare le minacce, gli avvertimenti e le intimidazioni che quotidianamente subisce. Di questo – e di tanto altro – si è parlato oggi negli stabilimenti Condorelli, in occasione di un convegno organizzato dall’omonima fondazione, assieme a Sos imprese – Rete per la legalità, per fare ‘il punto della situazione’, a pochi mesi dall’operazione antiracket e antimafia scattata dopo la denuncia presentata dal titolare della ditta belpassese contro le richieste di pizzo avanzate da alcuni esponenti del clan Santapaola-Ercolano.

Non a caso lo slogan che campeggiava dietro al tavolo dei relatori era ‘No al racket e all’usura. Non sei solo. Denunciare conviene’. E poi il numero verde – 800 900 767 – con l’invito:  ‘Contattaci’.

Una manifestazione per ‘addetti ai lavori’ e per giornalisti, finalizzata a ‘lanciare un messaggio ancora più forte’ di quello partito alcuni mesi fa, in seguito agli arresti eseguiti dai Carabinieri nei confronti di una cosca che per anni ha messo a ferro e fuoco l’intera zona.   

Presenti all’evento, il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi, il comandante della Legione carabinieri Sicilia, Generale Rosario Castello, il presidente e il vice presidente nazionale di Sos Impresa rispettivamente Luigi Cuomo e Giuseppe Scandurra, il direttore del centro studi Te.Mi per la legalità Lino Busà e il Commissario straordinario di Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Giovanna Cagliostro. In sala diversi esponenti dei Carabinieri e della Polizia, dell’antiracket della Campania, del Lazio, della Puglia, oltre ovviamente a una folta rappresentanza siciliana di questo settore.

Foto di gruppo alla fine della manifestazione. Sopra: Giuseppe Condorelli, fra il comandante della Stazione dei Carabinieri di Belpasso, Maresciallo Rosario De Fazio, e il comandante della Legione Sicilia , Generale Rosario Castello. Foto Francesco Mirone

Sì certo, il messaggio di Condorelli di ‘stare dalla parte dello Stato’ si è rivelato straordinario, è stato detto durante i lavori, ma affinchè non risulti vano – secondo quanto ha confidato un autorevole rappresentante delle Forze dell’ordine a chi scrive – è necessario non lasciare solo colui che lo ha lanciato, Giuseppe Condorelli.

Il quale, nel corso del suo intervento, ha parlato delle tante altre denunce presentate negli ultimi decenni: ‘La più drammatica – afferma il Cavaliere del lavoro – nel 1998, in un momento non facile per l’imprenditoria siciliana’. E però, ha aggiunto, ‘solo l’ultima ha avuto un impatto mediatico straordinario’. Al punto da portare il patron di questa impresa d’eccellenza agli onori della cronaca per un gesto apprezzato sia in Italia che all’estero.

‘Perchè l’ho fatto? Per i miei figli, per i giovani e per la mia terra, una terra bellissima ma maledetta per questo male atavico che l’attanaglia da secoli. Ecco perché ribadisco l’invito ai miei colleghi: denunciate, mettetevi dalla parte dello Stato, non solo è un dovere etico, ma conviene’.

Un concetto ribadito dal Generale Castello: ‘Lo Stato ha gli strumenti per stare vicino agli imprenditori taglieggiati. Se ricevete una richiesta di pizzo, non indugiate: rivolgetevi anche al piccolo comando di Stazione, sarete assistiti e potrete stare tranquilli’. A tal proposito, l’alto ufficiale ha voluto ringraziare il comandante della Stazione dei Carabinieri di Belpasso e il comandante della Compagnia di Paternò, ‘per il prezioso lavoro svolto anche dopo la denuncia di Condorelli’.

A fare gli onori di casa, nella veste di organizzatore, il vice presidente di Sos Impresa Giuseppe Scandurra, che, a nome della sua associazione, ha insignito Condorelli del riconoscimento di ‘socio onorario’: ‘Dopo la denuncia di Giuseppe, tante le telefonate che mi sono arrivate da parte di imprenditori pronti a seguire il suo esempio. Un dato significativo in una regione dove sono sempre in pochi a denunciare. Questo vuol dire che il messaggio è passato’.  

Perché ‘denunciare conviene’? ‘Innanzitutto perché – dice Giovanna Cagliostro – lo Stato non abbandona mai le vittime, poi perché assicura alla giustizia gli autori del pizzo e dell’usura, e poi perché assicura al taglieggiato un fondo che gli consente di fare ripartire la sua impresa’. Che tipo di fondo? ‘Dai finanziamenti ai mutui a tasso zero’. Ma ad una condizione: ‘Che l’imprenditore denunci’.

Il problema, è stato detto, è che fra la denuncia e l’erogazione del finanziamento passa del tempo. ‘Stiamo cercando di accorciare i tempi – seguita il Commissario straordinario di Governo – , sono fiduciosa che tutto possa andare a buon fine. Condorelli comunque le sue denunce le ha fatte per salvaguardare i posti di lavoro. Perché, a prescindere dagli aiuti di Stato, Giuseppe lo ha fatto perchè è giusto e perchè crede nella libertà di impresa’.

Sulla stessa lunghezza d’onda il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi e il presidente di Sos Impresa Luigi Cuomo: ‘E’ vero, la legalità ha un costo, ma l’illegalità ha un costo di gran lunga maggiore, sia per le imprese, che per la società’. Il che, tradotto in parole povere, vuol dire che ‘una imprenditoria basata sulla legalità è forte’, al punto che difficilmente avrebbe ceduto pezzi importanti alla criminalità organizzata nel periodo della pandemia. ‘Questo purtroppo è successo – spiega Scandurra – a molti ristoranti, bar e alberghi. Ecco perché bisogna essere uniti ed essere un tutt’uno con lo Stato’.

Luciano Mirone