“Ponte sullo Stretto? Per un’opera così impattante sarebbe giusto dare la parola a chi, con questa infrastruttura avrà più a che fare, i siciliani e i calabresi: facciamo un referendum come fu fatto nel 2016 per le trivelle, ma solo dopo che sul ponte si avranno a disposizione i principali elementi per potersi esprimere, ossia un progetto di massima, ovviamente non esecutivo o cantierabile, per cui ci vorrebbero anni”.

Il Movimento 5 Stelle – tramite Giovanni Di Caro, capogruppo dei pentastellati all’Assemblea regionale siciliana – a nome dei deputati  del suo partito presenti a Palazzo dei Normanni – lancia il referendum sull'”opera del secolo”, come la definisce il centrodestra italiano.

Un’opera che sta tornando agli onori della cronaca dopo gli appelli lanciati dal presidente della Regione Nello Musumeci al presidente del Consiglio Mario Draghi. Finora pare che tra Stato e Regione – sull’argomento – ci sia stato un nulla di fatto, domani non si sa. Intanto il partito di Conte fa questa proposta.       

“Si mettano sul piatto – scrivono i 5S – costi, benefici, ricadute economiche per i territori e si faccia decidere ai cittadini, tenendo sempre presente, però, che il ponte deve essere pensato come l’ultimo miglio, come punto finale di una rete di infrastrutture riammodernata e finalmente all’altezza di una società civile. Solo in quest’ottica avrebbe senso parlare di ponte”.

“Non accetteremo compromessi al ribasso – spiega Di Caro – e soprattutto non intendiamo acconsentire all’opera senza garanzie di un imponente e immediato investimento in opere e infrastrutture strategiche e di compensazione, atteso che in Sicilia troppe strade versano in condizioni pietose”.

“Questa storia del ponte – continua il deputato – sta occupando spazi di dibattito pubblico esagerati, cogliamo comunque l’occasione perché la questione meridionale torni alla ribalta, ponendosi al centro dell’agenda 5 stelle nazionale. Non possiamo mancare l’irripetibile occasione di accendere un potentissimo riflettore sulla Sicilia e sul meridione in genere per colmare una volta per tutte parte dell’enorme gap infrastrutturale che storicamente separa il Nord dal Sud”.

“Altra cosa che ci preme evidenziare – aggiunge Di Caro – è che è intollerabile che ogni volta che si parla di ponte si associ ad esso la parola mafia. Non esistono strutture pubbliche importanti al Nord e mafiose al Sud, cerchiamo di sfatare una volta per tutte questi inutili e immortali luoghi comuni. La mafia non si evita, si combatte”.

Nella foto: il plastico del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina

Redazione