“Premetto che la questione ambientale non c’entra, ma se non ritiri la querela ti rimuovo”. Questo l’incipit della nota che stamane don Palmiro Prisutto, il prete di Augusta – Siracusa – che da decenni lotta contro l’inquinamento delle industrie petrolchimiche, causa principale, secondo le sue denunce, di tumori, leucemie, malformazioni di bambini, e malattie di vario genere, che si sviluppano in quel territorio, ha inviato a questo giornale. Non conosciamo la vicenda, ma per dovere di cronaca pubblichiamo il duro attacco che il sacerdote sferra nei confronti dell’arcivescovo di Siracusa, che, sempre per dovere di cronaca, contatteremo nelle prossime ore per una replica. Per una questione di privacy ci limiteremo a mettere l’iniziale dei cognomi di privati cittadini che don Palmiro ritiene di tirare in ballo.     

Questo il testo della missiva.

“Premetto che la questione ambientale non c’entra, ma se non ritiri la querela ti rimuovo”. ‘Questo, in sintesi, l’intervento del nuovo arcivescovo di Siracusa Francesco Lomanto nei confronti dell’arciprete Palmiro Prisutto di Augusta a cui ha inviato “un’ammonizione” così come prevede il Codice di diritto canonico (n. 1740-1741) intimandogli di farlo entro 15 giorni.

Se non lo facesse  andrebbe in giudizio presso il tribunale ecclesiastico diocesano. E questo è anche il tempo in cui Papa Francesco ha tolto l’immunità perfino a Cardinali e dipendenti vaticani rinviandoli a giudizio presso il tribunale vaticano.

Questo è anche il tempo in cui il Papa ha chiesto di denunciare e punire quei preti o anche alti prelati accusati di scandali sessuali.

Anche uno scandalo di questo genere ha toccato la diocesi di Siracusa nel febbraio 2013 coinvolgendo l’ex Arciprete di Augusta, già condannato in via definitiva a 5 anni e tre mesi, ma che le porte del carcere non le ha mai varcate, così come questi non ha subito il relativo procedimento canonico previsto dalla riforma del Santo Padre. L’ex arciprete di Augusta, aveva chiamato a testimoniare in tribunale a sua difesa, alcuni membri delle confraternite della Città di Augusta, testimonianze a difesa risultate assolutamente inutili.

Va ricordato il fatto che il 15 agosto 2014, il Vescovo Pappalardo, unitamente al Vicario generale e ad altri sacerdoti e ai governatori di alcune confraternite è andato anche a Buccheri per celebrare solennemente il 50° di sacerdozio dell’ex arciprete (che era già sotto processo penale), provocando un’indignazione generale tra i fedeli di Augusta.

Stranamente proprio le stesse persone che hanno testimoniato in favore dell’ex arciprete sono quelle oggetto della querela (per diffamazione) sporta da don Prisutto e che il vescovo Lomanto ha imposto di ritirare.

Ma come fa un vescovo appena insediatosi e per giunta durante la pandemia, che ancora non conosce bene la sua diocesi ed il suo clero, ad imporre una sorta di ultimatum a Don Prisutto?

Evidentemente avrà chiesto informazioni a qualcuno o avrà avuto, forse, modo di leggere un qualche dossier “già pronto” sul caso Prisutto. Legittimo quindi il sospetto che il nuovo vescovo non conosca bene tutti i punti della vicenda su cui lo stesso don Prisutto ha chiesto anche al vescovo di accertare la Verità, parola che appare nel motto del suo stemma arcivescovile.

Ma di quale querela si sta parlando?

Quella fatta da Don Prisutto nel 2016 contro il Governatore ed il Consiglio di amministrazione della confraternita di San Giuseppe che avevano accusato l’arciprete di aver affittato illegalmente e a loro insaputa un terreno agricolo di cui loro erano “ignari” possessori e che “fortuitamente” avevano scoperto un testamento deliberatamente tenuto nascosto.

La loro azione fu quella di screditare mediante stampa e web l’arciprete Prisutto presso l’opinione pubblica facendolo apparire come uno che con operazioni maldestre aveva leso i diritti delle confraternite e si era voluto appropriare dei soldi dell’affitto.

Nell’operazione diffamazione ebbe un ruolo determinante anche un altro noto signore di Augusta, un certo C. G. che materialmente inviò ai giornalisti l’email con cui furono confezionati gli articoli di stampa riguardanti il caso: è bene sapere anche che questi articoli apparsi su alcuni siti web  vennero poi oscurati dall’intervento della Procura della Repubblica di Siracusa.

In verità va detto che l’Arciprete Prisutto era nel pieno e legittimo diritto di operare in quanto, proprio sulla base di un testamento del 1944, nella qualità di arciprete pro tempore era esecutore testamentario ed amministratore del bene lasciato in eredità alla Chiesa di san Giuseppe e non alla confraternita.

Poiché in seguito alla querela è scaturito il procedimento penale già in atto con varie udienze, nell’ultima udienza è stato sentito l’ufficiale di polizia giudiziaria che ha condotto le indagini. Dal suo interrogatorio è stata accertata la responsabilità del C. nella diffusione del  testo alla base degli articoli diffamatori ed è stata accertata anche una strana voltura degli atti catastali, dove eseguite le varie visure, artatamente è stata fatta sparire la persona dell’Arciprete che è stata sostituita dalla “confraternita di San Giuseppe”, ma della quale, nel testamento, non si fa alcuna menzione.

L’arciprete Prisutto per un anno e mezzo 2015-16, dopo aver subito pesanti e farneticanti attacchi sulla stampa e sui siti web alla sua persona e alla sua onorabilità, minacciato perfino di dimissioni dal vescovo a cui aveva chiesto inutilmente di intervenire ebbe il coraggio di sporgere querela.

L’atteggiamento del vescovo Pappalardo non fu quello tutelare don Prisutto, il sacerdote messo da lui a capo della Chiesa Madre di Augusta per riparare l’immagine della chiesa ferita dalla scandalo sessuale, ma incredibilmente quello di isolarlo per costringerlo a dimettersi. Don Prisutto ha resistito fino ad oggi a queste pressioni, perché si ritiene vittima di una macchinazione.

Sorge quindi spontanea la domanda: “Qual è il vero motivo per cui si stanno chiedendo con tanta forza ed insistenza le dimissioni dell’Arciprete Prisutto?”.

Sono motivi veramente “pastorali” oppure c’è qualcos’altro o qualche interesse che l’arciprete avrebbe magari inavvertitamente toccato? L’arciprete Prisutto sappiamo che respingerà le dimissioni’.

Nella foto, don Palmiro Prisutto, parroco di Augusta, Siracusa 

Redazione