Continui colpi di scena al processo per l’omicidio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia. Durante una delle ultime sedute processuali, il testimone Vince Muscat, accusato di essere uno dei tre sicari che hanno ucciso la giornalista, ha dato la sua versione dei fatti. Parole agghiaccianti ma che dovrebbero portare i magistrati nella giusta direzione.

“Il mio compagno, George DeGiorgio, ha sempre preferito optare per una bomba per uccidere la signora. Perché una bomba piuttosto che un fucile? Ci sarebbero stati meno problemi”.

La macchina carbonizzata di Daphne Caruana Galizia dopo l’esplosione e gli agenti della Scientifica. Sopra: la giornalista maltese

Secondo la confessione di Muscat, sembra che il piano originario per eliminare la Galizia fosse proprio quello di spararle. Ad essere designato per il piano di morte, Alfred DeGiorgio, il secondo dei tre sicari, fratello di George. Ma secondo Vince Muscat, avere il “via libera” non fu così semplice.

Dalle sue dichiarazioni, sembra ci fosse stata una forte connesione tra il momento dell’esecuzione e l’improvvisa decisione dell’ex Primo Ministro Joseph Muscat di indire le elezioni anticipate, sicuramente inaspettate, visto che la fine del mandato era previsto per l’anno successivo (2018).

Una premessa. Il 19 aprile del 2017, Daphne Caruana Galizia aveva pubblicato un articolo nel suo blog, secondo cui la moglie dell’allora Premier Joseph Muscat, Michelle, fosse la proprietaria effettiva di “Egrant”, la società segreta panamense fondata poco dopo l’ascesa al potere dei laburisti, nel 2013, ed organizzata da “Nexia BT”, una controversa società di contabilità con stretti legami con l’Ufficio del Primo Ministro.

Strutture analoghe erano state istituite anche per il Capo dello Staff di Joseph Muscat, Keith Schembri,  e per l’allora Ministro dell’Energia, Konrad Mizzi. Questa la motivazione per le quali, secondo alcuni, Joseph Muscat anticipato le elezioni: proprio per “smacchiarsi” dalle accuse sul caso Egrant (definitivamente chiuso a favore dell’ ex Premier e consorte solo poco tempo dopo).

Ma già quando la giornalista scrisse su questa vicenda, un commentatore del suo blog avvisò la donna di fare attenzione, poichè le storie che pubblicava potevano essere  pericolose per la sua incolumità. E nessun lettore del “Running Commntary” potrà mai dimenticare quella risposta tanto lapidaria, così sicura di sé, persino profetica : “Possono fare quello che vogliono. Ho già visto i corpi dei miei peggiori nemici galleggiare sul fiume, letteralmente e metaforicamente. A meno che non muoia di cancro o non venga abbattuta, lo stesso accadrà con loro”. Daphne Caruana Galizia credeva che stesse per accadere qualcosa di più grande.

Sabato 3 giugno 2017 si svolsero le elezioni. La domenica pomeriggio i risultati furono già sufficientemente chiari: una nuova vittoria per i laburisti.

Vince Muscat ha poi continuato a raccontare alla corte che, una volta finite le elezioni, l’ “intermediario” Melvin Theuma si mise  in contatto con i fratelli  DeGiorgio, dicendo loro di portare avanti il ​​piano per l’omicidio, ma, come detto, per i due fratelli, Daphne Caruana Galizia non era una persona facile da uccidere.

Secondo successive dichiarazioni, Vince Muscat ed Alfred DeGiorgio hanno osservato con un binocolo autofocus per giorni e giorni la casa della giornalista,  da un punto di osservazione sopra Bidnija, la località in cui viveva Daphne con la famiglia. Spesso – ha detto Muscat – “vedevamo la donna intenta a scrivere sul suo personal computer, anche fino alle 2 del mattino”.

“Passavamo lunghe ore lì al punto di osservazione, a volte dalle 6 del mattino fino a notte fonda”, ha ribadito Muscat. Da quanto emerso, i pedinamenti erano continui: talvolta presso un noto bar della cittadina di Naxxar, che la giornalista amava frequentare.

In un’occasione seguirono la famiglia Caruana Galizia, provvista di tre grandi valigie, fino all’aeroporto. Dalle parole di Vince Muscat, sembra che i tre presunti sicari avessero temuto per il “mancato lavoro”, perché sembrava che Daphne stesse  per partire per sempre” con la famiglia. Ma si trattò  solamente di una vacanza.

Secondo quanto emerge dal processo, la bomba arrivò dall’estero nel mese di settembre 2017, per “gentile concessione” di Robert Agius e Jamie Vella – noti esponenti di un’organizzazione criminale – che subito rassicurarono i tre sicari che “il prodotto avrebbe fatto un ottimo lavoro”: si trattava di un ordigno di sei pollici, realizzato in acciaio inossidabile, imballato con 500 grammi di gelignite, un esplosivo ad alto potenziale a base di nitroglicerina che viene normalmente utilizzato per far esplodere la roccia.

Il dispositivo includeva un alloggiamento per una batteria, che sarebbe durata sei mesi e un altro spazio apposito per inserire una scheda SIM. Preoccupati che l’esplosione avrebbe “semplicemente” mutilato la giornalista, piuttosto che ucciderla, Vince Muscat e i DeGiorgio hanno attaccato una piccola bottiglia piena di benzina, per migliorare l’efficacia della detonazione.

” Il 15 ottobre, intorno alle 21, stavo andando a mangiare fuori con il mio compagno George”, ha continuato Vince Muscat.  “Ha chiamato Alfred, gli ho detto che stavo andando a mangiare. Subito, lui m’ha risposto: ‘La sua macchina (quella di Caruana Galizia, ndr.) è fuori”.

Durante la notte tra il 15 e il 16 ottobre, Vince Muscat e i DeGiorgio posizionarono la bomba sotto il sedile del conducente, facendola esplodere il giorno successivo, mentre Daphne Caruana Galizia guidava la famosa Peugeot bianca giù per la collina di Bidnjia. L’ultimo che la vide negli ultimi istanti della sua vita fu un vicino di casa della donna, Francis Sant, che lo scorso febbraio ha testimoniato in sede processuale.

Dopo aver confermato che il lavoro era stato portato a termine con successo, Vince Muscat – secondo quanto lui stesso ha dichiarato – andò a prendere una tazza di tè; la testimonianza dell’uomo s’ è conclusa sulla gelida dichiarazione in merito al saldo di 120mila euro consegnati in busta marrone presso la cittadina di Marsascala, a sud dell’isola, il giorno dopo aver commesso il crimine.

Ad oggi Vince Muscat sta scontando una condanna di 15 anni – oltre al pagamento di 40mila euro per le spese processuali – dopo aver raggiunto un accordo con i pubblici ministeri per fornire dettagliate  informazioni sull’omicidio di Daphne Caruana Galizia. I tre anni che ha già trascorso in carcere in attesa di giudizio verranno detratti dalla sua condanna. Se gli confermassero anche lo sconto di pena per buona condotta, Vince Muscat potrebbe uscire persino tra sette o otto anni, appena in tempo per poter festeggiare il suo 65esimo compleanno. Tutto dunque si ridurrebbe solamente ad una manciata di anni per aver ucciso una giornalista.

Ad oggi, nessuno dei politici nominati ripetutamente in tribunale è stato formalmente accusato. Niente può riportare indietro Daphne che, a differenza di Vince Muscat, non è vissuta per vedere il suo 54esimo compleanno e il suo primo nipote. Tutto quello che è possibile fare è darle giustizia. Al più presto.

Valentina Contavalle