“Sugli incendi dolosi che si verificano in Sicilia manca la prevenzione. Intervengano i prefetti”. Parola del comitato di associazioni Salviamo i boschi che torna sull’argomento con un’altra accusa al Governo regionale e un’altra denuncia circostanziata: “Ennesimo weekend di roghi in tutta la Sicilia. Il 2021 comincia male e conferma il trend negativo degli ultimi anni: più di 50 incendi in due mesi e alcuni dei luoghi più belli della Sicilia come Vendicari, le Cave degli Iblei, il Bosco di Angimbè, la Valle dei Templi e la montagna di Erice messi in serio pericolo dalle fiamme. La campagna anti-incendi è stata anticipata al 3 giugno, ma è una pezza insufficiente a coprire l’enorme buco della disorganizzazione e della mancata prevenzione”.

“Al di là dei proclami e degli spot ad effetto – si legge nel comunicato -, il governo regionale non è stato finora in grado di gestire l’emergenza incendi, nonostante il grido d’allarme lanciato ripetutamente dal Coordinamento SalviAmo i Boschi e da tutte le associazioni ambientaliste all’indomani dei roghi della scorsa estate. Già nel mese di dicembre avevamo chiesto di essere ascoltati dal Presidente Musumeci e il 10 marzo abbiamo reso pubblico il nostro documento con 20 proposte per una politica attiva di contrasto agli incendi, sottolineando la necessità di agire con urgenza sulla prevenzione. Ma proprio su questo punto fanno tutti orecchie da mercante. Si preferisce investire sullo spegnimento, sicuramente più lucroso, piuttosto che su una nuova politica di gestione del territorio e sul coordinamento di tutte le forze coinvolte nella lotta agli incendi”.

“Apprezziamo – recita la nota – i tentativi di coinvolgimento dei volontari e l’uso delle nuove tecnologie, ma siamo convinti che queste azioni rimarranno insufficienti se non saranno accompagnate da una seria riforma del settore e da una politica ambientale più innovativa e partecipata. Il problema è ormai sistemico e non si può risolvere con delle semplici misure tampone. Anzi, La Regione Siciliana si può considerare corresponsabile di questa situazione perché non ha ancora attivato i lavori di manutenzione e pulizia dei viali parafuoco e delle vie d’accesso né ha provveduto ad avviare le assunzione delle guardie forestali armate che erano 1.100 e adesso sono soltanto 350”.

“Sulla questione chiediamo inoltre un pronto intervento dei Prefetti dell’Isola, cui abbiamo rivolto una lettera-appello consegnata congiuntamente in tutte le province lo scorso giovedì 3 giugno”.

“Con tale lettera – scrivono le associazioni – chiediamo ai Prefetti di esercitare il loro ruolo di garanti dei diritti dei cittadini e di adoperarsi con ogni modalità disponibile affinché venga rafforzato il controllo del territorio nelle giornate a rischio, sia attraverso l’impiego delle forze dell’ordine, sia attraverso l’uso di nuove tecnologie di supporto. E 
chiediamo anche che si adoperino affinché i Sindaci adempiano ai loro obblighi di legge, ovvero:
 che abbiano aggiornato i Piani di Protezione Civile e istituito i Centri Operativi Comunali promuovendo esercitazioni tra i vari attori impegnati nell’antincendio boschivo nel periodo pre-estivo;
 – che abbiano aggiornato il catasto delle aree percorse dal fuoco al fine di rendere cogenti i vincoli previsti dalla legge 353 del 2000;
 – che abbiano emesso le ordinanze di interdizione al pascolo, nelle sopradette aree, notificandole alle forze dell’ordine e alle attività di pastorizia del proprio territorio;
 che abbiano emanato le ordinanze comunali riguardanti la pulizia dei terreni a bordo strada o confinanti con il demanio forestale, comprensivi di una fascia di sicurezza di 40 metri,
 che ne controllino l’effettiva attuazione, comminando adeguate sanzioni in caso di omissione, e sostituendosi ai privati inadempienti salvo poi rivalersi sugli stessi”.

Nella foto: l’incendio che ha aggredito Monte Cofano, tra San Vito lo Capo e Trapani, nella scorsa estate

Redazione